Festa del cinema di Roma 2016: Kicks – la recensione in anteprima

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    img_3632Semplice ma crudo, Kicks ci ha divertito e intrattenuto, presentato all’interno della sezione “Alice nella città” dell’undicesima edizione della Festa del cinema di Roma.

    Brandon è un riccio ragazzino che vive tra coetanei e non in ristrette situazioni economiche, preso in giro per le sue scarpe consumate e sporche rimane estasiato e sognante dalla vista di quelle dei compagni di scuola. Nike, Air Jordan, a sentire i discorsi dei suoi amici un paio di scarpe come quelle può cambiarti la vita nel quartiere e portarti rispetto e notorietà.

    Il riccioluto protagonista decide quindi di guadagnarsele per realizzare i suoi sogni, ma il contesto societario intorno a lui non gli renderà le cose semplici.

    Geniale il product placement che mette il paio di scarpe al centro dell’intera vicenda insieme alla sua marca (e al modello addirittura) in una maniera coerente e lineare che non lo fa mai risultare eccessivo o ridondante per tutta la durata del film.

    Il regista al suo esordio si dimostra pronto e riesce ad immergere lo spettatore in ambienti e sensazioni a tutto tondo, anche grazie all’ottimo utilizzo della colonna sonora all’interno del film, che spesso passa da traccia esterna a interna al racconto e che rappresenta in un certo senso la spina dorsale della pellicola, traccia dopo traccia.

    Bullismo e cornice sociale sono le tematiche centrali del film, legate indissolubilmente perché in un mondo dove vige la legge del più forte, agli altri non resta che adattarsi o reagire imponendosi a loro volta; un mondo dove la rabbia genera rabbia e da ingiustizia nasce ingiustizia in maniera perpetua, una catena che solo il coraggio di una persona buona può provare a interrompere.

    Adolescenti che vivono costantemente tra droga, alcol, sesso e la paura di essere aggrediti denunciano una situazione che forse necessiterebbe di un intervento, perché il film stesso è costretto a contraddirsi e confondersi sul messaggio da lanciare, dimostrando più volte come alla violenza si possa rispondere solo con altra violenza e come le parole, anche quelle giuste, possono dare una vittoria concettuale ma non a tutto tondo.

    Non una morale convenzionale quindi ma più un sapore amaro quello che il film lascia in bocca, perché se il ragazzino e il contesto che lo circonda sembrano crescere grazie alla vicenda vissuta non siamo convinti che lo stiano facendo nel modo giusto, né, soprattutto, che quella appena vista possa essere più di una piccola goccia pulita in un oceano sporco.

    (Luca Silvestri)

    Voto: 6,5

     

    Anno: 2016

    Durata: 84 minuti

    Regia: Justin Tipping

    Sceneggiatura: Justin Tipping, Joshua Beirne-Golden

     

     

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