La Raggi stravince al ballottaggio, quale futuro per Roma

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    I grillini hanno sbancato la Capitale e pesantemente. Le proporzioni della vittoria sono nette, anche considerando il partito degli astenuti. Sorprende anche la vittoria della Appendino su Fassino. E forse questa è la circostanza che dovrebbe preoccupare maggiormente Renzi: Roma era perduta dopo la drammatica combinazione fra Mafia Capitale e la fine di Marino, cacciato dal notaio e non in Consiglio comunale. Torino invece stupisce e sembra che proprio in Piemonte l’elettorato abbia espresso più un voto contro il Governo che per cambiare. A Roma, invece, dopo una consiliatura disastrosa di centro destra ed una altrettanto tragica di centrosinistra, era evidente che i romani avrebbero scelto una alternativa. Quello che interessa, tuttavia, anche considerando la forza di un monocolore grillino in Campidoglio (la Raggi in effetti è politicamente autonoma), è come questo sindaco e la sua Giunta (vedremo chi riuscirà ad arruolare il M5S, al di là delle proposte presentate in campagna elettorale) affronteranno i problemi, molto gravi, della città, quale sarà il rapporto con il Governo, quali le scelte fondamentali in tema di gestione del debito del Comune, dei rapporti sindacali con il personale pubblico e delle municipalizzate, come, in sintesi, i grillini svilupperanno la propria azione politico amministrativa in un contesto di grande difficoltà. Roma affronta alcune criticità strutturali, appesantite da un debito proprio e delle municipalizzate che, di fatto, espone la Giunta al rischio di commissariamento per dissesto finanziario del Comune. Questo sarebbe ovviamente stato vero chiunque avesse vinto, incluso Giachetti, ma è chiaro che il rapporto col Governo è cruciale per uscire dalle secche della crisi finanziaria e per poter affrontare i nodi cruciali della gestione della città. Il Trasporto Pubblico, la gestione dei rifiuti, la manutenzione delle strade, del verde pubblico, la questione della Roma-Lido e la gestione del rapporto col personale dipendente, in particolare per quanto riguarda il salario accessorio dei dipendenti pubblici e la struttura retributiva per esempio dei dipendenti ATAC. La Raggi ha dalla sua la forza dei numeri: maggioranza autonoma in consiglio e municipi dello stesso colore della maggioranza consiliare. E’ quindi possibile che si sviluppi un rapporto virtuoso fra Comune e Municipi, premessa indispensabile per provare ad affrontare la gestione della città. Vedremo se alla forza dei numeri farà seguito un rapporto di concordia istituzionale fra gli attori del processo di gestione, vedremo cioè se il M5S sarà coeso politicamente o se le spinte locali, provenienti dalle varie parti della città, penso ad esempio ai Municipi più grandi come l’Appio Latino, avranno una tendenza centrifuga rispetto alla linea politica del Comune. Un altro rischio è quello della suggestione per scelte di tipo ideologico o propagandistico, vedi la Giunta Marino con la pedonalizzazione dei Fori Imperiali, che possa portare in secondo piano emergenze gestionali ben più pedestri, ma anche molto sentite dalla cittadinanza. Infine, bisognerà vedere come la squadra grillina saprà muoversi nel rapporto con una macchina amministrativa che, rispetto ai tempi di Mafia Capitale, non è variata in maniera profonda. Certo, gli elettori si aspettano una forte discontinuità e risultati anche rapidi: chiedono pulizia nelle strade, più manutenzione del verde pubblico, più lavori ordinari, più servizi alla cittadinanza, un miglioramento della qualità del trasporto pubblico. Insomma, i Romani chiedono alla Raggi la semplice ordinaria amministrazione, il che, parlando di Roma, sarebbe di per sé un fatto straordinario.

    (Cosimo Benini)

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