Nina de Chiffre la NO TAV che insulta i poliziotti

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    Una cosa è certa in Italia, più delle tasse, più della morte: potete barattare un rischio di denuncia – per atti osceni in luogo pubblico, per oltraggio a pubblico ufficiale e via citando – con cinque minuti di popolarità mediatica a patto che siate una ragazza piacente.

    Anche io, lo confesso, sono stato tentato dal demone della popolarità, chiedendomi se fosse meglio mettermi ad orinare sul binario della metro B al capolinea come forma di provocazione contro i disservizi Atac (ovviamente sarebbe stata la versione per i media) o salire al Campidoglio vestito da Redentore con una croce con su scritto “pendolare” anziché “Inri”.

    Sto scherzando ovviamente, ma ogni volta che mi capita sotto gli occhi una notizia del genere, con la relativa intervista alla ragazzina di turno mi va il sangue al cervello. Nel caso di specie la signorina Nina de Chiffre, bontà sua, rilegge in una chiave tutta personale la vicenda che ha portato alla famosa foto del bacio alla visiera del casco dell’agente di pubblica sicurezza.

    Gli insulti agli operatori di PS che si guadagnano il magro stipendio, prendendo sassi e bastonate, insulti che la nostra novella Marianna vomita in una serie di interviste che trovate in giro per la Rete, sono assolutamente da condannare.

    Spieghiamo comunque da cosa nascono, secondo la militante NO TAV: la De Chiffre fa riferimento ad un episodio di violenza, anche a sfondo sessuale, subìto da una manifestante sua amica in altri tafferugli. Non sono riuscito, cercando in Rete, a capire di chi si tratti, ma non ho motivo per dubitare che il racconto sia veritiero.

    Facciamo una precisazione. La mia opinione personale è che le forze dell’ordine non siano esenti dalla presenza di persone che, per ideologia personale, non possono definirsi – uso un eufemismo – completamente guadagnate alla causa della democrazia repubblicana.

    Sono altresì fermamente convinto che la TAV Torino-Lione sia di per sé un’opera palesemente inutile la cui funzione è fondamentalmente quella di garantire profitti alle ditte impegnate nella sua realizzazione. Prova ne sia che persino i francesi non sono troppo entusiasti del progetto (nel rapporto “Mobilité 21″ redatto dalla commissione guidata dal deputato socialista  Philippe Duron la Tav era stata infatti esclusa dalle opere prioritarie, alla luce delle ristrettezze finanziarie).

    Tuttavia sono anche persuaso della insopportabile presenza di professionisti della protesta che nulla hanno a che vedere con le popolazioni coinvolte (e i valsusini hanno tutte le ragioni per protestare contro chi vuole inondare di polvere di amianto la loro valle per un’opera tanto ciclopica, quanto inutile), ma che praticano una seconda professione di “attivista itinerante”. Il loro comportamento svolge una funzione perfettamente organica al sistema: offrire il fianco di chi manifesta pacificamente e democraticamente alla repressione e mettere in seria difficoltà la credibilità nei confronti dell’opinione pubblica proprio di chi, alla fine della fiera, prende le manganellate in testa senza restituirle.

    E’ un dato di fatto che in Italia esiste una rete di centri sociali prevalentemente afferenti all’area dell’anarchismo e dell’extraparlamentarismo che, al di fuori di ogni regola, alimentano questi segmenti insurrezionalisti, pronti a far deflagrare manifestazioni altrimenti pacifiche.

    E’ ovvio che la De Chiffre non ha picchiato nessuno e, probabilmente, non gira alle manifestazioni con mazze e casco. Di sicuro però le sue parole tradiscono un livoroso concentrato d’odio contro chi, nel caso di specie l’agente siciliano di 25 anni vittima del “bacio non bacio”, non può reagire alle provocazioni, e che non penso possa essere imputato di quello che, eventualmente, dovessero aver commesso i suoi colleghi. Gesto deprecabile, orrendo e penalmente rilevante l’eventuale stupro, ma ricordi la De Chiffre che la responsabilità penale è personale e non oggettiva e ricordi anche la poesia di Pasolini, scritta dopo gli scontri di Valle Giulia, perché parla anche di lei:

    Siete paurosi, incerti, disperati (benissimo)

    ma sapete anche come essere

    prepotenti, ricattatori e sicuri:

    prerogative piccoloborghesi, amici.

    Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti

    io simpatizzavo coi poliziotti!

    Perché i poliziotti sono figli di poveri”

    (Cosimo Benini)

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