Brexit: vince il fronte del “leave”. Cosa cambierà per l’Italia e nell’Unione Europea?

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    Il 23 giugno il popolo britannico è stato chiamato alle votazioni per decidere se rimanere all’interno dell’Unione Europea oppure no, il cosiddetto BREXIT. Una parola creata appositamente per definire l’exit (uscita) della Britain (Gran Bretagna), dall’Unione Europea.

    Inaspettatamente o forse no il 51,9% ha votato la modalità leave, (lasciare l’Unione Europea), mentre, il48,1% ha votato il remain (rimanere all’interno della Ue). Un risultato che ha portato le gioie dei più anche se le polemiche non si sono fatte attendere, tanto che sono state raccolte oltre un milione di firme per un referendum contro il referendum che ha portato il risultato che conosciamo.

    Secondo quanto riportato dai risultati ufficiali della Commissione elettorale coloro che si sono recati al voto per uscire dall’Unione Europea sono stati 17.410.742 elettori mentre coloro che hanno votato per rimanere all’interni dell’UE sono stati 16.141.241. Un’affluenza del 72,2% per un totale di 46,5 milionidi elettori. Le schede rifiutate sono state invece 25.359.

    Era stato il Prime Minister, David Cameron, ad indire questo referendum per far decidere al popolo il destino del proprio Paese. Una decisione kamikaze, come l’hanno definita in molti, che ha portato, a risultati oramai più che evidenti, alle dimissioni dello stesso Cameron. Rimarrà comunque in carica per altri tre mesi in attesa che il Partito Conservatore non decida per un altro leader. Il nome fino ad ora che riecheggia nei tabloid e quotidiani londinesi è quello del ex sindaco Boris Johnson.

    Tre sono state le aree geografiche dove il voto per il remain ha ottenuto la maggioranza . Parliamo di Scozia, l’Irlanda del Nord e Londra. Da una analisi del New York Times la parte est di Londra ha votato per il leave. La maggioranza degli scozzesi ha votato per rimanere all’interno dell’Unione Europea mentre in Galles ha prevalso il leave ad eccezione della città di Cardiff che ha votato per rimanere Pese membro della UE.

    La prima conseguenza evidente per l’uscita della Gran Bretagna dall’area europea ha riguardato la borsa e l’economia. La sterlina è andato a picco. L’indice londinese Ftse limita la perdita a un 2,5% mentre Milano sprofonda di oltre 12 punti. La vittoria del fronte leave ha avuto dunque conseguenze sul mercato e sull’economia occidentale. L’unione Europea interromperà il versamento dei fondi al Regno Unito, mentre l’Europa perde il 17% del PIL. L’effetto Brexit si farà sentire sul cibo Made in Italy. Con la svalutazione della sterlina sarà più caro acquistare prodotti alimentari italiani. La pasta, il piatto più amato dagli italiani ma soprattutto dagli stranieri, subirà un calo sulle importazioni. Anche il vino italiano (soprattutto lo spumante) che vedeva una esportazione di da 746 milioni di euro nel 2015 subirà un netto calo.

    L’urgenza è stata fissare una sorta di road map tra Bruxelles e Londra. Strasburgo chiede alla Gran Bretagna di intraprendere immediatamente il suo percorso al fine di non avere effetti devastanti un po’ in tutti i settori mentre il Presidente della Commissione, Juncker, cerca in qualche modo di evitare la pura dell’effetto domino dicendosi convinto che non si tratti della fine del progetto economico e che si andrà avanti in 27. “Tornare a mostrare stabilità anche se non saremo in 28”.

    Come ha reagito il nostro Paese di fronte a questo risultato che ha cambiato la vita dei cittadini britannici che si sono svegliati il 24 giugno mattina senza appartenere più all’UE?

    A risultato pubblicato il premier Matteo Renzi ha convocato una conferenza stampa per commentare l’esito ottenuto dal referendum inglese. “Sono qui per dirvi che l’Italia farà la sua parte nel percorso che si apre. Il Governo e le istituzione europee sono nelle condizioni di garantire con ogni mezzo la stabilità finanziaria e la sicurezza dei consumatori”. “L’Europa è la nostra casa, la casa nostra e dei nostri figli e nipoti. Lo diciamo oggi più che mai, convinti che la casa vada ristrutturata, forse rinfrescata, ma è la casa del nostro domani”. Prosegue “Il 25 marzo 2017 ricorderemo i 60 anni della firma dei primi trattati europei: vogliamo arrivare a questo compleanno coinvolgendo e facendoci coinvolgere da tutte le istituzioni europee e segnando un lavoro comune di condivisione e unità perché noi italiani sappiamo cosa significa avere la responsabilità verso la storia . Essere responsabili verso la storia non significa solo avere solo responsabilità verso il passato, ma soprattutto verso il futuro”.

    Nel frattempo il premier è atteso questa sera a Parigi per una cena con il Presidente francese Francois Hollande. Fonti presidenziali francesi riferiscono che “Sarà un incontro informale e amichevole in cui si affronteranno anche le questioni politiche legate al Brexit”. Lunedì alle 18 è invece previsto un vertice a Berlino tra Matteo Renzi, Angela Merkel e Francois Hollande per discutere sul tema Brexit.

    Intanto quello che più sembra essere di rilevanza mediatica e di osservazione micro e macro è la petizione per un referendum sul referendum. Oltre un milione di persone hanno firmato per andare di nuovo al voto. Come andrà a finire? E’ possibile tornare al voto dopo che il popolo britannico si è già espresso dando espressamente la propria opinione in materia?

    Silvia Roberto

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