L’arco di Tito sarà reinterrato per mancanza di fondi

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    L'arco di Tito - Circo Massimo

    L’arco di Tito – Circo Massimo

    I resti dell’Arco di Tito, ritrovati al Circo Massimo durante i lavori di restauro e di scavo realizzati dalla sovrintendenza comunale capitolina, verranno reinterrati per mancanza di fondi. L’eccezionale scoperta è avvenuta durante i lavori di scavo, restauro e valorizzazione dell’emiciclo del Circo, col ritrovamento di alcuni grandi frammenti architettonici in marmo lunense appartenenti alla zona dell’attico e alla trabeazione dell’arco, realizzato dopo la morte dell’imperatore.

    L’ampiezza dell’arco era di 17 metri, la profondità di 15, le colonne dovevano essere alte 10 metri (nel complesso più piccolo di quello di Settimio Severo), il ritrovamento è avvenuto durante uno scavo al di sotto della falda d’acqua che ricopre molte realtà archeologiche romane.

    Purtroppo mancano le risorse economiche per eliminare le infiltrazioni d’acqua e per tentare di ricostruire l’arco. Infatti, per eliminare dalle infiltrazioni d’acqua e per la ricostruzione dell’arco, si utilizza una tecnica di restauro che si chiama anastilosi (tecnica con la quale si rimettono insieme i pezzi originali di un monumento andato distrutto).

    Fra pochi giorni il ritrovamento verrà reinterrato per proteggerlo anche dai rischi di danneggiamento.

    Come sottolinea Rita Paris, direttore archeologo della soprintendenza statale per i Beni archeologici di Roma e direttore del Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo,  nell’articolo pubblicato su Il Tempo: «Il problema non è tanto quello di continuare a scavare nella nostra città. Si potrebbero fare ancora scoperte sensazionali nella stessa zona del Circo Massimo (il più grande monumento della Roma imperiale, forse capace di contenere trecentomila spettatori), sul Palatino, lungo la via Appia o a Largo Argentina, ad esempio e comunque nelle aree demaniali. Ma poi bisogna avere le risorse per tenere a vista e rendere visitabili, oltre che valorizzare, le nuove scoperte. E ciò si potrebbe fare solo nelle zone che hanno già un piano di gestione».

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