Attività a rischio chiusura dopo il crollo della palazzina di Ponte Milvio

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    Le notizie da Roma sono inquietanti, il crollo della palazzina si ripercuote sul commercio.

    Che i guai non vengano mai da soli ormai è cosa risaputa, ma i dati che sono stati appena resi noti dalla Confesercenti di Roma sono veramente allarmanti: circa una trentina di attività commerciali sono a rischio fallimento, e potrebbero quindi abbassare le serrande. Una situazione che a oggi sembra essere davvero critica e per la quale si dovrà fare qualcosa nell’immediato prima che sia veramente troppo tardi. Ma cerchiamo di capire meglio  cosa sta accadendo mettendo un po’ di ordine nei fatti accaduti.

    L’inizio del dramma

    notizie-da-roma-01Tutto è cominciato qualche giorno fa quando una palazzina di 4 piani, in via della Farnesina 5, nei pressi di Ponte Milvio ha ceduto per una causa non ancora accertata, ma probabilmente dovuta a delle infiltrazioni di acqua sotterranea, ed è per la gran parte crollata, fortunatamente senza causare vittime né feriti. In seguito a questa circostanza, come è facile immaginare, le strade adiacenti sono state chiuse alla viabilità, chiaramente per motivi di sicurezza, ma non senza causare disagio. In realtà la parola disagio in questo frangente è alquanto riduttiva. Il disagio è per tutte le famiglie che sono state costrette a lasciare la loro casa e che da circa una settimana ancora non possono varcare la zona rossa per cercare di trovare qualche loro bene rimasto sepolto tra le macerie, ma per gli esercenti, invece, è un disastro totale.

    In queste circostanze, purtroppo, è sempre tutto molto doloroso perché si perde quello che è il punto di riferimento della propria vita, appunto la casa. La sensazione, come sanno bene tutte le popolazioni che convivono con questo dramma, è di spaesamento, smarrimento e, di conseguenza, si devono patire grandi disagi. Ma se durante i primi giorni si bombardano giornali e telegiornali di notizie che fanno clamore, una volta che si spengono i riflettori, perché magari nel frattempo è accaduto qualcosa di più ampio clamore mediatico, le persone devono iniziare a fare davvero i conti dei danni subiti.

    Attività a rischio chiusura

    E così, mentre piano piano l’interesse dei media inizia a scemare sul crollo di Ponte Milvio, nelle vicinanze dell’edificio crollato si sta consumando un doppio dramma: quello di chi aveva in quella zona un’attività o un esercizio commerciale. Proprio attorno a via Farnesina, infatti, sorgono una serie di attività commerciali di varia natura, circa 150, di cui la metà sono dedite alla ristorazione. Qual è il problema? Che quelle attività stanno iniziando a subire le conseguenze del crollo della palazzina, o meglio, per essere più precisi, della chiusura della viabilità per ragioni di sicurezza in seguito al crollo. Era stato detto che si sarebbe provveduto in tempi molto brevi a pensare ad una viabilità alternativa, ma quello che invece resta, dopo tanti giorni, è la totale assenza degli autobus che sono stati dirottati altrove e una diminuzione quasi inverosimile del traffico, anche pedonale, di tutto il quadrante.

    Tutto questo si traduce con una desertificazione della zona, che in termini spiccioli, per chi li ha un’attività, significa una sola parola: fallimento. Non si tratta di dipingere la situazione con tinte volutamente cupe, quanto di riprendere in modo, forse crudo, una realtà allarmante.

    Come muore un’area di grande fermento commerciale

    Facciamo il punto. L’area attualmente esclusa dalla viabilità del quartiere di Ponte Milvio è un’area interessata da un grande fermento commerciale e da una movida di giovani che tutte le sere anima la passeggiata sul ponte e nelle zone adiacenti. A esporre la gravità dei fatti è lo stesso presidente della Confesercenti di Roma, Valter Gianmaria, il quale sostiene che sarebbero circa una trentina gli esercizi commerciali che potrebbero arrivare ad abbassare la serranda. Il volume d’affari che fatturavano tali attività era di circa 1 milione di euro al mese, mentre ora si è registrato, in circa una settimana, una perdita totale del fatturato del -50% per quanto riguarda i 30 esercizi a forte rischio, per gli altri, invece, si parla di un calo del fatturato che si aggira attorno al -10% e -20%.

    Eppure, com’è possibile che non si sia ancora pensato a un percorso alternativo che consenta comunque una fruibilità, fosse anche ridotta, del quadrante interessato dal crollo? Stiamo parlando pur sempre di una zona nella quale, negli ultimi anni, sono stati diversi gli investimenti imprenditoriali, basti pensare che è stata proposta per un progetto sostenuto da Unioncamere Lazio quale zona da riqualificare e restaurare al fine di diventare la prima vera area smart della Capitale. Certo, le notizie da Roma non sono positive, dato che tale progetto, allo stato attuale delle cose, potrebbe non esser mai realizzato.

    La paura dei commercianti

    La principale paura dei commercianti, ma infondo di tutti gli abitanti del quadrante chiuso alla viabilità, è che i tempi, come avviene molto spesso, siano alquanto lunghi. Si deve infatti aspettare che la Pubblica Amministrazione intervenga e inizi a ripristinare la fruibilità di quella zona del quartiere. Ed è proprio questo che angoscia, di giorno in giorno, abitanti e imprenditori. Non si tratta di avere poca fiducia nella Pubblica Amministrazione, ma si sa che quando si tratta di ricostruire, i tempi diventano biblici. Ne sa qualcosa la città dell’Aquila che dopo 6 anni non è stata ancora ricostruita del tutto e che mostra ancora ai turisti, o semplicemente ai curiosi, un centro storico ancora ferito, sventrato, con la bella piazza con lastroni divelti e le eleganti palazzine puntellate che sembrano animali morenti.

    E senza andare così lontano nel tempo, basta buttare lo sguardo su Amatrice, su tutto quello che doveva essere fatto e su tutto quello che non è stato fatto. Certo, non si tratta solo di problematiche legate alle lungaggini di una burocrazia assurda come quella italiana, ma è anche una questione di mancanza di fondi, fondi che in parte sono stati reperiti da privati e parte provenienti dalle tasche dei cittadini. L’appello del presidente della Confesercenti di Roma è quindi rivolto alla Sindaca Raggi, che in questo periodo non è sicuramente libera da impegni e da situazioni complicate. Ma il timore più grande è quello dei rimpalli, del classico scaricabarile in cui noi italiani sembriamo essere davvero molto abili. Quello che si auspica è che vengano riconosciute le responsabilità varie ed eventuali, ma soprattutto che chi ha il dovere di agire agisca. L’obiettivo deve essere quello della ricostruzione, e per scongiurare il rischio di fallimento degli esercizi commerciali, la ricostruzione e la ripresa regolare della viabilità dovrà essere attuata quanto prima.

    Un problema per tutta l’economia del paese

    Si potrebbe pensare che, infondo, la chiusura di 30 esercizi commerciali sia ben poca cosa in confronto a tutti gli esercizi commerciali che hanno abbassato le serrande da quando è iniziata la crisi, eppure non è un problema locale solo di Roma. Altri 30 esercizi che chiudono significa un altro mattone della nostra economia che cade. Ecco perché è importante, soprattutto perché si tratta di notizie di Roma Capitale, quindi di un nodo nevralgico dell’economia del Paese, ripristinare una situazione di normalità, o almeno quanto più normale possibile. Non si possono perdere 30 attività perché chi di dovere si dilunga sullo stabilire le vere cause del crollo della palazzina di via Farnesina e nello stabilire se la zona rossa possa essere dichiarata agibile o meno.

    Meglio chiudere e transennare tutto per prendersi il sicuro, poco importa poi che a rimetterci siano cittadini che hanno lavorato tutta una vita per mandare avanti la loro attività, poco importa se una parte di un quartiere langue. Le notizie da Roma dell’ultim’ora non danno nuove buone. Tutto è rimasto esattamente come qualche giorno fa, e intanto gli abitanti della palazzina crollata attendono delle risposte. Gli esercenti sperano di non dover chiudere. Non resta che attendere nei prossimi giorni gli eventuali sviluppi sperando che vi siano nuove importanti novità in senso positivo.

    Cosa dice la Raggi

    Intanto la posizione della Sindaca Raggi esplicitata sulla sua pagina Facebook sembra essere molto chiara, questi sono eventi che si devono poter prevenire. Certo che intervenire una volta che il danno è stato fatto è più complicato perché quel denaro che deve ora essere investito per ricostruire, poteva benissimo essere impiegato per prevenire, ed è proprio su questo punto che la Raggi si batte chiedendo che siano obbligatori i fascicoli dei fabbricati, e che debbano essere avviati dei seri e importanti lavori che facciano chiarezza sul reale stato degli edifici medesimi. Ci sono comunque altre palazzine a rischio, immediatamente adiacenti a quella che una settimana fa è caduta giù. Fino a quando non saranno controllate e messe in sicurezza, fino a quando la zona non verrà dichiarata priva di reali pericoli, fino ad allora la situazione non rientrerà alla normalità e chi ha delle attività a rischio, non ha altra possibilità di sperare che tutto avvenga nel più breve tempo possibile e che non vi siano ulteriori complicazioni.

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