MAFIA | TRAPANI, 30 ARRESTATI TRA CUI CINQUE PARENTI DEL SUPERLATITANTE MESSINA DENARO

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    Un’imponente operazione antimafia è in corso in provincia di Trapani da parte di Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza e Direzione investigativa antimafia (Dia). I provvedimenti di arresto, emessi dal gip di Palermo, riguardano trenta esponenti di spicco del clan di Matteo Messina Denaro, considerato numero uno di Cosa nostra.Tra gli arrestati ci sono anche cinque familiari di Matteo Messina Denaro, tra cui una sorella del boss latitante, Patrizia, il nipote Francesco “Ciccio” Guttadauro e il nipote Mario Matteo.

    Le ordinanze di custodia cautelare, emesse dal Gip su richiesta della Procura distrettuale antimafia di Palermo, riguardano in particolare le famiglie mafiose di Castelvetrano e Campobello di Mazara. Le accuse nei confronti degli indagati sono, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, intestazione fittizia di beni ed estorsione.

    Secondo gli inquirenti e gli investigatori, gli indagati esercitavano da anni un controllo capillare e con modalita’ riconducibili a Cosa Nostra sulle attività economiche ed imprenditoriali della provincia di Trapani, con ingenti interessi nel settore dell’edilizia. Inoltre, controllavano “un articolato circuito imprenditoriale, che assicurava di fatto il controllo quasi monopolistico nel settore dell’edilizia e relativo indotto”, oltre ad un vasto giro di estorsioni, le persone vicine a Matteo Messina Denaro arrestate questa mattina, e in particolare la sorella Patrizia, e il nipote Francesco Guttadauro. Lo ha precisato la Polizia in un comunicato. Tra i familiari arrestati, anche i cugini del boss Giovanni Filardo, Cimarosa Lorenzo e Mario Messina Denaro.

    “Le indagini – riferisce il comunicato della Polizia – hanno confermato il ruolo dirigenziale tuttora rivestito dal latitante Matteo Messina Denaro all’interno del mandamento e nella provincia mafiosa, accertandone la funzione di direzione tra le varie articolazioni dell’organizzazione e di collegamento con le altre strutture provinciali di Cosa Nostra”. Gli affari, secondo gli inquirenti, venivano gestiti in gran parte direttamente dai parenti e, in particolare, “con riferimento all’attività di sostegno economico al circuito familiare del latitante, è emersa la contiguità e il ruolo di responsabilità decisionale raggiunto in seno al sodalizio mafioso da Patrizia Messina Denaro e da Francesco Guttadauro, rispettivamente sorella e nipote del ricercato”.

    Gli affari consistevano soprattutto in “un articolato circuito imprenditoriale, che assicurava di fatto il controllo quasi monopolistico nel settore dell’edilizia e relativo indotto, mediante la gestione e la realizzazione di importanti commesse, tra cui opere di completamento di aree industriali, parchi eolici, strade pubbliche e ristoranti. L’organizzazione era, infatti, in grado di monitorare costantemente le opere di maggiore rilevanza del territorio, intervenendo nella loro esecuzione con una fitta rete di società controllate in modo diretto o indiretto da imprenditori mafiosi ed elementi di spicco del sodalizio”. A fianco di queste attività “è stata inoltre accertata la diffusa pressione estorsiva esercitata sul territorio anche ai danni di imprese concorrenti e perfino di privati cittadini che avevano ereditato una rilevante somma di denaro”.

    Nel quadro delle complessive attività, la Guardia di Finanza sta procedendo, congiuntamente ai Carabinieri e alla Polizia di Stato, al sequestro preventivo di complessi aziendali riconducibili al latitante intestati a prestanome, costituiti da società operanti nel settore dell’edilizia, per un valore complessivo di circa 5 milioni di euro. Le Forze di Polizia sono ancora impegnate nell’operazione disposta dalla Procura Distrettuale Antimafia di Palermo nei confronti dei vertici operativi del mandamento di Castelvetrano.

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