La Stagione Teatrale 2015-2016 del Teatro Vascello

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    STAGIONE TEATRALE 2015-2016

    Teatro Vascello

    sala Giancarlo Nanni

     

    Il ballo Sonia Bergamasco

    Il ballo Sonia Bergamasco

    dal 6 al 13 ottobre 2015                                                                                      PROSA

     

    Fattore K

    VILLA DOLOROSA
    Tre compleanni falliti
    liberamente tratto da Tre sorelle di Čechov

     

    un nuovo spettacolo di Roberto Rustioni

    di Rebekka Kricheldorf
    traduzione Alessandra Griffoni
    adattamento e regia Roberto Rustioni

    con Carolina Cametti, Silvia D’Amico, Gabriele Portoghese, Roberto Rustioni, Federica Santoro
    assistente alla regia Gabriele Dino Albanese

    in collaborazione con Associazione Olinda Onlus e Cadmo/Le Vie dei Festival

    progetto ideato nell’ambito Fabulamundi Playwriting Europe 2014

    residenza Carrozzerie n.o.t.

    Il testo della giovane Rebecca Kricheldorf, una sorta di riscrittura delle Tre sorelle di Cechov trasposte ai nostri giorni, è ricco di suggestioni. Villa Dolorosa è un gioco di sguardi: quello di Rebekka Kricheldorf incrocia lo sguardo di Cechov.
    In Germania, ai nostri giorni, in una villa un po’ fatiscente, abitata da una strana famiglia, si festeggia un compleanno e all’orizzonte, sullo sfondo, si intravede “Tre sorelle”, il capolavoro. Cambiano le regole del gioco, ma l’obiettivo è sempre lo stesso: afferrare la vita. Con leggerezza e col sorriso sulle labbra, malgrado il titolo un poco ingannevole! Ci si interroga sulla felicità, sul lavoro, sull’amore e su tante altre cose. Il tempo scorre, ogni anno si festeggiano i compleanni, ma ogni volta è diverso, qualcosa nelle nostre tre sorelle è cambiato, anche se non si vede chiaramente. Di certo, alla fine, la vita non l’acciuffi mai, ti sfugge da tutte le parti, vale la pena quindi rompersi la testa per questa cosa di cui sappiamo poco o nulla?

    E allora… nasdarowie! Alla salute! E via con le danze…!!!

    Rebekka Kricheldorf (Freiburg im Breisgau, 1974) vive a Berlino. Dopo aver studiato Filologia Romanza alla Humboldt University di Berlino e Scrittura creativa teatrale all’Università delle arti della stessa città, ha seguito un tirocinio al Theater Luneburgi. E’ stata autore in residenza al Nationaltheater Mannheim (2004) e al Theaterhaus Jena (2009-2011), di cui era anche  direttore artistico.

    dal 16 al 18 ottobre 2015                                                                                    DANZA

     

    ALDES

    ROBERTO CASTELLO / NUOVA PRODUZIONE 2014-2015

    p h A L E S S A N D R O C O L A Z Z O

    IN GIRUM IMUS NOCTE

    (ET CONSUMIMUR IGNI) ( 2 0 1 4 – 2 0 1 5 )

    (Andiamo in giro la notte e siamo consumati dal fuoco)

     

    di Roberto Castello

    interpreti Mariano Nieddu, Stefano Questorio, Giselda Ranieri,

    Ilenia Romano/Irene Russolillo

    luci, musica, costumi Roberto Castello

    costumi realizzati da Sartoria Fiorentina

    con il sostegno di MIBACT/Direzione Generale Spettacolo dal vivo, REGIONE TOSCANA/Sistema Regionale dello Spettacolo

     

    Uno scabro bianco e nero e una musica ipnotica sono l’ambiente nel quale si inanellano le micro narrazioni di questo peripatetico spettacolo notturno a cavallo fra cinema, danza e teatro.

    Illuminato dalla fredda luce di un video proiettore che scandisce spazi, tempi e geometrie, il nero profondo dei costumi rende diafani i personaggi e li proietta in un passato senza tempo abitato da un’umanità allo sbando che avanza e si dibatte con una gestualità brusca, emotiva e scomposta, oltre lo sfinimento e fino al limite della trance.

    Il ritmo martellante della musica e del movimento trasporta poco a poco in una dimensione ipnotica e ad un’empatia quasi fisica con la fatica degli interpreti.

    “In girum imus nocte et consumimur igni”, “Andiamo in giro la notte e siamo consumati dal fuoco”, enigmatico palindromo latino dalle origini incerte, che già fu scelto come titolo da Guy Debord per un famoso film del 1978, va così oltre la sua possibile interpretazione di metafora del vivere come infinito consumarsi nei desideri, per diventare un’esperienza catartica della sua, anche comica, grottesca fatica.

     

    dal 28 ottobre al 1° novembre 2015                                                                    DANZA

     

    Enzo Cosimi Danza

    SOPRA DI ME IL DILUVIO

     

    coreografia di Enzo Cosimi

    collaborazione alla coreografia Paola Lattanzi

    interprete Paola Lattanzi

    video Stefano Galanti

    musiche Chris Watson, Petro Loa, Jon Wheeler

    fruste sciamaniche Cristian Dorigatti

    disegno luci Gianni Staropoli

    organizzazione Maria Paola Zedda

    in collaborazione con Biennale di Venezia, Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza, Arteven, Milano Teatro Scuola Paolo Grassi, Abruzzo Circuito Spettacolo

    Premio Danza&Danza 2014 Produzione Italiana dell’anno

    Presentato in prima assoluta alla Biennale di Venezia – Danza – 2014.

     

    Dopo la creazione  Welcome to my world  dedicato all’idea della fine del mondo, del verificarsi di una nuova Apocalisse, prendo nuovamente ispirazione dal rapporto doloroso dell’Uomo con la Natura nella società contemporanea.

    Ripensare l’opera come un luogo di magia e di perdita di certezze. Dare spazio ad un’arte della coreografia che contenga una componente tecnica rigorosa,  sperimentale, attraverso la quale indirizzare una riflessione sul mondo in cui viviamo in rapporto alla Natura e a percepirlo in termini sensoriali.

    Esaurito il paradigma della postmodernità, si ipotizza l’apparire di un Nuovo Uomo che si affaccia ad un paesaggio arcaico, tribale di cui il continente africano rappresenta l’emblema. Un’Africa urlata, violata che, nonostante i massacri senza fine  a cui è sottoposta da sempre, riesce a restituirci una visione di speranza.

    Anche questo lavoro, come Welcome to my world, focalizzerà una scrittura di danza scarna, ossuta, un campo percettivo vuoto in cui si vive in uno stato irreale, visionario. Partiture di gesti, movimenti, in apparenza semplici ma che riportano alla complessità del lavoro sulla “presenza”, sull’atto performativo, sulla percezione del sistema nervoso a discapito di quello muscolare. Amplificare in scrittura coreografica fenomeni naturali che tendiamo a considerare scontati e renderli visivamente come campi che sconfinano verso una spiritualità laica, una metafisica del corpo, un pellegrinaggio di meditazione.

    Enzo Cosimi

     

    dal 19 al 22 novembre 2015  Sala Studio                       PROSA – TEATRO SOCIALE

     

    La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello

    HAI APPENA APPLAUDITO UN CRIMINALE

     

    di e con Daniela Marazita

    regia Alessandro Minati

     

    Semi-lettura emozionata dell’intenso racconto dell’esperienza di una donna che sfida il pregiudizio estremo scegliendo di fare teatro in carcere con uomini colpevoli di indicibili reati.

    È inverno pieno. Nel carcere di Rebibbia Nuovo Complesso, nel gelo di una cappella dedicata alla celebrazione della messa, si tengono i primi incontri del laboratorio teatrale. All’inizio ci sono un uomo ed una donna ma presto lei rimarrà l’unica a condurre il gruppo di dodici uomini verso quello che appare l’irraggiungibile traguardo del palcoscenico.

    Diffidenza, contraddizioni, paura, giudizio morale, TEATRO. Sentimento, rigore, tradimento, scoramento, riscatto, seduzione, violenza, impotenza, dolore, desiderio, finzione. Rieducazione. TEATRO. Inadeguatezza. Cultura, bellezza, orrore. Rigore. Giustizia. Verità. Coinvolgimento, studio. Tenacia. Gioco. Miseria. Unione. Coraggio. TEATRO.

    L’universo evocato da ogni parola s’impone, impotente, nella ricostruzione a posteriori dell’emozione, raccontata dall’esclusivo punto di vista della protagonista (l’autrice stessa), di quello che si rivelerà un incontro stra-ordinario destinato a lasciare, come il teatro insegna, un intangibile ma indelebile segno.

    La cronaca di un’esperienza che penetra inconsapevolmente il sommerso che è in ognuno di noi, un incontro impossibile tra le sbarre che diviene realtà da condividere tra “liberi” e “detenuti”. L’accettazione della contraddizione come strumento di sopravvivenza che solo il teatro sa cogliere. Nel luogo della privazione della libertà e non solo, attraverso il teatro si apre, dunque, un’infinita riflessione anche sulle prigioni interiori, sul senso della “detenzione” come pena da infliggere, sul bene, sul male, sul valore della diversità di genere, e di ogni genere. Si semina senza aspettative e qualche volta il miracolo accade.

    La conferma che il teatro è un doveroso atto di civiltà dell’uomo verso se stesso.

     

    dal 24 al 26 novembre 2015                                            PROSA – TEATRO SOCIALE

     

    Tearca Onlus

    noveEtrentatré

    tratto dal romanzo “Sumino o’falco. Autobiografia di un ergastolano”

    regia di Tiziana Sensi

    soggetto di Tiziana Sensi e Demetrio Sacco

    sceneggiatura di Demetrio Sacco

    con Cosimo Rega,  Mariateresa Pascale e gli studenti del D.A.M.S. di ROMA TRE

    musiche di Dario Rosciglione

    con il Patrocinio di COMUNE di ROMA Assessorato Scuola, Sport, Politiche Giovanili e Partecipazioni/ROMA TRE Università Degli Studi/Dipartimento di Filosofia Comunicazione Spettacolo/Maestri di Strada Onlus

    Gli studenti/attori del D.A.M.S di ROMA TRE, dopo aver frequentato un laboratorio teatrale intensivo che si è tenuto nell’aula Columbus, portano in scena lo spettacolo noveEtrentatré liberamente tratto dal romanzo di Cosimo Rega “Sumino ‘o Falco. Autobiografia di un ergastolano” protagonisti insieme allo stesso Cosimo Rega.

    Gli studenti: “Scrivere in poche righe quello che questo laboratorio mi ha trasmesso è davvero difficile perché è stato talmente intenso che ogni secondo andrebbe riportato e spiegato…”  “Per la prima volta è uscita una parte di me che neanche io forse conoscevo…”

    “…si è rivelato essere molto più di un laboratorio… E’ stata uno dei periodi più intensi della mia vita…”

    noveEtrentatré non è un titolo casuale: “Nella Costituzione italiana, il fondamento della libertà della cultura va individuato nell’art. 33, che proclama la libertà dell’arte e della scienza. L’articolo 9 della Costituzione impegna la Repubblica a promuovere lo sviluppo della cultura, sostenendo le attività culturali e cercando di mettere tutti in condizione di poterne godere. La Corte Costituzionale ha considerato i valori protetti dagli articoli 9 e 33 di fondamentale rilevanza”.

    L’idea di Tiziana Sensi, attrice e regista, impegnata anche nel “teatro civile”, è che questo lavoro possa essere portato soprattutto al “Sumino” di oggi, ragazzi che per pochi soldi alla settimana si vendono alla cultura della malavita senza pensare alle conseguenze future.

    Cosimo Rega si occupa di teatro da molti anni, è stato il fondatore della prima compagnia teatrale di Rebibbia, gli mancano pochi esami alla Laurea in Lettere e Filosofia a Tor Vergata. Nell’ultimo film dei Fratelli Taviani “Cesare deve morire” è tra i protagonisti nel ruolo di Cassio.

    Cosimo, Sumino, oggi sconta l’ergastolo e proprio dal carcere di Rebibbia, dopo 40 anni di detenzione, racconta la sua storia. Dopo i sogni e le speranze della prima giovinezza, ripercorre la sua caduta nel mondo della malavita organizzata, tratteggiando il profilo psico-sociale del fenomeno criminale camorristico, un ingranaggio fatto di violenti conflitti e di mutevoli alleanze, riportando la sua drammatica esperienza.

    Rega spiega come le dinamiche di quello spietato meccanismo possano condurre ad una strada senza uscita, facendo sfuggire di mano le redini della propria esistenza. Ma questo romanzo è anche la storia di una rinascita: dopo la condanna definitiva, e dopo i duri anni in cui è passato da un istituto all’altro, si trova ad affrontare un’altra crudele realtà: la consapevolezza di aver perso la propria vita, la propria dignità, ogni speranza. Ma proprio da questa consapevolezza inizia quel percorso che lo spingerà a riscoprire se stesso, a crearsi una nuova identità, a riconquistare una nuova condizione umana e sociale che guarda, con speranza, a un futuro di “Cittadino italiano”.

    L’uomo condannato a fine pena mai.

    “Dopo che ho conosciuto il teatro sta cella me pare’na prigione”

    4 – 5 – 6 dicembre 2015                                                                                       DANZA

     

    Déjà Donné/Sosta Palmizi

    DA DOVE NASCONO LE STELLE

     

    creazione di e con Giorgio Rossi e Simone Sandroni

    creato e interpretato da Giorgio Rossi e Simone Sandroni

    luci Cesare Lavezzoli

    costumi a cura di Giorgio Rossi

    testi a cura di Simone Sandroni

    si ringraziano per la collaborazione Elvira Zuñiga Porras, Erica Archinucci

     

    Da Dove Nascono le Stelle è il titolo della nuova creazione di Simone Sandroni e Giorgio Rossi. I due performers si incontrano nuovamente in scena dopo anni da “Piume”, spettacolo presentato alla Biennale della Danza di Lione nel 1998. La nuova performance è una co-produzione tra la compagnia Déjà Donné e Sosta Palmizi e verrà presentato in anteprima in entrambe le regioni di residenza delle due compagnie: il 12 aprile 2015 al Teatro Mecenate di Arezzo all’interno della rassegna Invito di Sosta ed il 17 Aprile 2015 al Teatro Brecht di Perugia all’interno della stagione di teatro contemporaneo. L’idea di lavorare ad un nuovo progetto nasce da una serie di performance ed improvvisazioni che i due coreografi hanno fatto insieme nel 2013 e 2014 che hanno permesso loro di capire come e cosa fare, quale strada percorrere insieme per la nuova creazione.

    dal 9 dicembre 2015  al  17 gennaio 2016                                                         PROSA

    La Fabbrica dell’Attore Teatro Vascello – Fondazione TPE – RezzaMastrella

    NUOVO SPETTACOLO

     

    di Flavia Mastrella e Antonio Rezza

    con Antonio Rezza, Ivan Bellavista e tre performer

    (mai) scritto da Antonio Rezza

    habitat di Flavia Mastrella

    assistente alla creazione Massimo Camilli

    disegno luci Mattia Vigo

    organizzazione generale Stefania Saltarelli

    macchinista Andrea Zanarini

    In uno spazio privo di volume, il muro piatto chiude alla vista la carne rituale che esplode e si ribella.

    Non c’è dialogo per chi si parla sotto.

     

    dal 10 al 20 dicembre 2015 Sala Studio                                                             PROSA

    Associazione Teatrale Pistoiese

    MALEDETTO NEI SECOLI DEI SECOLI L’AMORE

     

    dal racconto di Carlo D’Amicis

    con Valentina Sperlì

    regia Renata Palminiello

    scena Tobia Ercolino

    luci Emiliano Pona

    suono Andrea Giuseppini

     

    Dall’omonimo racconto di Carlo D’Amicis (Manni, 2009), scrittore di numerosi romanzi di successo, redattore e conduttore del programma Fahrenheit di Radio3 Rai, una trasposizione che Renata Palminiello (di cui ricordiamo la collaborazione con Thierry Salmon e il suo debutto alla regia nel 2013 con Maros-Gelo da Tre Sorelle di Čechov) firma per un’attrice sensibile e di grande temperamento come Valentina Sperlì, applaudita protagonista, nelle ultime stagioni, di Molly Sweeney di Friel, Un marito ideale di Oscar Wilde e L’impresario delle Smirne di Goldoni.

    Lo spettacolo si avvale della scena di Tobia Ercolino, delle luci di Emiliano Pona e del suono curato da Andrea Giuseppini.

    Ci si può assumere la responsabilità della morte di un uomo, dopo aver rifiutato quella della sua esistenza? È quanto accade a Lady Mora, la spregiudicata chiromante protagonista del racconto, quando, unica parente rimasta in vita, è chiamata a decidere il destino di un cugino entrato in coma.

    Anni prima, fuggì il suo amore. Oggi, lo abbandonerà di nuovo?

    “Sia stato il caso, la vita o l’amore ad averla portata di fronte al cugino, ormai non può andare via: questa è una condizione dove, per quanto si dubiti sempre di saperlo fare, si resta, si sta. E lei resta, sta, inchiodata a terra. L’improvvisa vicinanza con la morte la precipita non solo nello stato emotivo di impotenza e disorientamento, ma anche in un luogo speciale, “fuori dal tempo”, dove, nel continuo flusso di parole, con rabbia e riso, con sarcasmo e rimprovero, con dolore, la vita di lui e quella di lei si sovrappongono, cadono l’una nell’altra. Per questo non è un monologo, ma un dialogo con una persona che non risponde.”

    Renata Palminiello

     

    dal 22 al 31 gennaio 2016                                                                                  PROSA

     

    Teatro Franco Parenti / Sonia Bergamasco

    IL BALLO

    racconto di scena ideato e interpretato da Sonia Bergamasco

    liberamente ispirato a Il ballo di Irène Némirovsky

    Sonia Bergamasco, Premio Eleonora Duse 2014

     

    Il ballo, pubblicato con grande successo nel 1930, è uno dei racconti più crudeli e affascinanti di Irène Némirovsky, brillante scrittrice di cui recentemente si è riscoperto lo straordinario valore. Qui l’autrice reinterpreta la fiaba di Cenerentola attraverso la storia del complesso e tormentato rapporto tra una madre egoista e ambiziosa, Rosine e la figlia adolescente Antoinette. Al centro della vicenda lo sfarzoso ballo che Rosine, proveniente da una famiglia piccolo borghese arricchita, organizza in casa senza badare a spese mossa da un irrefrenabile desiderio di rivalsa e affermazione sociale. Dal ballo viene esclusa però Antoinette la quale, dopo quattordici anni di mancanza d’amore, vivrà questo divieto come l’ultimo affronto e diverrà l’artefice di una spietata vendetta. Queste pagine, acute e penetranti, raccontano la storia di una piccola crudeltà sviscerando un tema doloroso venato di una corrente sotterranea di tenerezza.

    Sonia Bergamasco, attrice colta e raffinata, ha compreso la forza e la profondità di questo testo e lo ha trasformato in un monologo a più voci rivelando con delicatezza ed eleganza, attraverso un gioco di specchi, l’illusione, la rabbia e il disamore di tutti i personaggi.

    L’attrice, sempre sostenuta dal Teatro Franco Parenti, dopo il successo dello spettacolo “Karenina” nato da una riflessione sull’infelicità, affronta ora questa nuova sfida.

    dal 4 al 7 febbraio 2016                                                                                      PROSA

    Fortebraccio Teatro

    UBU ROI

     

    di Alfred Jarry

    adattamento e regia di Roberto Latini

    con Roberto Latini

    e con

    Savino Paparella, Padre Ubu

    Ciro Masella, Madre Ubu

    Sebastian Barbalan, Regina Rosmunda/ Zar Alessio

    Marco Jackson Vergani, Capitano Bordure/ Orso

    Lorenzo Berti, Re Venceslao/ Spettro/ Nobili

    Guido Feruglio, Principe Bugrelao

    Fabio Bellitti, Palotini/ Orsa/ Messaggero

     

    Datato 1896, il testo è la definizione di un processo di teatralizzazione unica: un gioco scolastico che diventa spettacolo per marionette e poi occasione scenica per riflessioni sulla natura dell’arte teatrale. Attraverso una costante reinterpretazione del Macbeth di Shakespeare, Alfred Jarry apre il Novecento alla “patafisica”, la scienza delle soluzioni immaginarie. Quasi un errore imprevisto della letteratura teatrale. Una specie di sbaglio che si è cercato talvolta di relegare appena fuori dal teatro, regolamentare dentro una distanza che potesse essere rassicurante, una devianza riconosciuta come diversa e quindi sopportata dentro una differenza. Il tempo, l’arte intorno all’arte e tutto ciò che è il teatro degli ultimi cent’anni, hanno invece reso possibile ricollocare Jarry tra Pirandello e Beckett, ammettendolo all’assolutezza che gli compete e quindi, come rispondendo ad un reclamo, farci i conti.

    Ubu Roi è ormai un classico del teatro mondiale, come Edipo o Amleto, capace cioè di superare se stesso e mettersi a disposizione dell’occasione teatro che ogni appuntamento scenico rappresenta.

    “Per me, da Jarry inizia il Teatro contemporaneo.

    Gli Ubu sono un’alterazione e una capacità insieme. Dalla loro comparsa sulla scena si può stabilire un punto di non ritorno. E quindi anche di ripartenza, o partenza nuova.

    Mentre ci si affannava ad accompagnare il Teatro alla vita e a ricomporre tutte le sfumature dei velluti del Teatro intanto borghese, Jarry è riuscito a ricondurci al Teatro, a riconvocarci, proponendo delle figure e una modalità di relazione tra testo e scena assolutamente contemporanei.

    Jarry propone una nuova convenzione, più che moderna, dentro l’assolutezza che soltanto i classici riescono a determinare.

    Ubu apre la strada al Teatro del Novecento.

    Sono sempre stato convinto che quanto proposto dalla scena difficilmente riesca a stare al passo con i cambiamenti che avvengono in platea. Voglio dire che la velocità di trasformazione, di evoluzione, del pubblico, i gradi, come conquista, della comunicazione e ogni altra relazione che si stabilisce tra lo spettacolo e il pubblico, sono più in avanti di quanto generalmente lo spettacolo riesca a proporre. Jarry, insieme a pochi, pochissimi altri, è riuscito invece a darci un appuntamento dentro il futuro prossimo, spostando il luogo dell’incontro dalla convenzione stabilita alla relazione possibile.

    La patafisica, o scienza delle soluzioni immaginarie, è una parola che da sola può essere sinonimo di Teatro.”

    Roberto Latini

     

    dal 10 al 14 febbraio 2016                                                                                  DANZA

     

    Balletto di Roma

    FUTURA

     

    coreografia Milena Zullo

    da un’idea di Giampiero Solari

    colonna sonora realizzata da Roberto Costa sulle canzoni di Lucio Dalla

    scene e costumi Giuseppina Maurizi

    light designer Emanuele De Maria

    Tra storie e poesie di uomini e sogni, tra mondi e racconti di ieri e di sempre, la canzone di Lucio Dalla incontra i volti e i colori della danza di oggi. Il Balletto di Roma, rappresentante eccellente della migliore forma coreografica italiana e dei più innovativi slanci creativi contemporanei, omaggia e ricorda il poliedrico artista bolognese con uno spettacolo originale di musica, danza, canzoni e parole.

    FUTURA, ballando con Lucio è il frutto di un incontro di idee ed emozioni, tra la nostalgia di un’amicizia spezzata dal tempo e la memoria di una voce resa eterna dal mondo. Sono i compagni di una volta e gli ammiratori di sempre a portare in FUTURA il ricordo più vivo del musicista dai guizzi di genio, del cantautore ironico e poeta, dell’improvvisatore eclettico e instancabile. Roberto Costa, musicista, compositore e arrangiatore, nonché storico collaboratore e amico di Lucio Dalla, ricostruisce, appositamente per la produzione del Balletto di Roma, un nuovo percorso di note e parole, tra le tracce indelebili di canzoni indimenticate e i frammenti di una voce sfuggita al tempo. Grazie alla collaborazione di Sony Music e per gentile concessione dei cugini di Lucio Dalla, ad impreziosire la costruzione musicale di Costa saranno gli estratti sonori ricavati da alcuni multitraccia originali delle canzoni di Lucio. La colonna sonora di FUTURA ballando con Lucio darà, a tratti, alla complessità degli arrangiamenti missati da Dalla una nuova suggestione, lasciando che la sola voce di Lucio o un unico pianoforte riempiano di emozioni i silenzi di un mondo di palcoscenici senza Lucio.

    Collaborazione e amicizia legano all’artista bolognese anche Giampiero Solari, regista, drammaturgo, autore teatrale e televisivo di grande esperienza e successo, il quale affida la sua idea dello spettacolo alle abili e profonde mani della coreografa e regista romana Milena Zullo. Insieme Solari e Zullo scelgono di condurci lungo un viaggio unico e ininterrotto che naviga tra ricordi antichi e nuove suggestioni, storici accordi e moderne influenze. Tra le parole delle canzoni di Lucio, su cui si basa la coreografia, si riscopre lo sguardo di un collezionista di immagini e vite che osservava la gente e ne incorniciava le storie. Alle suggestioni di uno sguardo irregolare sulla vita, la coreografia affida la rappresentazione di canzoni disordinate che appartengono a tutti. Tra frammenti di versi e personaggi di un circo pop, il racconto dei mille fragili eroi di piazza trova in FUTURA ballando con Lucio il proprio palcoscenico di immagini, movimenti, luci e costumi. È la danza a trasformare  la rete sonora di note e parole per i versatili e plastici danzatori del Balletto di Roma in immagini e visioni antiche che riemergono tra scenari moderni e sensazioni nuove, in un dialogo attivo e costante tra corpi flessuosi e suoni vibranti.

     

    dal 16 al 28 febbraio 2016                                                                                  PROSA

    Teatro Metastasio Stabile della Toscana/Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia

    con la collaborazione di Spoleto58 Festival dei 2Mondi

    PORCILE

     

    di Pier Paolo Pasolini

    regia Valerio Binasco

    scene Lorenzo Banci
    costumi Sandra Cardini

    musiche Arturo Annecchino

    luci Roberto Innocenti

     

    personaggi e interpreti:

    Padre Mauro Malinverno

    Madre Valentina Banci

    Julian Francesco Borchi

    Ida Elisa Cecilia Langone

    Hans-Guenther Franco Ravera

    Herdhitze Fulvio Cauteruccio

    Maracchione Fabio Mascagni

    Servitore di casa Pietro d’Elia

     

    Porcile è un dramma in undici episodi che Pasolini ha scritto nel 1966 e che poi, nel 1969, ha trasposto nel film omonimo per raccontare l’impossibilità di vivere secondo le proprie coordinate, i propri istinti, preservando l’intima natura di se stessi dal mondo cannibale.

    In Porcile la trama si sviluppa nella Germania del dopo nazismo, nel momento in cui la borghesia con il suo modo globalizzante di intendere la democrazia ha preso il Potere e lo gestisce.

    Julian, figlio «né ubbidiente né disubbidiente» di una coppia della borghesia tedesca, trova nel porcile paterno un amore ‘diverso’ e ‘non naturale’ che, tuttavia, lui riconosce come scintilla di «vita pura». La passione misteriosa che segna il personaggio fin dal suo ingresso diviene simbolo del disagio di chi non si riconosce nella società coeva, e si rifugia in qualcosa di istintuale ma segreto.

    Porcile non fa prigionieri. Condanna tutti, dal primo all’ultimo. Non c’è redenzione, non c’è possibilità di salvezza in questo mondo soggiogato in modo, oramai, antropologico. Non c’è speranza in questo porcile dove tutti mangiano tutto, dove il solo deve essere il tutto.

    Valerio Binasco

     

    dal 2 al 13 marzo 2016                                                                                       PROSA

     

    La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello

    DIONYSUS

    Il dio nato due volte

     

    progetto e regia di Daniele Salvo dalle Baccanti di Euripide

    con Manuela Kustermann, Melania Giglio, Daniele Salvo

    musiche Marco Podda

    luci Valerio Geroldi

    cast in via di definizione

     

    Le Baccanti rappresentano una finestra sull’irrazionale, su un mondo antico di reale libertà espressiva, di possessione dionisiaca, una riflessione sul senso del divino nelle nostre vite e su ciò che, nella nostra quotidianità, viene rimosso. La parola antica è un grido proveniente da un altro tempo, un appello alla riflessione, al risveglio dei sensi, un’esortazione a guardarci dentro in altri modi. Nel frenetico vivere odierno noi affidiamo gli ultimi scampoli di irrazionalità e presenza fisica ai momenti dell’eros, della malattia, del sonno. Le Baccanti, invece, agiscono in stato di automatismo mentale, di sonno perenne, sono in qualche modo “agite” dal Dio, Dioniso opera attraverso di loro, attraverso i loro corpi e le loro voci, li trasforma e ne fa strumento di ebbrezza, sensualità, stordimento, morte, dolcezza infinita, ambiguità demoniaca.

    Il Dio in qualche modo si fa corpo e plasma le loro voci. La febbre del nostro tempo ci porta a vivere in una realtà anestetizzata, un mondo fittizio in cui l’emozione è bandita, al servizio di un intellettualismo sterile e desolante. I nostri occhi sono quotidianamente accecati da immagini provenienti dai media. La legge del mercato non perdona: si vendono cadaveri, posizioni sociali, incarichi pubblici, armi, sesso, infanzia, organi. Restiamo indifferenti. La dimensione borghese soffoca i nostri migliori istinti, la nostra sensibilità (che brutta parola oggi, considerata quasi scandalosa), la nostra sincerità e si porta via ogni forma di creatività, ogni volo. La nostra dimensione irrazionale viene completamente annientata.

    Il senso dell’affermazione dell’Io divora i nostri giorni. L’arte è svuotata della sua dimensione spirituale. I media, persuasori occulti, agiscono sui nostri cuori e sulle nostre menti addomesticando anche gli spiriti più ribelli, sigillando gli occhi più attenti. La dimensione spirituale è irrimediabilmente perduta. Il senso del tragico è ormai sconosciuto. Il corpo viene cancellato. Siamo ormai definitivamente trasformati in consumatori e, nel medesimo istante, in prodotti, sconvolti da na guerra mediatica senza precedenti nella storia. Illusi della nostra unicità, della nostra peculiarità, in realtà pensiamo tutti nello stesso modo, pronunciamo le stesse parole, abbiamo tutti le stesse esigenze, le stesse speranze, le stesse ansie, la stessa quotidianità fabbricata in serie. Ci illudiamo di essere liberi.

    Abbiamo bisogno di invocare ancora Dionysus

    dagli alti clamori, che grida evoé, Protogono, dalla duplice natura,

    generato tre volte, signore Bacchico,

    selvaggio, indicibile, arcano, con due corna, due forme,

    coperto di edera, dall’aspetto di toro, marziale, Evio, santo,

    che mangia carne cruda, Trieterico,che produce grappoli,

    dal manto di germogli, Eubuleo, dai molti consigli,

    generato dalle unioni indicibili di Zeus e Persefone,

    demone immortale”

     

    Daniele Salvo

    dal 15 al 26 marzo 2016                                                                                     PROSA

    Il Teatro del Carretto

    LE MILLE E UNA NOTTE

    drammaturgia e regia Maria Grazia Cipriani

    scene e costumi Graziano Gregori

    Raccontate le storie della vostra vita, riversateci sopra il vostro sangue e le vostre lacrime e il vostro riso, finché non fioriranno.

    “In quella che è una delle più straordinarie raccolte di storie di tutta la letteratura, il sultano Shahriyar, per vendicarsi dell’infedeltà della prima moglie, uccide sistematicamente le spose al termine della prima notte di nozze. Shahrazad, figlia del Visir, decide di porre fine alla strage. Si offre così come sposa al sultano, e riesce a scampare alla morte e a salvare la vita di chissà quante altre donne, grazie alla sua intelligenza ed al suo fascino: racconta una serie interminabile di storie incastonate l’una nell’altra in un sapientissimo gioco di scatole cinesi… Per mille e una notte il crudele sultano ascolta rapito… e, al termine della narrazione, le rende salva la vita e rinuncia alla sua legge disumana.

    La narrazione de Le mille e una notte risale ad un millennio fa e pur il suo tema appare più attuale e moderno che mai: in boscaglie intricate, o nel bagagliaio di un’automobile, o in un sinistro vigilare di porte segrete e serrature che custodiscono scempi e orrori, tale disumana efferatezza permane e rischia di crescere ovunque.

    La nostra protagonista vive nell’oggi.

    Il tema delle Mille e una notte e solo il pretesto, il filo conduttore, la cornice che si fa elemento di raccordo tra visioni e frammenti di racconti felici o tragici tratti dalla mitologia, dalla fiaba, dalla letteratura e dalla drammaturgia… fino a quelli tratti dalla cronaca dei nostri giorni: un universo onirico e visionario che il teatro può offrire e che poi ci viene incontro ogni giorno dai titoli dei giornali.

    La struttura dello spettacolo e quella di un labirinto in cui si passa attraverso una storia e ci si ritrova in altre storie, incatenate l’una all’altra come anelli di una catena in un espediente narrativo che è del “teatro nel teatro” ed è presentato a volte in forma continua, a volte rapsodica, costellato di poesie e canti, a costituire un unico arazzo che vuole essere un fiducioso canto alla vita.

     

    dal 29 marzo al 3 aprile 2016                                                                             PROSA

    La Fabbrica dell’Attore  Teatro Vascello – Andrea Schiavo

    YERMA

     

    di Federico Garcia Lorca

    traduzione e adattamento Roberto Scarpetti

    regia Gianluca Merolli

    con Elena Arvigo, Giandomenico Cupaiuolo e Giulia Maulucci

    e la partecipazione di Maurizio Rippa

    scene e costumi Alessandro Di Cola

    musiche originali Luca Longobardi

     

    Più che un testo teatrale, sembra una favola nera: una storia torbida di vittime e sciacalli, dove vittime e sciacalli si scambiano i ruoli regolarmente. Yerma. Un equilibrio perfetto basato sull’autosufficienza degli archetipi umani, che si stagliano nella storia come presenze imprescindibili e si alternano nella trama a volte da protagonisti, a volte da semplici messaggeri. Qui non abbiamo di fronte Maria, Juan o Victor, ma lo Sposo, la Sposa, l’Amante, la Vecchia… E non dialogano, ciascuno immerso nella propria aridità, nella propria solitudine. Maternità e paternità affrontati non tanto come bisogno reale, piuttosto il suo contrario, piuttosto intesi come ricerca disperata di dare un senso a queste esistenze prive di relazioni.

    Non solo una presunta sterile, Yerma, che ha fatto del desiderio d’avere un figlio la sua ossessione, ma un mondo di persone che non sanno più toccarsi, arsi, infecondi. Questo ha reso ai miei occhi il testo così interessante. Mi sembra che il decadentismo e il senso di sconfitta dell’autore sia diventato quello dei personaggi, e che questo ripiegarsi in se stessi dei personaggi sia facilmente riconducibile al mio, al nostro.

    Il testo – uno dei meno praticati di Lorca – vola altissimo, facendosi forte di una stretta dicotomia tra verso e prosa, in una lingua asciutta, viva, concreta.
    Quanto dolore nelle pagine di Lorca?

    La forza ci vorrebbe, per gridare ciò che non si vuole essere, dire, agire. Per gridare chi si vuole seguire, dove si vuole fuggire. Il volere. Questo bisogno disperato di entrare nel corpo di un altro, di dare vita, di riceverne. In questo mondo prosciugato di desiderio, di calore umano, ci siamo bevuti tutto ed ora non si beve più. Non si piscia più, non si eiacula più. Non c’è rimasto che il nostro corpo e un posto nel mondo da occupare e rivendicare. Pochi i fortunati, mai a vista. Tanti i disperati, tutti esposti al pubblico ludibrio.

    Gianluca Merolli

    5 – 6 aprile 2016                                                                                                  DANZA

     

    DANCING PARTNERS

    An international project for practice interchange and international profiling

    compagnie in rete: Thomas Noone Dance (Spagna), Norrdans (Svezia),

    Company Chameleon (Inghilterra), Spellbound (Italia)

    Dancing Partners è un progetto in rete avviato nel 2013 per la promozione della danza contemporanea da parte di un team di artisti consolidati di diverse nazionalità. Concepita come iniziativa itinerante, DP fa tappa in ognuno dei Paesi coinvolti (Spagna, Svezia, Inghilterra e Italia) in cui a seguito di una residenza temporanea, luogo di scambio e confronto tra i vari artisti nella sede della Compagnia ospitante, sono programmate performance, laboratori, incontri, dibattiti con il pubblico stesso e con gli studenti avvicinati nelle attività di formazione del progetto. DP ha cosi’ non solo un fine di promozione del lavoro degli artisti coinvolti ma un forte radicamento nei territori toccati con attività di formazione di settore oltre che del pubblico. I partner sono Thomas Noone Dance (Spagna), Norrdans (Svezia) e Company Chameleon (Inghilterra).

    Spellbound Contemporary Ballet  è entrata nel 2014 grazie ai rapporti già attivi con gli artisti delle altre compagini e sarà parte del progetto già a Barcellona nel novembre 2015 per poi fare tappa in Inghilterra, Svezia e Italia nel 2016.

    Uno degli aspetti fondamentali di DP è la natura di scambio tra artisti oltre che di interazione con i territori. I diversi componenti infatti si trovano a lavorare e mescolarsi in progetti dove il comune denominatore sulla condivisione di un pensiero artistico comune prevale sull’etichetta del singolo.

    Dancing Partner nella sua componente Italia partirà attraverso il partenariato di Spellbound con una residenza coreografica presso gli studi della compagnia al Daf Dance Arts Faculty di Roma e due spettacoli  il 5 e 6 aprile presso il Teatro Vascello cui sono abbinati dei momenti di incontro con gli artisti e dei laboratori coreografici.

     

    dal 7 al 17 aprile 2016                                                                                        PROSA

    Teatro Franco Parenti

    GLI INNAMORATI

     

    di Carlo Goldoni

    regia Andrèe Ruth Shammah

    con Marina Rocco, Matteo De Blasio, Roberto Laureri, Elena Lietti,

    Alberto Mancioppi, Silvia Giulia Mendola, Umberto Petranca, Andrea Soffiantini

    scene e costumi Gian Maurizio Fercioni

    luci Gigi Saccomandi

    musiche Michele Tadini

     

    Andrée Ruth Shammah riprende il suo percorso di ricerca su Goldoni – dopo “La Locandiera” e “Sior Todero Brontolon” – con “Gli Innamorati”: inesorabile macchina teatrale adatta alla nuova compagnia del Teatro Franco Parenti, reduce dal successo del “Don Giovanni” di Filippo Timi.

    Due giovani innamorati si tormentano benché niente si opponga al loro amore, scatenando una vibrante tensione che attraversa tutti i personaggi. Un testo straordinariamente contemporaneo che intrappola il pubblico in un intreccio dove si ride e ci si riconosce nelle dinamiche che Goldoni ha saputo orchestrare con acume e infinita umanità.

    dal 21 aprile al 1° maggio 2016                                                                          PROSA

    La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello

     

    PILADE

     

    di Pier Paolo Pasolini

    regia Daniele Salvo

    con Ivan Alovisio, Sara Aprile, Claudia Benassi, Ruggero Cecchi, Simone Ciampi, Michele Costabile, Elio D’Alessandro, Marcella Favilla, Melania Fiore, Selene Gandini, Melania Giglio, Paola Giglio, Alessandro Gorgoni, Piero Grant, Marco Imparato, Francesca Mària, Sara Pallini, Silvia Pietta, Alessandra Salamida

    musiche Marco Podda

    actor coach Melania Giglio

    costumi Nika Campisi, Claudia Montanari

    assistenti alla regia Ruggero Cecchi, Alessandro Gorgoni

    si ringrazia Fabiana di Marco per la cortese collaborazione

     

    Continua il felice connubio tra i testi di Pier Paolo Pasolini e Daniele Salvo che, dopo aver messo in scena l’ultima intervista del poeta con Siamo tutti in pericolo, dirige Pilade interpretato da un gruppo giovanissimi attori.

    Il progetto Pilade, tramite un lavoro fondato su un’analisi e uno studio approfondito del testo (metodo appreso da Salvo lavorando con Luca Ronconi) vuole rappresentare una risposta al momento di crisi che la nostra cultura sta vivendo. Attraverso il lavoro sulla recitazione il pensiero di Pasolini riesce ad arrivare attuale e con forza fino ai nostri giorni.

    Pilade, l’obbediente, il silenzioso, il discreto, il timido Pilade, nato per essere amico, è la figura di un “diverso”, dotato di una grazia cristallina. Ostinatamente e senza farsi distrarre dalle mille sirene del nuovo tempo, rincorre una luce come un santo. Oggi Pilade è irrimediabilmente solo e assediato da Atena, la dea che “non conosce il ventre materno né le perversioni che nascono dalla nostalgia” e trova unico rifugio possibile nella Poesia. Incontra la sorella di Oreste, Elettra, e conosce un desiderio indicibile, mai provato prima, disperato e incontenibile, come una macchia di petrolio su un cuore puro. Oreste, l’amico fidato, parla ora il linguaggio della nuova società, un linguaggio incomprensibile, vuoto, che ottunde la mente. La piazza di Argo si prepara a divenire città del futuro, illuminata dalla luce di Atena, la dea della ragione. Nel paese natale altri giovani cantano altre canzoni, incomprensibili per chi non è al passo con i tempi. Nel pensiero di Oreste il movimento della nuova vita è verso il progresso, il potere, la luce di un futuro accecante e promettente, mentre nella prospettiva di Pilade “la più grande attrazione di ognuno di noi è verso il passato, perché è l’unica cosa che noi conosciamo ed amiamo veramente: è il ventre di nostra madre la nostra meta”. Oreste difenderà quindi a oltranza la ragione, il progresso e il dominio della città da parte della sola classe borghese, mentre Pilade tenterà di ricondurre Oreste ai valori legati al passato. Ma il sogno utopico di una conciliazione tra il vecchio mondo e quello nuovo, regolato da altre regole e altri valori, la speranza di trovare un punto d’incontro tra ragione e pulsioni irrazionali, tra noi e i nostri avi, fallisce miseramente: la democrazia dell’Aeropago emargina il diverso mentre Oreste diviene lentamente ed inesorabilmente un uomo di potere. Pilade si ostina, con la forza della dolcezza, dell’amore e della caparbietà, a restare fedele al vecchio mondo, a non tradire gli antichi ideali. E’ una storia di devozione, dedizione, ingenuità perduta, disperata dolcezza, fedeltà assoluta, ricerca ostinata della verità, assoluta lealtà, amore maschile. E per questo Pilade rimarrà per sempre solo.

    Daniele Salvo

    dal 5  al 15 maggio 2016                                                                                    PROSA

     

    Teatro Franco Parenti/Jacovacci e Busacca

    PEPERONI DIFFICILI

    la verità chiede di essere conosciuta

     

    testo e regia di Rosario Lisma

    con Anna Della Rosa, Ugo Giacomazzi, Rosario Lisma, Andrea Narsi

    scene e costumi Eleonora Rossi

    luci Paola Tintinelli e Luigi Biondi

    musiche Gipo Gurrado

     

    Ambientato nella cucina di un giovane parroco di provincia, Peperoni difficili si ispira a una piccola vicenda realmente accaduta e pone domande sul “mentire a fin di bene”, sulla verità e il diritto di dirla o di saperla. I personaggi coinvolti, oltre al parroco, sono la sua bellissima sorella volontaria in Africa, un bidello allenatore della squadra dell’oratorio, un bancario, colto, brillante e stranamente inconsapevole di essere spastico.

    Rosario Lisma, autore vincitore del Premio ETI Nuove Sensibilità 2009 con L’operazione, si ispira alla tradizione umoristica del ‘900 e alla commedia all’italiana.

    In scena, con lui, oltre a Ugo Giacomazzi e Andrea Narsi, anche Anna Della Rosa, giovane pluripremiata interprete del teatro italiano e ultimamente sugli schermi cinematografici in La Grande Bellezza.

    dal 18 al 22 maggio 2016                                                                                   PROSA

     

    Fortebraccio Teatro

    METAMORFOSI

     

    da Ovidio

    adattamento e regia di Roberto Latini

    musiche e suoni Gianluca Misiti

    luci e direzione tecnica Max Mugnai

    in collaborazione con Armunia Festival Costa degli Etruschi, Festival Orizzonti, Fondazione Orizzonti d’Arte

     

    Penso a Le Metamorfosi di Ovidio come a un prezioso vocabolario per immagini. Questo è il testo di riferimento di tutta la letteratura moderna e contemporanea.

    Voglio provare a interpretare teatralmente il linguaggio, la struttura e i suoi episodi. Voglio provare l’occasione di non mettere in scena quei Miti, ma “tradurre”, nell’etimologia comune di tradire e tradizione, ciò che alcuni Miti sembrano custodire per il contemporaneo. I concetti e le derive possibili declinabili da ogni episodio descritto da Ovidio, mi permettono di immaginare e costruire materiale teatrale mantenendo strutture e riferimenti; allo stesso tempo, mi permettono di provare un percorso ogni volta diverso nel montaggio degli episodi scelti. Mettere la nostra percezione sensibile in relazione con i concetti lì espressi, credo possa darmi la possibilità di provare a costruire una sintassi per il contemporaneo nelle grammatiche di contenuti, struttura e forma. Il concetto stesso di Metamorfosi è davvero così fondamentale per il contemporaneo che anche il Teatro che siamo – e che diventiamo insieme – credo possa essere spiegato nei tentativi di precisare, trattenere e assecondare questo concetto. E’ come se “metamorfosi” fosse una chiave per i generi e anche per la possibile interpretazione dei processi di ricerca. Non voglio provare a definire, ma voglio lavorare sulle metamorfosi del linguaggio teatrale, sulle sue sollecitazioni, sui suoi limiti e sulle capacità di dire oltre l’evidente.

    La vastità dell’Opera di Ovidio è tale per cui non può esserci scelta diversa da quella di dividere per episodi la struttura della proposta.

    La successione narrativa contenuta ne Le Metamorfosi spazia dalla creazione dell’Universo fino alla morte di Cesare: dal Caos alla fine di un Mondo, di un Tempo, tutto lo sforzo ovidiano mi sembra sia nel mettere ordine nel mezzo.

    La narrazione dei Miti sembra avere questo costante sottotesto, questa aspirazione, sicuramente.

    Voglio rinunciarvi da subito, non mettere in ordine, in nessun ordine, anche per non rischiare la costrizione di un eventuale percorso filologico, piuttosto provare a liberare ulteriormente, ad aprire e moltiplicare, per stare in una drammaturgia mobile e tentare una scrittura scenica in movimento che possa tramutare l’inafferrabilità nell’accoglienza di un concetto di apertura e trasformazione.

    Contrastare la narrazione o la successione narrativa e procedere come tra fotogrammi o stanze improvvisamente aggiunte ai lampi del pensiero.

    Quanto prodotto di volta in volta deve essere nella disponibilità di trasformarsi e svilupparsi per montaggio, senso e capacità di superarsi. I diversi Miti, selezionati, distillati e sovrascritti devono conservarsi e articolarsi nella tensione verso possibili moltiplicazioni di senso.

    Credo sia fondamentale che il pensiero artistico si collochi nel giusto atteggiamento. Le Metamorfosi mi sembrano, per quello che in questi anni è diventato il nostro percorso, l’occasione più interessante, per prossimità, stimoli e distrazione di confine.

     

    Roberto Latini

    VASCELLO IN MUSICA

     

    19 ottobre 2015

     

    Ass. Cult. Marco Taschler

    LANDSCAPES

     

    Un viaggio attraverso i suoni e i colori del mondo

    Uno spettacolo musicale di Vincenzo De Filippo, Cesare del Prato e Sergio Cuvato

     

    coro gospel Taschler Voices

    ensemble vocale Alcanto Marmediterra 6th

    voce e flicorno Vincenzo De Filippo

    bajan Pasquale Lancuba

    clarinetti Luca Cipriano

    chitarre Andrea Filippucci

    pianoforte Alessandro Forlini

    contrabbasso Paride Furzi

    batteria Emanuele Zappia

    luci Pasquale Citera

    suono Clive Simpson

    immagini e grafica Sergio Cuvato

    produzione esecutiva Cesare del Prato

    direzione e composizione Vincenzo De Filippo

     

    17 novembre 2015

     

    PAOLO VIVALDI e i SOLISTI DELL’AUGUSTEO

    Il suono dell’immagine – Genesi di una colonna sonora

     

    La forma dello spettacolo proposto dal Maestro Paolo Vivaldi è il concerto con proiezione di immagini. Esso è articolabile in maniera flessibile a seconda del pubblico e del luogo di esecuzione, dando più o meno importanza alla parte orale e ai contributi video.

    L’intento principale di questo concerto è di offrire non solo un’ora circa di musica ed immagine, riprodotte entrambe tramite un supporto multimediale, ma di coinvolgere il pubblico con un’esecuzione dal vivo dei brani delle colonne sonore composte da lui stesso e rese note al pubblico grazie alla messa in onda televisiva o la proiezione cinematografica. L’ensemble può eseguire le musiche suonando parallelamente alla proiezione del film oppure suonare i temi senza immagine per poi risentirli nel mixaggio definitivo del film, permettendo di cogliere l’elaborazione e la trasformazione che il materiale tematico subisce nell’incontrare l’immagine.

    Durante il concerto verranno anche spiegate la genesi e la composizione di una colonna sonora che nasce non solo dal rapporto con l’immagine ma anche da un’esigenza narrativa e drammaturgica a seconda delle storie che vengono raccontate.

    14 dicembre 2015

     

    Ass. Cult. Marco Taschler

    A CHRISTMAS GOSPEL CARROL

     

    Liberamente tratto dal racconto “ Canto di Natale” di Charles Dickens

    Per voce recitante e coro gospel

    Adattamento del testo, musiche originali e arrangiamenti di Federico Benetti

    con Charlie Cannon

     

    La celebre novella dickensiana racconta la redenzione del vecchio avaro, accidioso e “antinatalizio” Ebenezer Scrooge, il quale, grazie all’ intercessione del fantasma del suo socio defunto, Jacob Marley, e la visita di tre Spiriti, ritrova la gioia del Natale, e con essa la pietà e la solidarietà tra gli esseri umani.

    “A Christmas Carol” prevede un’ adattamento del testo originale, narrato da una voce recitante, nel quale si inseriscono gli interventi musicali del coro gospel, accompagnato da un gruppo strumentale, con l’esecuzione di brani originali e adattamenti in chiave gospel di carols natalizi di varie nazioni.

     

    28 dicembre 2015

     

    Compagnia Diritto & Rovescio

    IL SEGRETO DI CHET BAKER

     

    di Roberto Cotroneo

    voce recitante Massimo Popolizio

    musiche eseguite dal vivo da Roberto Cotroneo

    cura registica Teresa Pedroni

     

    “Possibile che Chet Baker fosse ancora vivo? E che la sua morte sia stata una messa in scena? Proprio vivo, e in Italia, e capace di  passeggiare, di tanto in tanto, per un reticolo di paesi del Sud senza essere riconosciuto? Un vecchio, con una  ragnatela di rughe sul viso che sembravano un insieme di tracce, di strade da percorrere?”

    L’autore  in scena al pianoforte con Massimo Popolizio voce recitante. Una serata che si prefigge di offrire la magia dell’incontro tra la letteratura e la musica. Un evento  insolito che ha come protagonisti un grande attore e l’autore  Roberto Cotroneo  che esegue al pianoforte le note  che l’hanno accompagnato nel suo percorso creativo di scrittura del romanzo. Un’occasione magica per ricreare l’atmosfera evocata da pagine straordinariamente emozionanti su un personaggio  mitico come il trombettista Chet Baker. Il rapporto tra la lettura attoriale e la lettura musicale in questa occasione  così intima e partecipata  è  impegnata a  tessere una partitura che esprima al suo meglio le possibilità e i sotto-testi nascosti nell’opera letteraria. La premessa di questo romanzo è finzione. Ma di quella finzione che nella musica trova la possibilità di esistere: un musicista dato per morto, che in realtà è ancora vivo e si è nascosto al mondo. Baker non si è suicidato nel 1988 ad Amsterdam, dopo una vita trascorsa a suonare la tromba, cantare con quella sua voce fragile e commovente, e a lottare con la droga. Si è ritirato nel Salento a vivere come un eremita  sulla via  indicata dal mistico Gurdjieff.  Sulle note di My funny Valentine il narratore e protagonista della storia  si mette alla ricerca  del genio. Cotroneo nelle pagine vibranti e appassionanti del libro, sospese tra realtà  e immaginario,  sviluppa il  suo  viaggio misterioso  nella musica e nella poetica di questo grande protagonista del jazz, viaggio  che funge da specchio al percorso stesso del protagonista assurgendo a vero e proprio viaggio iniziatico alla ricerca di se stessi.

     

    11 gennaio 2016

     

    Ass. LSD  e Controchiave

    COSE 8

    ROOTS MAGIC & FRIENDS

     

    clarinetti Alberto Popolla

    sax alto Errico De Fabritiis

    contrabbasso Gianfranco Tedeschi

    batteria Fabrizio Spera

    Ospiti

    voce, chitarra Mike Cooper

    trombone Tony Cattano

    pianoforte, fisarmonica Luca Venitucci

     

    Una sorta di avant-blues repertory band. La musica suonata da Roots Magicattinge ai due estremi della tradizione musicale afro americana. Da Blind Willie Johnson e Charlie Patton passando per Ornette Coleman, John Carter, Sun Ra e Phil Cohran, fino a Julius Hemphill, Henry Threadgill e Olu Dara.

    Dal Delta Blues al Jazz Creativo, un repertorio calibrato intorno all’idea di reinvenzione della radice Blues fra tradizione e innovazione.

     

    2 febbraio 2016

    La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello

    GUCCIO !

    Uno spettacolo-concerto sull’Opera musicale di Francesco Guccini

     

    da un’idea di Giuseppe Gandini e Roberto Manuzzi

    con Valentina Bruscoli, Giuseppe Gandini

    musica dal vivo Germano Bonaveri, Antonello D’Urso, Roberto Manuzzi

    drammaturgia e regia Giuseppe Gandini

    con le canzoni di Francesco Guccini

     

    Lui e Lei, due conoscenti dei tempi dell’Università di Bologna degli anni ‘90, raccontano nel tempo dell’oggi, attraverso due paralleli monologhi interiori, la loro unica comune esperienza: aver partecipato ‘venti anni fa o giù di lì’ ad un concerto di Guccini al palasport di Bologna. Lui come fan sfegatato e speranzoso di sedurre Lei; lei completamente priva di qualsiasi conoscenza gucciniana e assai mal disposta all’evento cui deve partecipare suo malgrado, per non ferire Lui. La narrazione procede parallela e serrata, le sensazioni reciproche descritte sono intervallate e sottolineate dalle varie canzoni classiche e non del Poeta di Pavana. Il tono è quello della commedia, ilare, ma al tempo stesso sincero e profondo.

    Dopo il concerto nulla sarà più come prima, ma non per quel che capiterà tra loro, cioè nulla, ma perché Lei sarà intellettualmente ‘illuminata sulla via di Damasco’ e Lui capirà dove concentrare in futuro le proprie energie di uomo e studente.

    Descrivendo teatralmente ‘Quello che non…’ è successo tra i due protagonisti il tentativo è quello di far emergere ‘per contrasto’ due storie lontane in una sola coinvolgente narrazione, cercando di emozionare un pubblico immerso nel vortice, narrativamente coerente, delle canzoni del Maestro reinterpretate ed eseguite da tre grandi musicisti, uno dei quali (Manuzzi) storico componente della band che ha accompagnato negli ultimi 25 anni Guccini nei suoi memorabili concerti in giro per l’Italia.

     

    22 febbraio 2016

     

    Ass. LSD  e Controchiave

    COSE 8

    ASCANIO CELESTINI  & ANTONELLO SALIS

     

    21 marzo 2016

     

    Ass. LSD  e Controchiave

    COSE 8

    ORCHESTRA DEL 41° PARALLELO

     

    E’ un organico tutto al femminile, nato da un progetto della Provincia di Roma nel 2009, che propone un viaggio musicale ideale attraverso diverse tradizioni popolari del mondo. Le musiche sono arrangiate dal direttore Stefano Scatozza, e da alcune musiciste dell’orchestra. Il repertorio attuale prende spunto dalle tradizioni musicali di alcuni Paesi situati sul 41° parallelo tra cui: Italia Centro-Meridionale, Turchia, Stati Uniti, Grecia, Albania, Armenia, Bulgaria, Macedonia, Portogallo, Spagna. Da circa un anno con l’orchestra collabora la coreografa specialista di danze etniche Paola Stella. “L’Orchestra del 41 parallelo” è anche il titolo di un film documentario di Camilla Tomsich dedicato all’esperienza formativa e ai percorsi individuali delle singole musiciste di questo particolare organico.

    L’Orchestra ha all’attivo numerose collaborazioni e concerti con ospiti di eccezione: Rita Marcotulli, Lucilla Galeazzi, Giovanna Marini, Nada, Andrea Satta e i Tetes de Bois, Raffaella Misiti, Javier Girotto.

    18 aprile 2015

    Ass. Cult. Marco Taschler

    ORCHESTRA GIOVANILE DI ROMA

    direttore Andrea Cerasa

     

    9 maggio 2015

    Ass. Cult. Marco Taschler

    LANDSCAPES RELOADED

    Un viaggio attraverso i suoni e i colori del mondo

    Uno spettacolo musicale di Vincenzo De Filippo, Cesare del Prato e Sergio Cuvato

     

     

    IL VASCELLO DEI PICCOLI

    dal 10 al 18 ottobre 2015 

     

    OmenNomen

    LA SPADA NELLA ROCCIA la storia di Re Artù

    adattamento e regia di Danilo Zuliani

     

    14-15 novembre 2015  

     

    LE STAGIONI DI MICHELINO SENZASONNO

    liberamente ispirato alla novella Marcovaldo di Italo Calvino

    di Concetta Galluso

     

    dal 5 al 13 dicembre 2015 

     

    BUBBLES

    uno spettacolo di bolle di sapone

    di Marco Zoppi

     

     

    dal 19 dicembre  2015 al 6 gennaio 2016 

     

    La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello

    LA GABBIANELLA E IL GATTO

    di Luis Sepùlveda

    regia  Maurizio Lombardi

     

    dal 9 al 17 gennaio 2016 

     

    Bustric e il Magico PICCOLO PRINCIPE

    da Antoine de Saint-Exupéry

    uno spettacolo di Bustric

     

    dal 30 gennaio  al 6 marzo 2016 

    La Fabbrica dell’Attore Teatro Vascello

    CENERENTOLA

    regia  Maurizio Lombardi

     

    dal 12 marzo al 3 aprile 2016 

    La Fabbrica dell’Attore Teatro Vascello

    LA BELLA E LA BESTIA

    regia  Maurizio Lombardi

     

    INFORMAZIONI E BOTTEGHINO

     

    STAGIONE DI TEATRO E DANZA

    Orari:

    tutti i giorni ore 21.00   domenica ore 18.00

     

    Biglietteria:

    Intero Prosa € 20,00

    Ridotto Prosa over 65  € 15,00

    Ridotto Prosa studenti € 12,00

    Posto unico Danza € 15,00

    Posto unico Sala Studio € 10,00

    Servizio di prenotazione € 1,00 a biglietto

     

    Abbonamento libero a 10 spettacoli a scelta € 100,00 esclusi i Festival

     

     

    VASCELLO IN MUSICA

    Orari:

    ore 21.00

     

    Biglietteria:

    Intero € 15,00

    Ridotto over 65 e studenti € 12,00

    Servizio di prenotazione € 1,00 a biglietto

     

    IL VASCELLO DEI PICCOLI

    Orari:

    sabato ore 17.00   domenica ore 15.00

     

    Biglietteria:

    Intero adulti € 10,00

    Ridotto bambini € 8,00

    Servizio di prenotazione € 1,00 a biglietto

     

     

    TEATRO VASCELLO

    via Giacinto Carini, 78 – 00152 Roma

    Tel. 06.5881021/06.5898031

    www.teatrovascello.it

    promozione@teatrovascello.it

     

    I FESTIVAL AL TEATRO VASCELLO

    una collaborazione attiva per il territorio

     

    18 settembre – 6 ottobre 2015

    LE VIE DEI FESTIVAL

    Direzione artistica Natalia Di Iorio

     

    Settembre – dicembre 2015

     

    ROMAEUROPA FESTIVAL

    Direzione artistica Fabrizio Grifasi

     

    30 settembre – 4 ottobre 2015

    RADHOUANE EL MEDDEB MATIAS PILET  ALEXANDRE FOURNIER

    Nos limites

     

    22 ottobre – 25 ottobre 2015

    ADRIEN M / CLAIRE B

    Le mouvement de l’air

    10 – 15 novembre 2015

    ASCANIO CELESTINI

    Laika

     

    19 –  22 novembre 2015

    AURÉLIEN BORY

    Questcequetudeviens?

    28 – 29 novembre 2015

    HOTEL PRO FORMA

    Laughter in the Dark

    1 – 2 dicembre 2015

    MUTA IMAGO  HERMES ENSEMBLE

    Hyperion di Bruno Maderna

    2 – 8 novembre 2015

     

    TEATRI DI VETRO

    Più informazioni su