Louis Vuitton Series 2 a Roma fino al 7 giugno

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    Inaspettata e moderna reinterpretazione di una sfilata, dai momenti che precedono la creazione di una collezione alla frenesia del backstage, Exhibition Series 2 sbarca a Roma e accompagna per mano i visitatori in un percorso onirico che viaggia sul filo rosso del tempo. Aperta gratuitamente al pubblico dal 22 maggio, la mostra di Louis Vuitton sarà visitabile fino a domenica 7 giugno a Palazzo Ruspoli, in via del Corso 418, tutti i giorni, dalle ore 11 alle ore 19.

    Si tratta di un appuntamento decisamente da non perdere: dopo Los Angeles, Pechino e Seoul, infatti, Roma è stata scelta dalla maison come unica tappa europea.

    Concepita dalla mente di Nicolas Guesquière, direttore creativo delle linee donna della casa di moda francese, come un viaggio tra passato, presente e futuro, la mostra svela l’atto creativo dello stilista che, partendo dall’archivio storico di una maison con 160 anni di storia, ne rilegge i codici estetici in una chiave nuova e contemporanea. Fedele, dunque, all’heritage del marchio e al know-how artigianale che, da sempre, costituisce il DNA del brand, Guesquière crea le nuove collezioni e scrive il futuro di Vuitton.

    Ed è così che è nata anche la spring summer 2015, seconda collezione di prêt à porter disegnata dallo stilista, attualmente in vendita in boutique e oggetto di interesse della mostra.

    Attraverso le nove sale dell’esposizione, Series 2 invita lo spettatore a scoprire come sono nate le idee, come lo stilista si sia avvicinato e abbia reinterpretato i codici stilistici della griffe e tutto ciò che si cela dietro alla creazione dei 48 look della collezione.

    Così, partendo dalla prima sala, Abstract Title, al centro della quale campeggia l’iconico logo – le lettere LV inserite all’interno di un cerchio – registrato nel 1908 dal nipote del fondatore, Gaston-Louis Vuitton, e ripreso da Guesquière, direttore creativo dal 5 novembre 2013, si ha fin da subito la percezione di come un simbolo centenario possa viaggiare attraverso gli anni e proiettarsi ancora verso il futuro.

    Si prosegue quindi in una sala – Talking Faces – che permette al visitatore di rivivere la scenografia dell’inizio della sfilata primavera estate 2015, svoltasi all’interno della Fondation Louis Vuitton di Parigi, il 1° ottobre 2014, pochi giorni prima della sua inaugurazione ufficiale.

    La terza parte della mostra – Magic Trunk – vede protagonista proprio il baule, simbolo ed emblema della maison. Depositario di storie e tesori senza tempo, al suo interno, attraverso degli ologrammi, rivela le origini di Vuitton e racconta lo “spirito del viaggio” della casa di moda.

    La quarta è una sala di proiezione: Infinite show. Qui lo spettatore si immerge completamente nella passerella PE 2015 e ne scopre colori, modelli, dettagli.

    E dal catwalk si passa al dietro le quinte. La sala successiva, infatti, è quella del Backstage. L’intensità dell’ambientazione pre-sfilata si palesa con un energico e colorato affresco realizzato dal fotografo francese Jean Paul Goude.

    E dalla frenesia dei momenti che precedono l’accensione delle luci sulla passerella ad una stanza senza tempo, quella del Savoir-faire, pronta a rivelare i segreti dell’artigianalità e le molteplici operazioni che occorrono per realizzare una borsa, un abito o una scarpa. Ogni giorno si può assistere alla costruzione dell’iconica e preziosa “Petite-Malle” in tempo reale.

    La settima sala è l’Accessories Gallery. Una galleria bianchissima in cui il presente dialoga con il passato. Agli accessori della collezione SS15, indossati da un avatar stampato in 3D della modella Marte Mei van Haaster, infatti, fanno eco pezzi provenienti dagli archivi Louis Vuitton, come il baule-scarpiera appartenuto alla leggendaria attrice Greta Garbo.

    La Poster Room è la penultima sala e qui lo spettatore può assaporare la collezione multi sfaccettata vista dall’obiettivo di tre fotografi diversi. La campagna pubblicitaria “Series 2″, infatti, fotografata da Annie Leibovitz, Juergen Teller e Bruce Weber, illustra una visione internazionale della moda attraverso le location scelte e le diverse interpretazioni di questo trittico polimorfico.

    Il viaggio termina nello Stickers Corridor dove a farla da padrone sono i disegni per le stampe della stagione: divertenti e ironici, quegli stessi sticker un tempo si trovavano sugli antichi bauli da viaggio e oggi, influenzati dalla pop-art sulla cultura al consumo, vengono riletti da Guesquière in una chiave street su tre outfit della collezione. Tredici adesivi in tutto, da desiderare subito. Da possedere, anche.

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