Steve Jobs – Recensione

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    jobs-fassyNel 2013 Hollywood aveva già provato a raccontare la storia di Steve Jobs, con il  volto di Ashton Kutcher,senza ottenere il successo sperato. Oggi tocca a Michael Fassbender rappresentare sul grande schermo il ritratto di una delle menti più geniali del nostro secolo, un uomo che ha indubbiamente cambiato il nostro modo di vivere segnando la nostra epoca, a Danny Boyle e Aaron Sorkin il compito di evocarlo nel buio della sala.

    É il 24 Gennaio 1984 e, annunciato dal famoso spot diretto da Ridley Scott, sta per essere presentata l’ultima novità della Apple: il Macintosh, con la promessa di rivoluzionare il mondo e il modo in cui lo viviamo; dietro le quinte Steve Jobs, accompagnato dalla fedele direttrice marketing Joanna Hoffman, è alle prese con i preparativi tra problemi tecnici e non: l’ingegnere Andy Hertzfeld non riesce a far dire “Ciao” alla nuova creazione di Jobs,  in camerino la sua ex ragazza è decisa a discutere della paternità di sua figlia e appena fuori il suo vecchio amico Steve Wozniak è pronto a combattere per far avere il giusto riconoscimento ai suoi colleghi della Apple II; insomma niente sembra andare come deve per Jobs e mancano solo pochi minuti all’inizio della presentazione….

    Questa semplice struttura narrativa viene riproposta in tre atti, rappresentati da tre importanti lanci di prodotti (1984: Macintosh; 1988: NeXT; 1998; iMacintosh), che immergendoci in un’esperienza quasi teatrale descrivono carattere, relazioni e idee del genio di Cupertino.

    Steve Jobs è un film che vede il suo punto forte nella sua sceneggiatura, c’è più Sorkin che Boyle in questo film in cui tutto, emozioni, personaggi, introspezione, narrazione e coinvolgimento avvengono esclusivamente tramite i dialoghi. Non c’è una trama o una storia vera e propria dietro al film ma piuttosto un’idea o per meglio dire un personaggio e la sua idea, questo è insieme il più grande pregio e il più grande difetto del film che da una parte riesce nonostante questa semplicità a narrare la figura del genio di Cupertino e la sua crescita e maturazione nel tempo, ma dall’altra ci regala un film totalmente dialettico che potrebbe non soddisfare tutti gli spettatori. Jobs ci viene raccontato attraverso il tempo, con l’intelligente escamotage delle presentazioni dei suoi prodotti, dai suoi rapporti, dai suoi dialoghi, dai suoi gesti e comportamenti e da come tutto questo si evolve e modifica nell’arco temporale attraversato. Un modo geniale di raccontare un personaggio già appartenente alla storia pur essendo così vicino a noi, evitando il facile errore di cadere nell’omaggio o nel banale racconto della sua vita passo dopo passo, ma riuscendo comunque (e anche molto bene) a farci entrare nella testa di Steve Jobs, a farcelo conoscere in prima persona causando nello spettatore reazioni non sempre positive nei confronti del genio di Cupertino ma piuttosto rendendoci possibile farci una nostra personale idea dell’uomo e non solo delle sue idee. Una conferma importante per Aaron Sorkin che dopo la già ottima prova con The Social Network si dimostra forse il miglior sceneggiatore in grado di raccontare le menti tecnologiche che hanno contraddistinto la nostra contemporaneità.

    Danny Boyle risulta quasi oscurato da Sorkin e orchestra silenziosamente l’opera, quasi invisibile per la maggior parte del film ma saltuariamente presente in maniera marcata ed evidente, una tecnica adatta per lasciare il campo ai tanti dialoghi piuttosto che alla macchina da presa ma senza per questo risultare troppo sterile da un punto di vista registico.

    Il cast stellare completa l’opera , composto interamente da attori di primo livello che ci regalano dei personaggi con cui non è difficile entrare sin da subito in empatia. Michael Fassbender nonostante la non evidente somiglianza fisica, si cala perfettamente nel personaggio tratteggiandolo con gestualità ed espressioni e regalandoci una figura difficile ma al tempo stesso affascinante, un compito non semplice ma che conferma ancora una volta le grandissime qualità dell’attore tedesco, non a caso candidato all’Oscar come miglior attore protagonista proprio per questa sua interpretazione. Accanto a lui spicca la sempre presente e pronta Joanna Hoffman di Kate Winslet, profonda e introspettiva nella sua semplicità tanto da guadagnarsi anche lei una candidatura all’oscar come miglior attrice non protagonista per il ruolo.

     

    Voto: 7,5

    Luca Silvestri

    Anno: 2016

    Regia: Danny Boyle

    Durata: 122 minuti

    Sceneggiatura: Aaron Sorkin

     

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