Tygers Of Pan Tang: la tigre ruggisce ancora! live report @ Jailbreak

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    TYGERS OF PAN TANG
    live @ Jailbreak Live Club, Roma
    – giovedì 26 febbraio 2015 –

    Nel panorama musicale ci sono band che pur non avendo raggiunto il successo planetario, hanno sicuramente lasciato un segno indelebile in tutti quelli della mia generazione (ma non solo in loro) che hanno assistito alla nascita, la crescita e lo sviluppo dell’heavy metal, assaporando passo dopo passo anche i più piccoli dettagli. E’ il caso dei Tygers Of Pan Tang, un nome che è una leggenda nell’Olimpo Metal e che lo Jailbreak di Roma ha avuto il piacere di ospitare il 26 febbraio, in un’incandescente serata all’insegna delle sonorità della N.W.O.B.H.M. (New Wave of British Heavy Metal – n.d.r.).

    Messerschmitt
    Il compito di riscaldare l’ambiente è affidato ai Messerschmitt, storico gruppo dell’underground romano, formatosi nei primi anni ‘80 e che dopo un lungo periodo di silenzio, è recentemente tornato con prepotenza in pista. Il loro sound ripropone quello che è e che deve essere lo spirito del metal più classico: massicci, granitici, un rullo compressore che va dritto per la sua strada senza mai voltarsi indietro.
    Nel breve tempo a loro disposizione hanno messo in mostra la loro potenza di fuoco e come il famoso cacciabombardiere tedesco hanno colpito dritto nel segno senza sbagliare un colpo, con pezzi come “Kamikaze” o “Heavy Metal Fighter”, grazie ai riff aggressivi delle chitarre di Fabrizio Appetito e Francesco Ciancaleoni, supportati nel loro attacco dalla panzer-division composta da Mario Ghio (basso) e Luca Federici (batteria), dei veri combattenti. Insomma un’azione combinata che dà ottimi risultati, grazie anche all’apporto della nuova recluta, visto il suo recente arruolamento, Flavio Falsone (voce) che ben si adatta ai piani di battaglia del combo capitolino e che ho visto più maturo rispetto agli ultimi live con l’altro suo progetto Whisperz, anche se a mio giudizio, se posso permettermi, ha bisogno ancora di un po’ di esperienza (il che non guasta mai) per arricchire il suo bagaglio, ma il tempo, vista la sua età, è dalla sua parte.
    Un’ottimo inizio di serata.

    Setlist: “Blood and Tears” – “Resurrection” – “Kamikaze” – “Heavy Metal Fighters”

    Lipstick
    Sul palco salgono ora i Lipstick, giovane formazione romana che molto spesso abbiamo visto calcare le scene nei vari club della città eterna. Questa sera la loro presenza qui ha un significato speciale: oltre ad aprire ad una mitica band come i Tygers Of Pan Tang, oggi è anche il compleanno del loro batterista Arizona “Hurricane” Bob. Quale miglior modo per festeggiarlo?
    In più occasioni ho avuto modo di assistere a delle buone performance da parte loro, frizzanti ed adrenaliniche, ma questa volta, con tutto l’affetto che ho per i singoli componenti, devo dire che sono rimasto un po’ deluso. Aldilà degli inconvenienti tecnici che hanno caratterizzato la loro esibizione (ah, maledetta tecnologia wireless!), in effetti non ho visto il gruppo carico come al solito, fornendo così una prova poco intensa e priva di emozioni, che non ha dato quella sferzata di energia alla quale ci avevano sempre abituato.
    Nonostante il drumming serrato di Bob, l’irruenza del basso di Andrew Simmons, la “rabbia” (forse più dovuta però ai problemi di cui sopra) della chitarra di Arkady Camelot e gli acuti pungenti della voce di Paul McEvil, non ho provato quella sensazione di entusiasmo che si ha in un concerto rock (o metal nel caso specifico). Il loro approccio non molto convinto ha dato così poco risalto all’inedita “Mistress” e fatto passare un po’ in secondo piano anche l’ingresso in scena di Flavio Falsone (Messerschmitt), ospite nella finale “Nightwolf” per duettare con un poco determinato Paul. Peccato! Cose che comunque accadono: anche le squadre più forti alle volte giocano male. Si rifaranno la prossima volta.

    Setlist: “Dancing” – “Savage” – “Mistress” – “Nightwolf”

    Sixty Miles Ahead
    E’ il turno ora del gruppo di supporto ufficiale dei Tygers of Pan Tang in questo tour: tocca ai Sixty Miles Ahead. Ho visto la band milanese più volte negli ultimi anni, sovente proprio a supporto dei Tygers (una sorta di abbonamento il loro) e mi hanno sempre colpito positivamente per la loro attitudine di veri rockers.
    Ed anche questa volta non hanno deluso le aspettative, dandoci ancora una volta un saggio delle loro qualità. Le loro sonorità si discostano leggermente dal tema della serata, più improntata sul metal anni ’80, infatti i Sixty Miles Ahead fondono il classico hard&heavy con la modernità dell’alternative metal, creando una miscela esplosiva che li fa spaziare in quei territori esplorati da gruppi come Hardcore Superstar oppure Alter Bridge, ma sempre strizzando l’occhio a capisaldi del calibro di Motley Crue o gli Europe degli anni 2000.
    La band si presenta con “Polite Conversations” prendendo possesso della scena in maniera autoritaria, mettendo in mostra la capacità di saper tenere il palco con un atteggiamento sicuro e sfrontato, come dovrebbe avere chi suona rock’n’roll. Il loro è un pugno nello stomaco, un sound non dalle particolari elaborazioni, ma diretto e senza fronzoli che colpisce senza pensarci su, molto coinvolgente e trascinante, come ad esempio in brani tipo “Not Suppose to Crawl” o “Under My Skin”, con un Sandro Casali che travolge lo spettatore con la sua voce grintosa e la sua vitalità: un frontman di razza.
    Le loro innata voglia di fare rock trova il giusto compromesso tra tecnica e passione nella chitarra di Fulvio Carlini, un punto di riferimento per i loro arrangiamenti così energici, senza tralasciare però la giusta dose di bravura che Fulvio mette nei suoi riff rocciosi e negli assoli graffianti.
    Oltre agli estratti dal loro primo ep, “Blank Slate”, presentano in scaletta anche pezzi del full lenght “Millions of Burning Flames”, come “Split Personalities” o “Unfaithful Confessions”, oltre al nuovo singolo “Forget” e l’inedita “All My Fears”, che sarà pubblicata sul nuovo album di prossima uscita.
    Sul palco, ad affiancare il batterista Luca Caserini, troviamo al basso Andrea Vergori (brillante polistrumentista, già tastierista in altri progetti quali Bouncing The Ocean, Wheels Of Fire e Liquid Shadows), temporaneamente in forze con loro esclusivamente per questo tour. Decisamente un valido innesto per una band di questo calibro.
    La conclusione è affidata a “Reach My Destination” a me particolarmente cara perché nel video ufficiale compaio anch’io. Ma questa è un’altra storia.
    Quel che è certo è che i Sixty Miles Ahead sono una band che sa come infiammare il pubblico.

    Setlist: “Polite Conversations” – “Not Suppose to Crawl” – “Millions of Burning Flames” – “All My Fears” – “Under My Skin” – “Forget” – “Split Personalities” – “Unfaithful Confessions” – “Reach My Destination”

    Tygers Of Pan Tang
    Tutto è pronto ora per accogliere i protagonisti assoluti della serata: i Tygers Of Pan Tang. Già prima del concerto (ma anche subito dopo) i fan hanno avuto modo di incontrare, conoscere e scambiare qualche parola con loro, persone veramente disponibili che non si atteggiano assolutamente a divi e con i quali è un immenso piacere poter condividere una serata così.
    Il pubblico, nel frattempo, è andato crescendo di numero, segno che la band inglese (almeno per quattro quinti) ha molti affezionati nel nostro paese e poi diciamoci la verità: questo era un appuntamento assolutamente da non perdere e soprattutto era un dovere, per chi ama l’heavy metal, rendere omaggio a questo gruppo storico.
    Probabilmente Robb Weir & Co. qualche brividino devono averlo provato vista la calorosa accoglienza che noi tutti gli abbiamo riservato al loro ingresso, ma l’emozione scorre anche nelle nostre vene, consci di avere davanti un monumento della musica metal.
    L’avvio è di quelli scoppiettanti: “Gangland” è una scossa che ci elettrizza e che fa scattare l’headbanging sotto il palco. Robb Weir (chitarra) piroetta come un ragazzino, il tempo sembra non essere mai passato da quel lontano 1978 quando lui stesso formò la band, lo spirito è rimasto lo stesso: non importa che l’età anagrafica avanzi, il metal mantiene giovani!
    Jacopo Meille ci saluta cordialmente, felice di poterlo fare nella sua madrelingua: “Fino a che non pronuncio il titolo della prossima canzone loro non partono… sono in mio potere” – ci dice. Guardandolo da vicino il suo look ed alcuni atteggiamenti ricordano molto quelli di un certo Robert Plant, tra l’altro Jacopo è anche cantante in una tribute band proprio dei Led Zeppelin (i Norge – n.d.r.) e, tralasciando l’aspetto fisico, è senz’altro la sua grande vocalità che più ci colpisce, degno successore di un suo illustre predecessore (John Deverill – n.d.r.) ed ormai meritatamente in pianta stabile nei Tygers da più di dieci anni.
    Man mano ci presenta canzoni che hanno fatto un epoca: da “Take it” a “Rendezvous”, tanto per citarne alcune, passando per “Never Satisfied”, ed arrivare al magnifico medley “Paris by Air + Rock’n’Roll Man + Euthanasia”. Ogni brano è un capitolo della loro vita musicale e noi la stiamo ripercorrendo con loro. Ogni singolo pezzo è una vetrina nella quale il talentuoso Micky Crystal può far sfoggio della sua abilità chitarristica, sfornando assoli su assoli di pregevole fattura.
    La contagiosa simpatia del batterista Craig Ellis, una vera forza della natura, unita all’esuberante dinamismo del bassista Gav Gray, costituiscono quell’irrefrenabile sezione ritmica che accompagna senza sosta la loro performance e che, spingendo sull’acceleratore, scatena ancora una volta l’headbanging frenetico di tutta la platea: è il momento di “Hellbound”.
    La “zampata” finale è affidata prima a “Keeping Me Alive”, tratto dal loro ultimo album “Ambush” che “Ormai comincia ad essere vecchiotto” – come ci dice lo stesso Jacopo – “ma prossimamente…” (vedremo se manterranno la promessa), per concludere poi la loro setlist con “Love Potion No.9”, forse la canzone di maggior successo nella loro produzione, ma per noi della vecchia guardia la meno apprezzata già all’epoca, forse perché la ritenevamo troppo commerciale rispetto ai loro e ai nostri standard.
    Ma va bene così, per una sera siamo tornati indietro a trent’anni fa e ci siamo ritrovati a rivivere l’epoca d’oro del metal grazie alla Erocks Production e allo Jailbreak, ma soprattutto abbiamo potuto vedere che la Tigre è tornata a ruggire!

    Setlist: “Gangland” – “Take It” – “Rock Candy” – “Rendezvous” – “Love Don’t Stay” – “Never Satisfied” – “Raised on Rock” – “She” – “Medley: Paris by Air + Rock’n’Roll Man + Euthanasia” – “Don’t Stop By” – “Insanity / Suzie Smiled” – “Don’t Touch Me There” – “Hellbound” – “Keeping Me Alive” – “Love Potion No.9”

    Rockberto Manenti

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