Le rubriche di RomaDailyNews - OPS - Opinioni politicamente scorrette - di Arrigo d'Armiento

Caro Romano, Israele è antipatico perché ha vinto

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    Sergio Romano, in risposta sul Corriere della sera alle critiche di Sergio della Pergola a un articolo dell’ex ambasciatore su “Gli ebrei in Europa e lo Stato d’Israele”, replica: “Se non cercassi di capire perché certi sentimenti di ostilità verso l’ebraismo sono più visibili oggi di quanto fossero, per esempio, dieci o vent’anni fa, dovrei giungere alla conclusione che l’antisemitismo è un incancellabile peccato originale del cristianesimo.

    “E dovrei smetterla di occuparmi di storia, una disciplina che serve a capire i mutamenti, non a sostenere banalmente che non c’è mai nulla di nuovo sotto il sole. In una nota apparsa sul Corriere del 17 marzo, il consigliere dell’Ambasciata d’Israele sembra pensare che ogni tentativo di comprendere storicamente l’antisemitismo equivalga a una giustificazione del fenomeno. A me sembra invece che niente nuoccia a una persona o a un popolo quanto la rinuncia a comprendere le ragioni delle critiche di cui è oggetto. (…)

    “Israele – conclude Romano – ha un forte interesse a chiedersi perché abbia perduto in questi anni una parte non piccola del capitale di simpatia che aveva accumulato nei primi decenni della sua storia”.

    Romano ha ragione, sono d’accordo. Ma lui invita Israele a chiedersi perché è diventato antipatico. La risposta è semplice: Israele è diventato antipatico perché ha vinto e continua a vincere. Finché gli ebrei erano le vittime del nazismo, tutti gli europei, compresi quelli convertiti in fretta dalla sconfitta nella guerra hitleriana, si mostravano vicini a chi aveva tanto sofferto. Ma quando Israele ha vinto tutte le guerre contro chi lo aveva attaccato, gli ebrei sono diventati antipatici.

    Se cento razzi vengono lanciati, con scarsa mira ma seri danni, da Gaza verso Israele, nessuno protesta. Se Israele usa i mezzi che ha per impedire il lancio di altri razzi, molti europei protestano. Il motivo è sempre lo stesso: stanno con Davide finché viene perseguitato da Golia, ma lo odiano quando con la fionda abbatte il gigante. E poi, è tanto gratificante, consolante disprezzare chi ha successo, attribuendogli la causa del proprio fallimento.

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