Ainis: in Italia il treno dei diritti è sul binario morto

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    L’Italia è il paese dei diritti, più che del diritto, forse per sfottere Mazzini che ne voleva fare il paese dei doveri. Ma anche sui diritti, lasciando per carità di patria il tema spinoso del diritto, i politici fanno più chiacchiere che fatti. Lo rileva il costituzionalista Michele Ainis sul Corriere della sera di oggi.

    Il governo di Matteo Renzi, scrive Ainis, “corre come un treno, ma sul binario dei diritti la locomotiva è ferma in galleria. Tuttavia i passeggeri non rimangono appiedati, perché montano a bordo di un treno giudiziario. Stazione d’arrivo: Strasburgo, dove ha sede la Corte europea dei diritti dell’uomo. La sentenza che ci impone il riconoscimento delle unioni gay è solo l’ultima d’una lunga filastrocca. In precedenza siamo finiti in castigo o per eccesso di diritto (con le due pronunzie del 2011 e del 2013, contro il reato di clandestinità e contro il sovraffollamento carcerario) o per difetto (da qui la sentenza del 2014 sul diritto d’attribuire ai figli il cognome della madre, nonché la condanna del 2015 perché l’Italia non punisce il reato di tortura). Ma i viaggiatori partono da Roma, dove c’è un doppia stazione ferroviaria. Alla Cassazione, che ha appena sancito il diritto di cambiare sesso senza subire mutilazioni genitali. E alla Consulta, che l’anno scorso demolì la legge Fini-Giovanardi sulle droghe, mentre dal 2010 denuncia anch’essa la mancanza di ogni disciplina sulle coppie omosessuali. E la politica? Continua a contemplare il vuoto. Quello sul diritto d’asilo, per esempio: la Costituzione evoca una legge, dopo 68 anni stiamo ancora ad aspettarla. Lo ius soli , per fare un altro esempio: ovvero la cittadinanza ai figli degli immigrati regolari, un’altra promessa fin qui disattesa dal governo. Il testamento biologico: regolato negli Usa non meno che in Europa, mentre in Italia l’idea di regolarlo è deceduta insieme a Eluana Englaro. Né più né meno della legge sull’omofobia: approvata dalla Camera nel settembre 2013, desaparecida al Senato. Sarà per questo che la riforma costituzionale, nella sua ultima versione, amputa le competenze legislative del Senato sui temi etici. In queste faccende, la regola parlamentare è l’incompetenza. Tanto c’è sempre la competenza giudiziaria, che in 11 anni ha macinato 33 sentenze sulla fecondazione assistita, riscrivendo l’intera normativa”. (…)

    Da cosa dipende, si chiede Ainis, il protagonismo della magistratura? (…) Questa la risposta, su cui non si può non essere d’accordo: “l’interventismo dei giudici italiani deriva dall’assenteismo dei politici italiani, dall’horror vacui che regola la vita delle istituzioni. E in Italia il vuoto normativo deriva a sua volta dal potere interdittivo d’un alleato di governo o una corrente del partito di governo che sposa posizioni integraliste”.

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