Brexit, comincia la disgregazione dell’UE?

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    brexitA guardarli in faccia i trettrè inglesi non sembrano molto perpiscaci. E’ Brexit, ok, ci vorranno un paio d’anni di trattative, state sereni e tutto il resto, ma è meglio dirselo chiaramente: gli amici Tories stavolta l’hanno fatta grossa. Cameron ha partorito la bestia, Johnson l’ha nutrita e Farage ci ha ballato intorno la sua deprecabile danza populista. Il primo si è pentito a metà strada, ha intuito di essere decisamente andato fuori tema, ha provato a recuperare, fallendo miseramente e ora si dimette, ma può star sicuro che i compatrioti lo malediranno ogni volta che faranno i conti (e accadrà spesso nei prossimi mesi) col ghigno duro di Herr Schauble che sta già scrivendo il conto di uscita per la perfida Albione.

    Gli Inglesi devono capire due cose: l’etica protestante tedesca rende i teutonici allergici ai paraventi e se a Londra si pensa di negoziare accordi commerciali vantaggiosi con l’UE a trazione tedesca ossia continuare a godere dei benefici commerciali e finanziari del libero scambio continentale, senza pagare il costo dell’integrazione comunitaria, si sbagliano di grosso. I tedeschi sono decisi a fargliela pagare, se non altro per dimostrare che l’Exit non conviene, altrimenti sbraga tutto. Secondo grosso problema per i sudditi di Sua Maestà sono le ire scozzesi e nord irlandesi: Sinn Feinn e il partito nazionalista scozzese (Scottish National Party) già minacciano referendum per la secessione dal Regno Unito, dato che i loro cittadini hanno votato in modo significativo per il Remain.
    Anche a Berlino, Frau Merkel è preoccupata: l’anno prossimo si vota per le presidenziali in Francia e, per una infelice combinazione storica, il potere è in mano ad un uomo dalla “limitata perspiscacia” come Hollande, uno che si è fatto beccare mentre andava dall’amante in motorino, un presidente che, pur essendo socialista, sta affrontando uno scontro all’ultimo sciopero contro le masse operaie sindacalizzate, un leader che ha dimostrato una inusitata debolezza ed incertezza nel gestire la minaccia terroristica, come, purtroppo, tutti sappiamo.
    A casa Le Pen già sognano una Francia nazionalista e fuori dall’Unione (cosa che ne sancirebbe la fine) e magari anche di riprendere i bacini carboniferi della Saar e della Ruhr in una inedita riedizione della guerra franco prussiana del 1870.
    Anche in Spagna hanno i loro problemi: si deve rivotare e la Catalogna potrebbe seguire la via indipendentista sulla scia della Scozia e dell’Irlanda.
    E Renzi?
    Renzi, ammesso che sopravviva ad ottobre ed alla propria sempre più velleitaria sicumera, farebbe bene a capitalizzare la rendita di posizione politica che gli deriva dalla Brexit: ora, più che mai, Merkel e Schauble devono ascoltarlo e con la Francia che pencola e la Spagna senza una chiara maggioranza politica, il peso specifico dell’Italia è al suo massimo storico, anche se non per meriti nazionali.
    Come sempre ogni crisi presenta delle opportunità, a patto però che qualcuno le intraveda e sia pronto a coglierle.

    Cosimo Benini

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