Lazio in gol, poi ha paura e si sveglia troppo tardi

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    MIRO KLOSE

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    Lulic segna subito, al 2′, con un bel gol su respinta di Astori dopo il secondo calcio d’angolo conquistato dalla Lazio. I biancazzurri, convinti di aver ormai vinto la partita, smettono di giocare, si mettono a guardare, hanno paura della reazione viola, forse hanno paura di vincere, non fosse mai che vincere porti jella, e ne prendono tre in poco tempo: al 31′ Vecino, al 40′ Bernardeschi e al 45′ Tello. Finisce il primo tempo e appare finita pure la partita. Se i laziali non sono riusciti a reagire in 43 minuti, quelli seguiti al gol di Lulic, è inutile sperare in un miracolo nella ripresa.

    La ripresa comincia e va avanti per un po’ come nel primo tempo: difesa distratta, assente, rifugiata vicino a Marchetti, ma non per aiutarlo, per farsi aiutare. Il centrocampo nessuno l’ha visto, nonostante i diversi appelli di Simone Inzaghi alla Sciarelli. Onazi fa onestamente il suo gioco, un po’ povero ma lo fa. Cataldi, che qualcuno si ostina a considerare un degno sostituto di Biglia, appare fuori posto, indeciso, timoroso, quando riesce a prendere la palla si sbriga a cederla a Candreva sperando che almeno lui sappia che cosa farne. Invano, perché Candreva appare un po’ spento.

    Al 60′ Inzaghi si decide a togliere Cataldi sostituendolo con Milinkovic-Savic e le cose migliorano un po’. La squadra si muove meglio, anche perché i viola sembrano appagati, sicuri che dagli avversari non avranno mai problemi. Ma sbagliano i conti. I biancazzurri improvvisamente si mettono a correre, Candreva è sostituito da Felipe Anderson che pare finalmente abbia voglia di giocare. E proprio quando la Lazio sembra resuscitata, arriva il quarto gol viola, che fa nera la Lazio e dipinge di rosso il volto dei difensori, ancora una volta distratti, assenti, timorosi, lenti. E’ ancora Vecino che sfrutta il ping pong con Mati Fernandez per fare secco Marchetti.

    Sul 4-1 al 70′ la partita è proprio finita. E invece no, finalmente i biancazzurri si impegnano a assediare la porta di Lezzerini. I viola non ce la fanno più e pensano che sia cosa buona e giusta atterrare Lulic in area. Felipe Anderson dà il pallone a Miro Klose che glielo restituisce. Poi s’arrende alle urla del pubblico che vuole un gol, l’ultimo con la maglia biancoazzurra, dal campione tedesco-polacco. Klose non sbaglia: portiere da una parte e pallone dall’altra. E Miro raggiunge Pandev nella classifica dei gol segnati da uno straniero con la maglia biancoazzurra.

    I laziali improvvisamente credono nel miracolo e riprendono a assediare Lezzerini. Inzaghi fa entrare Stefano Mauri, che difficilmente indosserà ancora la maglia biancoazzurra, al posto di Onazi, onesto pedatore mai domo, che un paio di volte ha provato a tirare in porta senza fortuna. Anche Milinkovic-Savic fa lo stesso, sfiorando la traversa. Ma ormai è tardi. Si fossero svegliati prima, chissà, i laziali avrebbero potuto tentare addirittura di vincere.

    Adesso la Lazio dice addio al campionato, l’Europa l’aveva già salutata, e Lotito deve inventarsi una nuova squadra, cominciando dall’allenatore e da sostituti per Klose, ma anche per Candreva e Biglia, che da tempo cercano una via di fuga. Inzaghi ha fatto quel che ha potuto, non merita troppe critiche. Ma è certo che un nuovo allenatore, fosse pure Mourinho, senza giocatori decenti potrà fare ben poco.

    Ard

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