Pirelli. Tronchetti Provera: “Cuore e testa resteranno in Italia”

Più informazioni su

    Marco Tronchetti Provera

    Marco Tronchetti Provera

    Lo afferma il presidente e amministratore delegato Marco Tronchetti Provera in una intervista al Corriere della Sera. La scelta di China National Chemical Corporation “era la migliore per la Pirelli“.  

    Sottolineando che “cuore e testa resteranno in Italia”. Il futuro capo operativo della newco italo-asiatica prende le distanze dal “nazionalismo di maniera che parla con superficialità di politica industriale”. E anche dalla retorica del “piccolo è bello, che ha fatto andare via i grandi”. “ChemChina – spiega – si è dimostrata molto aperta nel considerare un valore il radicamento di uomini e tecnologie in Italia, valore che è stato garantito con apposite clausole negli accordi”, “questa è un’operazione che rende Pirelli più forte, ne ribadisce il radicamento e rafforza il molo del management. Continuiamo a guidare noi, portando avanti i piani di sviluppo stabili ti e senza alcun rischio per l’occupazione, ne in Italia ne negli stabilimenti esteri”.

    E sottolinea: “Se guardo fuori dall’Italia vedo che le case automobilistiche vanno a produrre in Gran Bretagna, in Germania e in Spagna. Solo ultimamente, per fortuna, Fca ha ripreso a creare posti di lavoro. Perché queste difficoltà in Italia? La risposta non può essere certo un nazionalismo di maniera che parla in modo superficiale di politica industriale”. Secondo Tronchetti Provera “in Italia è mancato un progetto per il futuro dell’industria. Oggi abbiamo la possibilità di diventare il Paese delle opportunità per gli italiani e gli stranieri. Se abbiamo perso competitività per molti anni è proprio perché le scelte di politica industriale del passato hanno impoverito il Paese. Per decenni abbiamo sentito dire che piccolo è bello, ma il piccolo per crescere ha bisogno della dimensione, che porta a ragionare in grande tutti gli attori del mercato creando una società più aperta. L’Italia invece non ha creato le condizioni per attrarre i grandi e per far crescere le aziende medie. Quando un’azienda decide di uscire dall’Italia ci si dovrebbe chiedere perché. Certo, a pensarci i ‘lacci e lacciuoli’ invocati da Guido Carli, erano nulla. Oggi c’è un nodo gordiano, di cui ha beneficiato chi conosceva le scorciatoie per evitare i nodi e la corruzione è dilagata. Troppo spesso, di fronte a un problema, si è fatta una nuova legge senza guardare a quelle che andavano eliminate perché la nuova potesse funzionare. E tutto è diventato sempre più complesso”.

    Più informazioni su