Roma 2024, Olimpiadi No Grazie

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    raggimalagòRoma non ha bisogno delle Olimpiadi, sono un boomerang pauroso e questo il sindaco Raggi lo ha capito benissimo. I romani un po’ meno, a giudicare da quel che si legge in giro, e la stampa incalza il Campidoglio sul tema. La Raggi farebbe quindi bene a chiudere la questione in modo definitivo e non a rinviare a futuri incontri con il Coni la scelta finale. Certo si tratterebbe di una marcia indietro rispetto alla scelta effettuata dalla precedente consiliatura capitolina con una mozione del Consiglio Comunale del 2015, ma le ragioni dell’immagine cedono il passo di fronte ai numeri e ad una semplice domanda: può una città tecnicamente fallita organizzare e gestire un evento come questo?
    La risposta sta nei precedenti storici: c’è un ottimo dossier dei Radicali (http://referendumroma2024.it/wp-content/uploads/2016/02/DossierOlimpiadi_NEW.pdf) liberamente consultabile che analizza, fra l’altro, la serie storica dei costi totali (incluse opere ed infrastrutture) delle Olimpiadi dal 1968 in poi.

    I Radicali sostengono la necessità di un referendum locale sulla candidatura, ma il loro rapporto parla chiaro. Le Olimpiadi costano un sacco di soldi, nel caso di Roma circa 10 miliardi, il 70% dei quali per infrastrutture di servizio (trasporti) e per le infrastrutture sportive. La ripartizione fra investimenti pubblici e privati sarebbe del 50% quindi alle casse pubbliche nel loro complesso toccherebbe sborsare circa 5 miliardi di euro.
    Molti degli interventi previsti, presentati nella pianificazione elaborata dal Coni, presso il quale è stato istituito il comitato promotore per la candidatura di Roma, sono già previsti nella pianificazione urbana già approvata dal Comune, poi ci sono gli extra ossia le opere dedicate ai Giochi, per circa 1,7 miliardi di euro.
    Alcuni interventi non partiranno mai, per motivi di bilancio (lavori su via del Mare-via Ostiense), altri sono fermi o in ritardo (Metro C e completamente anello ferroviario), altri partiranno se Roma presenterà la sua candidatura e vincerà (la decisione è attesa a metà del settembre 2017).
    Il Governo ha fatto sapere che erogherà 2 miliardi (in tranche separate) nel corso del periodo 2017-2024, coprendo meno del 50% della quota di investimenti pubblici previsti. E il resto da dove dovrebbe arrivare?
    Da mutui e prestiti, ovviamente, fatti con le principali banche nazionali o con la Cassa Depositi e Prestiti, finanziamenti che hanno un costo (interessi) che i Romani e (forse) gli Italiani dovranno sobbarcarsi, attraverso un aumento delle imposte, in primis quelle locali. Che però a Roma sono già ai massimi storici e servono principalmente a finanziare il pagamento degli interessi del debito monstre del Comune, una parte del quale include ancora i rimborsi per gli espropri che furono necessari a realizzare le opere infrastrutturali per le Olimpiadi del 1960.

    Insomma, sarebbe un paradosso. Ma se non bastasse la mesta situazione dei conti capitolini, maggior effetto di persuasione dovrebbe sortire la serie storica dei saldi finanziari delle Olimpiadi dal 1968 in poi che ci dice alcune cosette di una certa rilevanza. Primo, il budget finale è sempre maggiore di quello iniziale. Secondo, in alcuni casi l’aumento è stellare e la cifra finale è un multiplo di quella iniziale. Terzo, un’Olimpiade costa mediamente molto di più, anche ragionando in termini di aumento dei costi previsti, di qualunque altro super evento. Infine, la storia ci insegna anche che sono sempre i cittadini della città ospitante a dover coprire gli extra costi con un aumento del fisco locale: un esempio su tutti, senza scomodare Atene 2004, è quello di Barcellona ’92 che è costata ai cittadini catalani 1,7 miliardi di euro di maggiori tasse locali.
    L’aumento dell’occupazione, invece, è mediamente transitorio e solo una piccola percentuale dei posti di lavoro creati sopravvive alla fine dell’evento, certamente meno del periodo di tempo necessario a diluire nella fiscalità locale gli extra costi delle Olimpiadi.
    Secondo i dati raccolti dai Radicali nel loro dossier, a cinque anni dalla conclusione delle Olimpiadi i posti di lavoro generati da esse e ancora attivi sarebbero meno di 5000, su un totale complessivo di 30000 che quantifica l’aumento dell’occupazione generato da tutta la vicenda.

    I miei (due) lettori concorderanno con me che le Olimpiadi sono un’avventura quanto meno incerta e certamente sconsigliabile ad una città in grave affanno come Roma, anche solo volendo limitarsi al tema dei costi e senza neanche sfiorare altre tematiche come la sostenibilità ecologico-ambientale (afflusso di turisti e aumento dei rifiuti che, al momento, sono il problema principale della Giunta), aumento del traffico veicolare, aumento del rischio sicurezza e via discorrendo.

    Cosimo Benini

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