Barriere Curve. D’Angelo: “Il nostro dovere è riportare le famiglie e i bambini allo stadio”

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    Lo ha detto il questore di Roma, Nicolò D’Angelo, nel suo intervento all’incontro ”La legalità rompe le barriere. Lo stadio Olimpico tra presente e futuro”, nell’Aula magna del Rettorato dell’università La Sapienza.

    La legalità rompe le barriere. Lo stadio Olimpico tra presente e futuro'', nell'Aula magna del Rettorato dell'università La Sapienza

    La legalità rompe le barriere. Lo stadio Olimpico tra presente e futuro”, nell’Aula magna del Rettorato dell’università La Sapienza

    “All’Olimpico abbiamo fatto una cosa semplice: abbiamo applicato le regole che già esistono, forse in modo rigido. E non è affatto un risultato acquisito ma un percorso che dovrà continuare con la collaborazione di tutti”. Il questore ha poi aggiunto: “Credo e sono convinto che il nostro compito è aiutare la crescita sportiva, il nostro dovere è riportare le famiglie e i bambini allo stadio, dove possano crescere con i valori dello sport. Conosco solo un modo per vincere sfida sicurezza: il gioco di squadra sotto la stendardo della legalità”.

    Per il questore “le vere barriere sono la prepotenza dell’appropriamento del territorio, l’odio per tutto ciò che è diverso, il disprezzo per l’avversario, il rifiuto di ogni regola fino al disconoscimento di tutte le istituzioni”. Infine D”Angelo ha ricordato che se “abbiamo iniziato questo discorso con lo stadio Olimpico, forse in modo anche un po’ traumatico e dopo una tolleranza arrivata al livello di guardia, dobbiamo ringraziare il Coni e le due societa”, Roma e Lazio, oltre al presidente della Figc e della Lega calcio”.

    Al convegno era presente anche Luciano Spalletti che ha cercato di sdrammatizzare con una battuta: “C’è solo un momento in cui è permesso fare barriere: quando tira le punizioni Totti”. Il mister ha aggiunto: “Capisco i controlli e la sicurezza ma bisogna anche capire che gli stadi sono vuoti e serve una soluzione alternativa”.

    Parlando delle misure di sicurezza, l’allenatore giallorosso ha raccontato un aneddoto: “Noi sappiamo quello che succede al di fuori dello stadio e ci crea problemi. Un calciatore, una volta, mi è venuto a dire che non era in sintonia con le mie regole, in quel caso si trattava di non usare il cellulare nello spogliatoio. Lui mi diceva di avere un grosso problema: aveva i figli per strada e non si sentiva tranquillo finchè non sapeva che erano seduti dentro lo stadio. I giocatori vogliono sapere prima di entrare in campo che i loro figli sono al loro posto, hanno il timore e non riescono a giocare tranquilli. Allora ho concesso questa possibilità”, ha concluso Spalletti.

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