Curve divise, come danneggiare il calcio

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    Mentre l’estate dei tifosi italiani si infiamma per le voci che si rincorrono sul calcio mercato, quelli di Roma e Lazio si affrettano a controllare che il loro posto in curva non sia stato eliminato nell’indifferenza generale. Le curve Sud e Nord dello stadio Olimpico, a partire dalla stagione 2015-2016 saranno divise in due mini-settori (Curva Sud Centrale Destra: settori 18 e 19; Curva Sud Centrale Sinistra: settori 20 e 21; Curva Nord Centrale Destra: settori 46 e 47; Curva Nord Centrale Sinistra: settori 48 e 49) e alcuni posti saranno sacrificati per ridurne la capienza. A prendere la decisione le Autorità preposte all’Ordine ed alla Sicurezza Pubblica, che evidentemente, allarmate dai numerosi problemi causati dalle due tifoserie romane, hanno deciso di assumere una posizione decisa e radicale. Peccato che, nella fretta di intervenire, lo abbiano fatto nel modo più inutile e dannoso.

    Innanzitutto inutile, perché non è all’interno delle curve che si verificano problemi di ordine pubblico, e di certo l’innalzamento di una barriera che le divide a metà non servirà a limitare gli scontri, che puntualmente avvengono all’esterno dello stadio o comunque tra settori in cui le tifoserie avversarie si trovano a contatto. I tifosi lo sanno che nelle partite di maggiore tensione (vedi i derby) è più sicuro stare in curva che in distinti o in tribuna; peccato che non lo sappia anche il Prefetto Gabrielli. È evidentemente più facile colpire il cuore del tifo, quella zona dello stadio che tradizionali luoghi comuni dipingono come malfamata e violenta. Chi non ama lo sport, chi non conosce lo stadio, immagina le curve come raccoglitori di delinquenti, responsabili dei numerosi episodi di violenza legati al mondo del calcio. Ma le autorità dovrebbero conoscerlo lo stadio, dovrebbero saperlo che questa divisione non può in alcun modo limitare i problemi di ordine pubblico.

    Ma poi c’è anche il danno; danno per il tifo e per i tifosi. Suona strano a dirlo, perché il clima generale è quello dell’indifferenza, e in fondo non interessa a nessuno che i tifosi vengano penalizzati. A subire il danno, per primi, tutti quelli che, dopo aver deciso di rinnovare il proprio abbonamento a scatola chiusa, si trovano adesso a dover rinunciare al proprio posto. Magari un posto storico, quello in cui si siedono da anni; per alcuni quello del primo abbonamento in curva, per tutti quello legato agli infiniti ricordi. Ricordi di sconfitte amare, di vittorie memorabili, di amici scombinati, di una passione un po’ folle che oggi è messa a dura prova. E poi c’è il danno per tutti gli altri. Anche loro abbonati sulla fiducia, abituati a seguire i novanta minuti più intensi di tutta la settimana in piedi, il più delle volte in un posto che non è quello segnato sul biglietto. È vero, è così; forse non dovrebbe esserlo ma la realtà è che tradizionalmente in curva ognuno si siede –si fa per dire- nel posto in cui vuole: dove sono gli amici, dove si vede meglio, dove si tifa meglio o semplicemente dove si pensa porti fortuna. E così un’inutile divisione diventa dannosa anche per loro, separati dai propri amici e dal proprio posto, senza neanche la possibilità di cambiarlo.

    E infine, ma non ultimo, il danno più doloroso per tutti gli amanti del calcio, non solo per gli abbonati in curva: il danno per il tifo. Quel tifo che le autorità vogliono ostacolare non sapendo come colpire i delinquenti, quello che è il vero motore, il protagonista del calcio; si pensi pure che i protagonisti siano gli strapagati calciatori, ma la verità è e sarà sempre una: che senza la passione dei tifosi – e delle curve in primo luogo – quelle star non esisterebbero neanche e miliardi di soldi non girerebbero intorno ad un pallone. Le curve sono le ultime testimoni di un calcio fatto di bandiere e colori, di gioie immense e delusioni disperate, di uno sport che è prima di tutto un gioco, di un gioco che è prima di tutto una passione.

    Ma non lo capiscono e non lo capiranno mai. Non i perbenisti, non chi odia lo sport, non chi guarda una partita ogni tanto solo per avere qualcosa di cui parlare, non chi rimane impassibile davanti alle sconfitte più dolorose, non chi non ha mai visto le curve di Roma e Lazio. E neanche le autorità. Non capiscono che dividere una curva è dividere una passione che riesce a rendere più di 8000 persone un unico tifoso. E così tentano di spegnerlo, di affievolirlo, di dividerlo.

    Chiara di Paola

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