La Lazio cade nella trappola di Lecce: 2-1

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    La Lazio cade nella trappola di Lecce: 2-1 –

    Ma i laziali sono forse andati a piedi fino a Lecce, non hanno preso il treno, l’aereo, il pullman? Mai vista una Lazio tanto stanca, biancocelesti sempre ultimi a arrivare sul pallone, mentre i salentini correvano e correvano, sempre primi sul pallone.

    Chissà, forse i romani hanno capito che non c’è più nessuna possibilità di agguantare lo scudetto. E i leccesi hanno dato l’anima, e qualcosa di più, per rimanere in serie A, obiettivo a portata di mano.

    Anche l’arbitro, Maresca, ci ha messo qualcosa di suo, fischiando e non fischiando rigori, col Var che non ha aiutato abbastanza. Fa caldo pure per gli arbitri.

    La partita comincia con un capolavoro di Mancosu (mi raccomando, la o va pronunciata stretta, non larga come fanno i telecronisti ignari della lingua sarda), con un tiro perfetto dal limite che beffa Strakosha. Maresca, però, avvisato dal Var, annulla per un evidente tocco con la mano dell’attaccante sardo.

    Gol annullato, gol subìto. Immobile passa a Parolo che tira di prima intenzione, Gabriel respinge sui piedi di Caicedo che non perde l’occasione di portare la Lazio in vantaggio.

    Su cross di Lazzari, Calderoni tocca (o sfiora) con la mano, ma per Maresca non c’è fallo. Poi, Petriccione posa la sua manina sulla schiena di Caicedo che cade in area. Fallo per il Lecce.

    La Lazio mostra di non contentarsi dell’uno a zero e ci prova con Immobile, ma non ci riesce. I leccesi si difendono in dieci e attaccano in dieci, mentre i romani sono troppo stanchi per fare la stessa cosa.

    Caicedo si becca un giallo per essere stato spinto a terra in area. Gli fanno pagare il rigore procuratosi con un tuffo nella partita con la Fiorentina. Se anche gli sparassero con la lupara, gli arbitri non prenderebbero sul serio le sue lamentele.

    E così si arriva al 30’ quando Babacar, su perfetto cross di Falco, di testa infila Strakosha sull’altro palo. Vicino a Babacar c’erano solo calciatori in maglia giallorossa. Dov’erano i difensori biancocelesti? Ah, saperlo! Erano ammucchiati dall’altra parte, a nessuno è venuto in mente che uno come Babacar non lo puoi lasciare da solo davanti al portiere.

    Al 45’ lo scandalo del rigore leccese. Patric in scivolata in area su Calderoni che tira e colpisce prima il corpo e poi il braccio dello spagnolo che istintivamente si copre gli occhi. Non è rigore, non può essere rigore, ma il Var e Maresca decidono il contrario. Tira Mancosu e sbaglia lanciando sopra la traversa. Poi mostra di disperarsi, non ne aveva mai sbagliato uno, ma il dubbio che abbia voluto sbagliare di proposito perché convinto che il rigore non c’era è legittimo. Si sa che i sardi il fairplay lo hanno nel dna.

    Al 46’ escono Leiva, che non si regge in piedi, sostituito da Milinkovic Savic, e Radu, ammonito, sostituito da Luiz Felipe. Sùbito dopo, Lukaku prende il posto di Jony, stanco e acciaccato.

    La Lazio nel secondo tempo dorme più che nel primo. Al 47’ Lucioni, su angolo di Saponara, colpisce di testa in tuffo e porta in vantaggio il Lecce, suscitando sorpresa e sgomento nei romani, che erano impegnati a cercare margherite nell’area di rigore.

    La Lazio prova a reagire, con tentativi di Immobile, di Luis Alberto, di Milinkovic Savic che si spengono tra le gambe dei difensori di casa e tra le mani del portiere Gabriel.

    Anche Strakosha fa qualche miracolo, ma non serve nemmeno sostituire Parolo con Cataldi e Lazzari con Adekanye.

    Patric, credendosi forse di essere Suarez, dà un morso su un braccio di Donati. Il Var citofona a Maresca che estrae il cartellino rosso.

    Finisce male una partita che per la Lazio doveva essere facile da vincere. Lo scudetto è un sogno che s’allontana, ma se i biancocelesti non si tirano su le maniche, a rischio potrebbe diventare anche la champions.

    Bruno Cossàr

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