Lazio, le partite cominciano al fischio d’inizio!

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    Lazio, le partite cominciano al fischio d’inizio! –

    La Lazio, piano piano, sta imparando che le partite finiscono al 90’ o dopo il recupero. Ai biancazzurri è capitato diverse volte di vincere o di agguantare il pareggio al 91’ o al 99’ o anche al 96’. Cosa, questa ultima, che non è riuscita oggi, perché il Var e l’arbitro Orsato, dopo averci pensato su un bel po’, hanno deciso di accorgersi che Acerbi ha sì fatto un bel gol ma, purtroppo, partendo da un fuorigioco.

    La regola dell’ultimo minuto, per la storia il 96’, ha funzionato anche oggi, ma ha funzionato anche la tecnologia perversa del Var.

    Bene, le partite finiscono quando l’arbitro fischia la fine. E questo la Lazio lo ha imparato.

    Ciò che non entra nella testa dei calciatori biancazzurri è l’altra regola, quella che dice che la partita comincia al primo secondo del primo minuto, quando l’arbitro soffia dentro il fischietto.

    Non è la prima volta, anzi sta diventando un’abitudine, che i calciatori romani – romani si fa per dire, in campo non ne ho visti – comincino subito a giocare. Forse non sentono bene le note del fischietto, forse stanno ancora pensando ai casi loro, faccende private che non ci riguardano.

    E così anche oggi un calciatore bergamasco – bergamasco per modo di dire – Zapata ha beffato il povero Strakosha che non ha fatto in tempo a svegliare chi ha il compito di difendere con lui la porta romana.

    Che razza di modo di affrontare una partita, lasciando campo libero agli avversari? Forse per dimostrare di essere capaci di recuperare?

    Oggi non ne sono stati capaci. Si sono dati da fare per 99 minuti, hanno dato l’assalto alla porta dell’ex Berisha, hanno dominato inutilmente quasi tutta la partita. Sì, quasi. Per dire tutta bisognava impegnarsi anche nel primo minuto.

    Gennaio sta arrivando in fretta e Lotito deve porre rimedio a una difesa dove il solo Acerbi gioca come si deve giocare a pallone, e a un attacco dove manca da tempo lo sfondatore, quello che segna di prepotenza e non di giochicchi o che si porta via due difensori avversari per lasciare il compito di fare gol a un compagno nascosto là in mezzo.

    Bruno Cossàr

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