Le rubriche di RomaDailyNews - OPS - Opinioni politicamente scorrette - di Arrigo d'Armiento

Salario minimo? No, caro Visco, meglio ridurre tasse e spesa

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    Salario minimo? No, caro Visco, meglio ridurre tasse e spesa –

    Più puntuale delle tasse, più della scadenza delle cambiali, il 31 maggio tocca ascoltare, o leggere, le considerazioni finali del governatore della Banca d’Italia nella Giornata del Risparmio, la solita inconcludente festicciola, meno utile delle giornate che il mondo moderno dedica al lavarsi le mani, a non sprecare l’acqua, a ricordarsi che, magari prigionieri nelle rsa, esistono mammà e papà, e pure i nonni.

    Quest’anno è l’ultima occasione di un bel discorsetto di Ignazio Visco, prossimo a lasciare il prestigioso incarico a Palazzo Koch. E che ti tira fuori il governatore? Per favorire il risparmio degli italiani, che dovrebbe essere il tema della giornata annuale, bisogna introdurre il salario minimo e favorire l’integrazione dei migranti attraverso corsi di formazione per la loro integrazione nel tessuto sociale e produttivo.

    Belle parole, direbbe Luciano Rispoli. Ma un po’ fuori tema. Il salario minimo stabilito per legge potrebbe riguardare soltanto quel dieci per cento di lavoratori che non hanno un rapporto di lavoro regolato dai contratti collettivi tra datori e sindacati. Chissà se Visco ha mai pensato che, forse, il salario minimo sarebbe un peggioramento del livello dei salari rispetto a quello stabilito dai contratti collettivi? Dare al governo un compito che oggi è dei sindacati e degli imprenditori non sarebbe un buon affare per i lavoratori. L’unica cosa che aumenterebbe, altro che il pil, è il lavoro nero.

    Corsi di formazione sarebbero certamente utili per chi, migrante o italiano, cerca un lavoro e non lo trova perché ignaro delle conoscenze tecniche ricercate dalle imprese. Ma Visco ha mai visto come funzionano i corsi di formazione gestiti dalle Regioni? Nella maggior parte dei casi, gli insegnanti ne sanno meno degli studenti, i quali escono dalle aule con un inutile pezzo di carta che non apre nessuna porta di nessuna azienda. Le aziende vogliono esperienze, non sanno che farsene dei pezzi di carta, lauree comprese.

    La verità sul lavoro e sul livello degli stipendi l’ha detta, una volta per tutte, Frédéric Bastiat: Se due operai corrono dietro a un padrone, i salari si abbassano, se due padroni corrono dietro a un operaio, i salari si alzano. Su questo bisogna puntare, agevolando chi vuol produrre e ha bisogno di sempre più dipendenti. E si può ottenere in un solo modo: riducendo la pressione fiscale e la spesa pubblica, non aumentando i lacci e lacciuoli che intralciano il lavoro degli imprenditori e massacrano le buste paga dei lavoratori.

    Arrigo d’Armiento

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