Solidarietà ai profughi ucraini, ma ricordiamoci le lezioni della storia

Generico febbraio 2022
Sir Pelham Grenville Wodehouse è stato un famoso umorista inglese del primo ‘900. Nel 1914 scrisse un articolo umoristico (The wondrous ambassador) sulla rivista inglese The Evening Post dedicato a Herr Heinrich Von Bernstorff, rampollo del Conte Von Bernstorff al quale si deve un involontario aiuto all’ascesa politica di Otto Von Bismarck al cancellierato prussiano e al rango di ministro degli esteri. L’ambasciatore tedesco negli Stati Uniti è noto alle cronache storiche per essere stato il regista o il coprotagonista di numerose azioni di sabotaggio tedesche, sotto un’apparenza di cordiale amabilità, contro la produzione bellica americana, sino alla sua espulsione nel 1917 ed all’entrata in guerra degli USA a fianco delle potenze dell’Intesa. Fra i casi più clamorosi: il tour propagandistico dell’equipaggio di un U Boote spuntato a New York e che, in realtà, trasportava esplosivi e spie da utilizzare in territorio americano, la creazione di una rete di tedesco-americani, immigrati di seconda generazione, per supportare le operazioni di sabotaggio e un ruolo mai chiarito nella famosa esplosione di Black Tom (dal nome dell’isola nel porto di NY ove erano stoccate enormi quantità di munizioni da spedire in Europa che saltarono per aria il 30 luglio 1916 per mano dei “boches”).
Ecco, come sempre la storia ci è maestra e, quindi, è doveroso richiamarla per un invito alla prudenza ai nostri servizi di sicurezza: siamo sicuri che, in mezzo agli ucraini che stanno arrivando e arriveranno sempre più copiosamente nelle prossime settimane, salvo inattesi successi negli odierni colloqui bielorussi fra le parti in guerra, non si annidino spie russe (ricordo che per un occidentale un russo e un ucraino russofono sono completamente indistinguibili) e che questi personaggi, una volta liberi di muoversi in territorio italiano, non possano costituire una quinta colonna dell’FSB, il famigerato servizio segreto di Putin erede del KGB sovietico, che, date le saldature fra le nostre mafie e la mafia russa (che vende ai delinquenti nostrani armi ed esplosivo che i russi commerciano con un fornitore di stato in tutto il mondo: Rosoboronexport), non possano reperire facilmente esplosivi per mettere a rischio infrastrutture critiche come gasdotti e centrali elettriche? Va bene che siamo nel mondo cyber, ma le guerre si combattono anche con il sabotaggio nelle retrovie del nemico. E, vi assicuro, non c’è da aver dubbio che, nel momento in cui abbiamo iniziato ad inviare armi agli ucraini, Mosca ci abbia iscritto automaticamente nella lista dei paesi ostili.