Nasce lo SKA Observatory, firmato al MIUR il trattato internazionale

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    Firmato da sette nazioni (Australia, Italia, Olanda, Portogallo, Regno Unito, Cina e Sudafrica il trattato per l’istituzione dell’Osservatorio SKA (SKAO), l’organizzazione internazionale che dovrà gestire la costruzione e l’operatività del progetto SKA, Square Kilometre Array il più grande e potente radiotelescopio del mondo.

    Lo SKA è un progetto avveniristico sul profilo scientifico e ingegneristico e quando sarà completato, costituirà una rete di radiotelescopi caratterizzata da un 1 km quadrato di area di raccolta, un grande campo di vista, un’estensione di alcune migliaia di km, e tecnologie innovative per ricevitori, calcolo dei dati e trasporto ed elaborazione del segnale.

    “Siamo particolarmente orgogliosi di firmare, proprio qui al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, il Trattato per la costituzione dello SKA Observatory – ha dichiarato il Ministro Marco Bussetti – una firma che giunge dopo lunghi negoziati, nei quali il nostro Paese ha avuto un ruolo da protagonista. (…..)  Con questo Trattato – ha proseguito – stiamo dando vita a un momento destinato a segnare la nostra storia presente e futura, la storia della Scienza e della conoscenza dell’Universo.

    SKA è l’icona del ruolo sempre più strategico che la ricerca scientifica ha assunto nella società contemporanea. (…..). Partecipare in prima linea a un progetto internazionale così esteso ed importante – ha concluso il Ministro- è una grande opportunità per la ricerca scientifica italiana, sia per il contributo che potranno dare le nostre molte eccellenze sia per la condivisione dei tanti dati che lo SKA raccoglierà e redistribuirà”.

    Costituito da due reti di antenne e infrastrutture distribuite su tre continenti e in entrambi gli emisferi SKA, come dicono i progettisti,  rivoluzionerà, la nostra conoscenza dell’Universo e sarà un telescopio unico in termini di sensibilità risoluzione angolare e versatilità. Pensato e disegnato per rispondere a domande basilari quali l’origine dell’Universo e per studiare  questioni di Fisica fondamentale quali  la Relatività Generale e le Onde Gravitazionali,  indagare sulla natura dei misteriosi lampi radio veloci, conosciuti anche come Fast Radio Burst (FRB), o mappare centinaia di milioni di galassie e cercare segni di vita extraterrestre.

    Le due reti, composte da centinaia di antenne a parabola a media frequenza e da migliaia di antenne a bassa frequenza, saranno distribuite su una superficie di centinaia di chilometri in Australia e Sudafrica, mentre il quartier generale è già nel Regno Unito. Le antenne di SKA saranno fondamentali per la fisica del XXI secolo e si uniranno a progetti come il James Webb Space Telescope della NASA, il Large Hadron Collider del CERN, il rilevatore di onde gravitazionali LIGO e il reattore a fusione ITER.

    Dagli esperti è stato calcolato  che i  dati generati dalle antenne paraboliche di SKA  saranno pari a 10 volte il traffico mondiale di internet e che le sue  antenne ad aperture genereranno dati pari a 100 volte il traffico internet mondiale. Per fare tutto questo saranno necessari due dei super computer più veloci del mondo, in grado di elaborare una enorme quantità di dati provenienti dai telescopi: circa 600 petabyte che dovrebbero essere archiviati e distribuiti alla comunità scientifica mondiale ogni anno. Praticamente l’equivalente dei dati provenienti da oltre mezzo milione di computer portatili.

    Rilevanti le ricadute industriali di questo grande progetto: dalla fine del 2020, circa 700 milioni di euro di contratti per la costruzione di SKA verranno affidati ad aziende e industrie nei diversi Paesi membri del progetto, offrendo un importante ritorno economico sull’investimento iniziale e la formazione di un indotto costituito da spin-off industriali nei settori dell’astronomia e della ricerca scientifica e non solo. Di particolare rilievo il contributo dell’INAF, che si occupa della progettazione e costruzione delle antenne a parabola a media frequenza in Sudafrica e anche della progettazione e costruzione delle antenne a bassa frequenza in Australia. Inoltre, sono tantissime le realtà industriali italiane coinvolte nei diversi gruppi di lavoro INAF , impegnato anche nel team di Central Signal Processor e nello sviluppo del software di Telescope Manager. L’Italia fa parte anche del programma di sviluppo di strumentazione avanzata sui PAF.

    Rita Lena

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