Pensiero del giorno – All’oratorio

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    Rossella si reca all’oratorio per incontrare il suo padre spirituale: “Buongiorno, don Antonio”.

    “Salve, Rossella, come va?”

    “Questa situazione di continue restrizioni, tra zone gialle, arancioni e rosse, mi rattrista”. La ragazza si siede affranta su una sedia posta di fronte alla scrivania che funge da studio del prelato.

    “Ti capisco, ma non possiamo farci niente”.

    “Vorrei sentirmi una farfalla e invece mi sento un bruco”.

    “Hai detto bene. Siamo dei bruchi che attendono di diventare farfalle”. Mentre parla, don Antonio sistema dei libri sulla sua scrivania.

    “Davvero lei la vede così?”

    “Certo. Come vuoi vederla altrimenti?”

    “Siamo tutti bloccati. Con il pensiero di poterci ammalare. Non è una bella cosa”. Rossella gioca con un ciondolo che le pende dallo scollo della camicetta mentre vaga con lo sguardo intorno a sé.

    “Chissà che invece questa situazione non sia a nostro vantaggio…”

    “In che senso, scusi?”

    Don Antonio finisce di sistemare i suoi libri e la guarda: “Rifletti un attimo. E’ vero che non possiamo fare più quello che ci aggrada ma, in fondo, che cosa sta producendo questo impedimento?”

    La giovane donna guarda fuori la finestra del grande palazzo dove sono situati i locali dell’oratorio. La luce entra liberamente dai vetri smerigliati e va a colpire il suo viso: “Ci costringe a pensare, a riflettere, a guardare dentro di noi, a pregare”.

    “Visto? L’hai capito da sola anche tu…”

    “Sì, certo, ma ho l’impressione che siamo di fronte a qualcosa di straordinario che non riesco a mettere a fuoco”.

    “Parlami dei tuoi dubbi”.

    “Ecco, penso che siamo tutti addormentati. L’arrivo del coronavirus ha procurato un trauma talmente forte che ancora non ci siamo ripresi. Mi ricorda quando è morto mio padre. Avevo quindici anni. Tutto mi sembrava irreale. In questo periodo, provo la stessa sensazione provata allora. Di irrealtà, di ingiustizia”.

    “Di ingiustizia?”

    “Sì. Che cosa c’è di vantaggioso nel rimanere orfani nell’adolescenza? E che cosa ci può essere di utile nel subire un’epidemia come quella che si sta diffondendo ai nostri giorni?”

    “Cara Rossella, tu sai che l’arazzo che Dio ha disegnato per noi, non lo possiamo conoscere. Viviamo in modo troppo relativo per renderci conto della sua trama”.

    “Lo so, lo so, don Antonio, l’ho sentito dire troppe volte per non averci pensato a lungo ma tant’è, sono arrivata alla conclusione che la mente spesso va in una direzione e il cuore in un’altra”.

    Il prete fa qualche passo per la stanza con le mani dietro la schiena poi replica: “Sì, certo, hai ragione ma, dimmi, dove ti ha portato il tuo dolore giovanile?”

    La ragazza ripensa velocemente alle esperienze fatte dopo l’adolescenza. Dice, con un misto di sorpresa e incredulità: “A sapere dove volevo andare…”.

    “Appunto! Quindi, alla fine, è stato un bene per te”.

    “Hm…già, non lo nego”. La ragazza sembra riflettere: “…Ma ora? Quale bene può derivare dai lockdown, dal distanziamento sociale, dal coprirsi il viso con le mascherine?”

    Don Antonio fa un sorrisetto ironico: “Forse, servirà a mostrare il nostro vero volto”.

    “Che cosa intende dire?” L’espressione di Rossella è dubbiosa. Vorrebbe davvero credere che il futuro di tutti gli abitanti del globo potrà essere migliore.

    “A volte sembra che vaghiamo nella vita senza alcuno scopo; ciascuno di noi si chiude in se stesso e si chiede a che cosa serva il fugace passaggio sulla nostra terra…è vero?”

    “Proprio così”.

    Il sacerdote alza lo sguardo verso un quadro raffigurante temi sacri come a chiedere ispirazione: “Non sappiamo da dove veniamo, chi siamo, dove andiamo…”

    “E’ il mio cruccio più grande…”.

    Don Antonio si ferma di scatto davanti alla ragazza: “E se stessimo sul punto di saperlo invece?”

    “Con il dovuto rispetto, don Antonio, la cosa mi sembra alquanto improbabile”.

    “Se stessimo sul punto di diventare farfalle?” insiste il sacerdote.

    “Sarebbe bello ma… come può avvenire tutto ciò?”. Rossella si muove irrequieta sulla sedia.

    “Sai che cosa significa la parola “apocalisse’?”

    “Significa che siamo sull’orlo del disastro totale…”.

    “No, la parola ‘apocalisse’ significa ‘rivelazione’…”

    “Che cosa ci verrà rivelato, secondo lei? Da dove potrà arrivare la verità?”.

    “Da dove arriverà non lo so, ma sono certo che siamo all’alba di un grande cambiamento”.

    “Dio l’ascolti ma… sarà indolore questo cambiamento?”

    “Forse no, forse dovremo affrontare disagi ancora più grandi di quelli odierni ma penso che ne varrà la pena”.

    “Mi può spiegare meglio?”

    “Nell’apocalisse di Giovanni si parla di ‘un nuovo cielo’ e di ‘una nuova terra’. Ecco, io immagino che gli eventi che stiamo vivendo ci porteranno a conoscere questa nuova situazione di gioia e di armonia”.

    “Sarebbe bellissimo ma… lei è certo di questo?”

    “No, non posso esserne certo; lo visualizzo, semplicemente”.

    “Vuol dire che lo intuisce?”

    “Sì, ma anche che lo vedo con la mia immaginazione”.

    “Qual è la differenza?”

    “E’ come se io lo vivessi già. Tanto è la sicurezza di provarlo un giorno, che prima o poi accadrà”.

    “Lo diceva anche Gesù”.

    “Per l’appunto. Non facciamo altro che seguire i suoi insegnamenti. Fallo anche tu Rossella, per costruire un mondo migliore”.

    “Lo faccio con tutto il cuore, don Antonio; il mio desiderio di dare un contributo al nostro mondo è grandissimo e anche la mia fede lo è”.

    “Allora, non c’è da temere nulla. Costruiremo il nuovo mondo con la fantasia e presto diventerà realtà”.

    Maria Rosaria Fortini

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