Pensiero del giorno – Amiche sul terrazzo

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    “Ehilà, sono arrivata”.

    Lara e Lucrezia sono solite, durante il lockdown, incontrarsi sui rispettivi terrazzi, perfettamente simmetrici uno con l’altro.

    A volte Lucrezia, nell’attesa, copre a lunghi passi la superficie di mattoni rossi per l’intero percorso a ‘elle’ finché non vede Lara uscire dalla porta-finestra del suo salone. Se fosse stata una ragazzina, pensa, avrebbe scorrazzato su quella stessa terrazza, come un fulmine, in bicicletta.

    Amiche da tempo, le due donne hanno trovato questo espediente per fare qualcosa insieme come erano abituate: una passeggiata o una commissione lungo le strade del paese. Lara vive da sola, Lucrezia con il marito. Sono tutti nella terza età.

    “Come stai oggi?” chiede Lucrezia.

    “Ho male a un ginocchio. Dovrei andare dal medico”.

    “La cosa sembra difficile”.

    “Lo so, devo tenermi il mio malanno fino alla fine dell’isolamento”.

    “Chiusi come in una prigione durante la guerra…”. Lucrezia soffre nello stare rinchiusa. Nonostante abbia tanti interessi in casa, ha bisogno di vedere gente.

    Lara annuisce. Per distrarsi, accarezza i suoi fiori colorati. Un grappolo di gerani è fiorito in un vaso  proprio accanto ai suoi piedi: “In una guerra dici… ma chi è il nemico? Dove si trova? Come si può stanarlo?”

    “Ce lo chiediamo tutti. Senti…”. Lucrezia abbassa la voce per non farsi sentire dagli altri inquilini eventualmente affacciati ai loro balconi “io ho un’amica veggente. Ho chiesto il suo parere”.

    “Io non credo ai poteri della mente però sono curiosa. Che cosa ti ha detto?”

    “Secondo lei, neanche gli spiriti sanno che cosa accadrà. Esiste il libero arbitrio e noi uomini possiamo cambiare molte cose”.

    “Ma da dove è venuta questa calamità, glielo hai chiesto?”

    “Non si è sbilanciata. L’origine, ha detto, è stata voluta oppure no. Nessuno lo sa”.

    Lara è contrariata: “Non ti ha rivelato nulla, in pratica. A questo punto, avere poteri straordinari serve a poco, come dicevo io”.

    “Sono convinta che gli spiriti non vogliano svelare i loro segreti…”

    Mentre Lara strappa qualche foglia secca dai suoi gerani, Lucrezia alza lo sguardo verso la collina dove si trova il luogo chiamato ‘castello’ il cui nome è giustificato da una torre di avvistamento. Tutt’intorno, sorgono tre conventi: Santa Teresa, Santa Chiara e Santa Caterina. Ogni pomeriggio, da quando è iniziato il lockdown, un microfono amplifica la voce delle suore di Santa Caterina che recitano il rosario, alle cinque del pomeriggio. La voce raggiunge molte delle strade del paese.

    “Tra l’altro” continua Lucrezia “qualche riferimento esoterico ce l’avremmo pure. Hai presente  l’apocalisse di Giovanni e le quartine di Nostradamus sulla fine del mondo?”

    “Ti sembra che ci troviamo proprio a questo punto? Gli eventi profetizzati nei due casi sono alquanto catastrofici…Se fosse vero, l’epidemia che stiamo vivendo sarebbe solo l’inizio di altri eventi ugualmente preoccupanti”.

    “Chi può dirlo? San Giovanni, per esempio, parla di un nuovo cielo e di una nuova terra, il che sarebbe molto promettente”.

    “Troppo fantasioso per i miei gusti. Rimaniamo con i piedi sulla terra. Capisco che una scrittrice di favole come te voli con la fantasia e immagini futuri strani e fantasmagorici, però… scusa mi squilla il telefono, torno subito”.

    Lucrezia approfitta dell’interruzione per fare due passi su e giù per il terrazzo. Guarda i balconi dove, qualche giorno prima, si sono affacciate le amiche per cantare e suonare come era accaduto ad un orario prefissato in tutta Italia. Si era sentito, in quel frangente, il senso di fraternità che, in casi speciali, può accomunare tutto un paese, una popolazione, una nazione.

    Posa lo sguardo sulla collina degradante, ricca di vegetazione, poi sulla strada che porta in basso. Le abitazioni sono sparse qua e là, il viale è fiancheggiato da alberi e cespugli che mettono i primi germogli. Il silenzio è totale.

    E’ una sensazione strana. Le ricorda la strada del paese dove è vissuta da bambina. La vita era a misura d’uomo allora, non c’erano fretta, confusione, competizione e smania di successo. In quel silenzio innaturale le sembra di sentire la voce degli alberi che, finalmente, riescono a sussurrare ad orecchie distratte la musica della natura.

    Forse è vero che il virus ha costretto tutti a guardare dentro di sé, pensa. Ma ecco che Lara si riaffaccia sulla terrazza.

    “Scusami. Erano dei cari amici che vivono fuori” precisa “ogni giorno commentiamo la musica operistica che danno la mattina in televisione”.

    “Che bella abitudine”.

    “Siamo appassionati di lirica. Abbiamo assistito a tante di quelle opere quando eravamo ragazzi e frequentavamo l’università a Roma…”.

    “Ammiro la tua vasta cultura”.

    “Sciocchezze. La mia vita di insegnante mi ha portato a interessarmi di arti, di lettere e di musica, appunto”.

    “Io preferisco muovermi. In questo periodo danzo al suono di qualche musica da film. Mi scarica e mi entusiasma”.

    “Sai che cosa penso? Che finché potremo nutrire la mente e lo spirito con il sapere e la conoscenza, nulla della nostra libertà andrà perduto”.

    “E anche con le bellezze del creato” conclude Lucrezia, volgendo lo sguardo al cielo limpido e alla collina cosparsa di verde.

    Maria Rosaria Fortini

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