Pensiero del giorno – Gli dei dell’Interiorità

Più informazioni su

    Lo psicoterapeuta Raffaele Morelli, nell’affrontare le problematiche dell’ansia, del panico, dell’insonnia e dell’insicurezza fa riferimento, nel suo libro ‘Il manuale della felicità’, al Wu Wei cioè all’azione senza sforzo di antica saggezza cinese cha ha come scopo il raggiungimento di un perfetto equilibrio, in armonia con la natura e con il principio taoista della non-azione.

    Egli suggerisce una tecnica per raggiungere questo stato: si devono fare diverse respirazioni poi si chiudono gli occhi guardando alle proprie difficoltà con distacco infine ci si immerge nel vuoto che non è vuoto bensì comprende tutto ciò che esiste… il Tao. E’ una meditazione attiva che provoca una spinta interiore, un impulso spirituale. Grazie ad essa, le soluzioni arriveranno senza sforzo.

    Dice Morelli: ‘Siamo nati per vagare nell’eterno, non per discutere le leggi del reale. L’eterno vive di magia, di miti, non di pensieri, ricordi, progetti. L’interiorità non ragiona. L’anima vive nel mistero e solo attraverso il mistero ci cura’. E poi: ‘Siamo seduti su fiabe che non vediamo’.

    Sulla sua rivista Riza Psicosomatica del mese di giugno, insegna una tecnica per ritrovare il collegamento con il proprio inconscio, per recuperare quello ‘sguardo sognante’ che abbiamo perduto vivendo troppo nel reale. La tecnica consiste nell’esercizio della scrittura in rima.

    Come gli antichi cantastorie, la poesia in rima può guarire le ferite dell’anima.

    Dopo pochi secondi di concentrazione, si comincia a scrivere, senza staccare la penna dal foglio, ogni parola attaccata all’altra. La mente si perde e sembra che si smarrisca ma si continua a scrivere finché c’è qualcosa da dire.

    Di questo scritto, si scelgono poche parole che ci sembrano più significative. Non più di cinque. Si compone quindi con queste una poesia in rima, lunga dai cinque ai dieci versi.

    Le rime sono importanti – dice Morelli – perché portano direttamente all’interiorità, all’evento antico che può aver bloccato la nostra emotività. Ripetendo i versi come una filastrocca, si accoglie dentro di sé l’evento che ci ha fatto soffrire.

    Ho provato ambedue i metodi e li ho trovati efficaci perché ricollegano ai miti, ai famosi archetipi dell’inconscio collettivo dove albergano gli dei e che rappresentano la magia della nostra vita. Sono loro, gli dei, che ci fanno ammalare, ma solo se li dimentichiamo.

    Maria Rosaria Fortini

     

    Più informazioni su