Pensiero del giorno – Il lavoro nella moda

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    Indossando per i rappresenti conosciuti attraverso l’amica di mia madre, mi resi conto che avevo bisogno di imparare il mestiere. Non bastava la bella presenza e la capacità di muoversi con grazia.

    Attraverso annunci su un quotidiano romano, trovai un Atelier a via di Porta Pinciana. Il palazzo era antico e il sarto un’amabile persona. Responsabile di tutto, un’anziana signorina che curava anche la contabilità.

    Il locale era composto da una stanza nascosta dove lavoravano le sarte, dall’ingresso dove io accoglievo le clienti, dal salone di rappresentanza dove imparai a sfilare… eh sì, anche con i classici libri sulla testa…

    La sartoria, che era frequentata da signore italiane e straniere benestanti, aveva come cliente di spicco l’attrice Silvana Mangano. I modelli degli abiti venivano da Parigi e grande fu la mia emozione quando sfilai per la prima volta, con due abiti estivi, in quel salone, di fronte a un folto pubblico e alla famosa attrice italiana posizionata strategicamente davanti a un enorme vaso di fiori. Mi facevano compagnia due colleghe affermate e molto più esperte di me. Non mi dettero molta confidenza prese com’erano a truccarsi e a misurare gli abiti da indossare.

    Dopo sei mesi, lasciai l’Atelier per lavorare come ‘indossatrice volante’ cioè libera di accettare i lavori che mi venivano offerti.

    I periodi di grande movimento cadevano nelle mezze stagioni quando si presentava il nuovo campionario per la stagione successiva. Non sfilai mai sulle passerelle dell’Alta Moda perché non ero abbastanza alta e, nei necessari spostamenti, sarei stata bloccata dalla mia paura dell’aereo.

    Nondimeno, sono stata molte volte lontano da casa: in Sicilia, in Lombardia, nelle Marche, e poi tre volte alla Fiera di Bologna. Ho potuto superare, poco a poco, le paure e i timori che mi assillavano.

    Ricordo un episodio a Caltanissetta dove esistono negozi raffinati. Ero con il rappresentante di Lancetti. Un negoziante aveva organizzato proprio in quel periodo una sfilata di modelli del suo esercizio. Mi chiese con insistenza di sfilare per lui. Non accettai. Si offese ma non intendevo espormi più del necessario né farmi un nome nella professione.

    Anche se nei periodi di intenso lavoro eravamo molto assidui, devo dire che, nei miei confronti, i rappresentanti con cui viaggiavo o sfilavo erano sempre molto corretti e premurosi. Capitava che mi facessero delle avances di quando in quando ma non ho mai acconsentito. Il lavoro è lavoro, mi dicevo.

    Un giorno, un rappresentante di media età mi disse che, sul traghetto che doveva portarci dalla Sicilia a Napoli, avremmo potuto usufruire soltanto di una cabina per trascorrere la notte poiché la nave era piena. Accettai ma mi ritenni offesa e subdorai, da parte sua, un’intenzione poco chiara. La sera, mi feci trovare ‘addormentata’ nella mia cuccetta, bardata fino alle orecchie con pigiama e coperte.

    Un’altra volta a Sora, vicino Frosinone, mi trovavo insieme ad una collega in un negozio per indossare costumi. La stagione non era fredda ma ci dissero di sospendere la nostra presentazione. Era arrivata l’allerta da parte della Protezione Civile perché il fiume che scorreva proprio nei pressi si stava ingrossando e c’era pericolo che esondasse (cosa che poi avvenne). Ci rivestimmo in tutta fretta e fuggimmo di corsa dal paese.

    Per avventura, fui costretta un giorno a superare la paura dell’aereo. Un agente mi aveva procurato un lavoro in Calabria. Nell’ansia e nel dubbio se accettare o meno, persi l’aereo diretto a Reggio Calabria. Presi il successivo che sarebbe atterrato a Bari. Lì due rappresentanti sarebbero venuti ad accogliermi per proseguire poi in macchina fino a destinazione. Il volo, in un Focker, fu disastroso. C’erano scosse continue poiché si preannunciava un’ondata di maltempo proprio nel Sud. Arrivai dopo un’ora con una pioggia torrenziale. Il viaggio in macchina avvenne con il buio e costellato dai rimproveri dei due rappresentanti.

    Appena arrivata, mi uscì il sangue dal naso per la pressione sofferta in aereo. La notte, mi punse un insetto che mi procurò gonfiore al braccio. Anche cambiare di abito fu doloroso. Indossando, avevo un’espressione sofferente. Mi recai dal medico. Inoltre, ero preoccupata in anticipo per il mio volo di ritorno. I miei datori di lavoro divennero insofferenti e, alla fine, furono ben felici di liberarsi di me. Non so se la mia collaborazione giovò alle loro vendite….

    Alla Fiera di Bologna andavo con una coppia affiatata con cui lavoravo regolarmente durante l’anno. Avevano una fabbrica di maglieria prét-à-porter. Mi piaceva frequentare la Fiera perché era stracolma di gente allegra, l’ambiente era variopinto e pieno di vita. Nei momenti di pausa, potevo aggirarmi tra i vari stand che offrivano prodotti e leccornie di ogni genere. Nel nostro stand, accoglievamo i clienti, italiani e stranieri che mostravano di non avere molto tempo dovendo fare ordini numerosi in diverse Case di moda. Imparai a cambiarmi d’abito con perizia e velocità.

    Trascorse del tempo. Mi sentivo di nuovo viva e vitale. Con la mia nuova attività, ritrovai la voglia di frequentare gente. Tornai ad uscire con le amiche e le comitive che avevo lasciato nel periodo di crisi.

    Maria Rosari Fortini

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