Pensiero del giorno – Il principio di umanità

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    “Iddio, nella sua pietosa comprensione per tutti, volle che noi fossimo esseri sociali; quindi  dobbiamo vedere in altri uomini, noi stessi. Bisogna conservare e tenere vivo questo principio di umanità, se vogliamo avere il diritto di essere chiamati uomini”.

    Lo scrittore, retore e apologeta romano Lucio Cecilio Firmiano Lattanzio tratta una questione fondamentale ai nostri giorni, come 1700 anni fa. Cioè il senso di umanità.

    Purtroppo in ogni secolo è stato ed è necessario porsi lo stesso quesito: siamo o no capaci di provare umanità verso il nostro prossimo?

    Migliaia di guerre ci hanno insegnato che l’aggressività è il sentimento più forte che alberga nel nostro animo. Quello che guida alcuni, specie chi sta al potere, e lo persuade ad assalire altre congreghe di esseri umani.

    La domanda è: esistono e sono esistite motivazioni sufficienti che giustifichino tali assalti? Le motivazioni sembrano futili. Perfino l’asserzione che bisogna difendersi dagli attacchi altrui non regge.

    Da un’umanità resa più intelligente e lungimirante dall’istruzione diffusa in ogni ceto sociale, in ogni nazione e villaggio, anche il più remoto, non ci si aspetterebbe il comportamento che taluni Stati o singoli individui perseguono verso il loro prossimo.

    L’amore per la guerra e il desiderio di oppressione verso altri esseri umani dovrebbero essere  sentimenti banditi da molto tempo dal cuore di ognuno di noi. Poiché, se ci fosse ancora un dubbio, noi siamo fatti di corpo, mente e spirito quindi dotati di materialità per mettere in pratica un’intenzione, di raziocinio per renderla coerente e di sentimento per frenare qualsiasi tendenza istintiva.

    Per quanto riguarda le guerre, è intuibile che, dall’alto, si voglia perseguire soprattutto un vantaggio materiale e decisionale a più ampio raggio vale a dire il dominio di una civiltà su un’altra.

    Per quanto concerne invece la violenza individuale, i media e i mezzi di diffusione in generale danno risalto, a torto, ad episodi efferati e traumatizzanti. Non abbiamo bisogno di sapere che a volte la psiche umana è alterata e darne molto rilievo può essere nocivo.

    Ci sono altri episodi che dovrebbero inchiodarci sulla sedia e dare fondo a tutte le nostre risorse di preghiera e alle nostre lacrime per trovare una ragione e un perché.

    Uno di questi episodi è apparso sui giornali di qualche giorno fa. E’ accaduto nel 2013, l’11 ottobre.

    L’ha riferito uno dei protagonisti, il dr. MohanadJammo, medico di Aleppo, trasferitosi in Libia su richiesta della comunità medica libica.

    L’11 ottobre del 2013 si trovava su un peschereccio insieme alla sua famiglia, una moglie e tre bambini, ad altri colleghi e professori in viaggio da Zuwaraverso le acque italiane per sfuggire ai combattimenti tra i ribelli e l’esercito di Damasco. Durante il tragitto, il barcone venne preso di mira dai miliziani libici. I proiettili delle mitragliatrici causarono buchi nello scafo. Il barcone imbarcò acqua e si rovesciò dopo cinque ore di telefonate disperate da parte del dr. Jammo. La Guardia costiera italiana non organizzò alcun soccorso e rimandò la richiesta di aiuto alla più lontana Malta.

    Sono morte 268 persone, 60 bambini tra cui due dei tre figli del dr. Jammo.

    E’ un episodio che colpisce fin nelle più recondite fibre dell’animo.

    La più grande tragedia del nostro tempo, un vero e proprio esodo da paesi travolti dalla guerra, sta mostrando la lotta perenne tra il bene e il male, tra forze inumane e sentimenti umani, né più né meno di come avveniva nelle antiche battaglie tra gli uomini e gli Dei della mitologia.

    Dei che non provavano sentimenti, che distruggevano i nemici senza alcun rimorso, che inventavano guerre, rapivano donne, compivano sacrifici umani.

    In un mondo dove tutto è in tumulto e in discussione, soltanto una cosa ci può salvare ed è la nostra umanità: la compassione, il perdono, la condivisione e l’amorevole attenzione verso gli altri.

    Il mondo non è altro che un grande teatro ma, se non vi alberga il principio di umanità e di altruismo, sarà destinato presto all’autodistruzione.

    Maria Rosaria Fortini

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