Pensiero del giorno – La bolla di sapone

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    “Ciao, nonna. Ieri è finita la nostra quarantena. Stamattina siamo tornati a scuola”.

    “Ciao Franco. Vieni, entra. La nonna ti prepara una spremuta”.

    Il bambino, di otto anni, entra in casa. Si avviano verso la cucina.

    “Come sta Leonardo?”

    “Sta bene ma non è potuto scendere. E’ al telefono con un compagno”.

    La famiglia del figlio di Annachiara, moglie e due gemelli, abita al piano superiore.

    “Che avete fatto in casa in questi quindici giorni di ritiro forzato?”

    “Ci siamo divertiti e poi abbiamo seguito le lezioni online”. Franco si siede con le gambe piegate su una sedia della cucina e, parlando, si dondola. La nonna si appresta a spremere un’arancia.

    “Che cosa pensi della quarantena?”

    “E’ stata un’esperienza interessante…”. Il bambino tace per qualche momento, soprappensiero. Poi: “Senti, nonna, credi che finirà presto questa infezione da coronavirus?”

    “Speriamo…e tu che cosa ne pensi?”

    “Non è che mi sia dispiaciuto stare in casa con mamma, papà e Leonardo però preferisco la vita normale. Per esempio, io e te non ci siamo potuti vedere per quindici giorni”.

    “Ma ci siamo sentiti sempre al telefono”.

    “Non è la stessa cosa”.

    La nonna versa la bibita in un bicchiere e la porge al nipote.

    “Sai, nonna” dice Franco tra un sorso e l’altro “questo virus mi sembra un drago”.

    “Ah sì?”

    “Certo, perché divora i polmoni delle persone. Papà dice che ci vorrebbero dei guerrieri per poterlo sconfiggere”. Il bambino scende dalla sedia e pone il bicchiere vuoto sul lavandino, poi si risiede. Mentre la nonna lo asciuga, Franco tocca tutto ciò che si trova sul tavolo: la saliera, l’oliera, un coniglio in ceramica porta-palette, poi dice: “Sai? Leonardo ha scritto una storia…”

    “Di che parla questa storia?”

    “Che un giorno un virus impazzito scappa dalla bacheca in cui gli scienziati l’avevano messo per poterlo studiare…”.

    “Come mai?”

    “Il virus era molto curioso. Gli piaceva passare da un organismo all’altro. All’inizio si era trovato bene all’interno di un pipistrello, poi era scappato per cercare un nuovo organismo dove vivacchiare comodamente…. Nonna, posso prendere una caramella?”

    Ambedue si spostano nello studio con un divano rosso. Su un mobiletto rotondo è posata una ciotola contenente ogni tipo di caramella assortita. Franco prende una mou. Poi siede sul divano a gambe incrociate.

    “Sai, questo virus, se va nei polmoni delle persone, fa dei danni irreparabili!”

    “Che parole difficili usi, tesoro”.

    “Non lo dico io. L’ha scritto Leonardo nella sua storia”.

    “Come continua poi questo racconto?”

    “Va a finire in una bolla di sapone”.

    “In una bolla di sapone?!”

    “Dopo che il virus e i suoi fratelli ebbero fatto del male a un gran numero di persone, si riunirono tutti a congresso. Erano stufi di tormentare l’umanità.

    “Meno male!”

    “Decisero di espatriare. Volevano partire per lo spazio dove speravano di trovare un altro pianeta da colonizzare”.

    “Con quale mezzo di trasporto si mossero?”

    “Trovarono soltanto una bolla di sapone. Ci salirono sopra e andarono verso lo spazio”.

    “Che bella fantasia ha Leonardo!”

    Suona il campanello. E’ Leonardo. Ha dei fogli in mano: “Ciao, nonna”. Glieli mostra: “Ho scritto una storia sul virus. Vuoi leggerla?”

    “La conosco già. Parla di una bolla di sapone…”

    “No, parla di un esercito di guerrieri che sconfiggono gli scienziati cattivi che hanno fatto scappare il virus per dominare l’umanità”.

    La nonna guarda con aria interrogativa Franco che ridacchia soddisfatto: “La storia della bolla di sapone l’ho inventata io proprio adesso… ih ih ih… ti è piaciuta?”

    “Sì, ma perché proprio una bolla di sapone?”

    “Perché dà l’idea di leggerezza”.

    “Davvero?”

    “Ma certo. La gente è troppo triste e preoccupata, tutti hanno paura e non si può più ridere di niente…”

    La nonna si rivolge all’altro gemello: “Tu che ne pensi Leonardo?”

    Il ragazzino si passa una mano tra i capelli, siede accanto al fratello sul divano rosso e sistema i suoi fogli sulle ginocchia: “C’è poco da essere tristi. I miei guerrieri sanno quello che fanno e tra poco i cattivi saranno tutti sgominati”.

    “Anche tu usi parole difficili, tesoro, come Franco”.

    “Ma certo, nonna. Tu non te ne accorgi, ma noi stiamo già diventando grandi…”

    Maria Rosaria Fortini

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