Pensiero del giorno – La musica che guarisce

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    Navigando su Internet, sono stata colpita dai vari cd musicali prodotti da Rino Capitanata, compositore e musicoterapeuta.

    Capitanata, nel corso della sua carriera, ha collaborato con figure spirituali quali il Dalai Lama e Brian Weiss.  La sua musica è diffusa nei Musei della Montagna di Reinhold Messner e molte Compagnie Aeree la usano durante i lunghi percorsi. Negli ospedali, viene eseguita per dare sollievo ai pazienti.

    Ho approfondito il tema e ho scoperto che nelle tradizioni spirituali antiche la musica era usata come strumento di guarigione e di trasformazione per apportare equilibrio ed armonia.

    L’universo è un oceano di vibrazioni e le onde sonore sono in grado di modificare le frequenze del corpo influendo sulla respirazione, sul battito cardiaco, sulla sudorazione e, addirittura, sul DNA.

    Quante volte, ascoltando una canzone, abbiamo cambiato il nostro stato d’animo, perfino commuovendoci?

    Poiché la musica è un evento corporeo che ci compenetra e viene assorbita prima di tutto dalla pelle.

    Dice Capitanata: “Tutte le malattie vengono da stress ed emozioni bloccate. La musica ha potere curativo. Dove non arriva un medicinale o il bisturi può arrivare la musica”.

    Le composizioni di questo musicista si rifanno alla natura e ai suoi ritmi. Il suono dell’universo è intonato a 432 Hertz, quindi la frequenza della guarigione è a 432 oscillazioni al secondo.

    Gli antichi strumenti greci ed egizi erano accordati a tale frequenza e gli stessi Mozart, Beethoven, Verdi e, più recentemente, i Pink Floyd, hanno utilizzato questa accordatura.

    Al contrario, ai nostri giorni, gli strumenti vengono accordati sul ‘La’ a 440 Hz, frequenze che lavorano sul ‘chakra’ del cervello invece che su quello del sentimento.

    Esiste un vero e proprio movimento in favore del ritorno al ‘La’ a 432 Hz chiamato ‘Rivoluzione omega’.

    Dice Capitanata: “La musica a 432 Hz è curativa perché arriva al cuore e dal cuore si propaga”.

    Maria Rosaria Fortini

     

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