Storia di Federico Garcìa Lorca, il poeta andaluso martire per la libertà

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    Decorsi 124 anni dalla sua nascita, il poeta e drammaturgo Federico Garcìa Lorca ha ancora tanto da insegnare a chi voglia approfondire la sua poetica, e ancor di più il senso che seppe dare alla sua vita.

    Nato con la vocazione dell’amicizia, grazie alla sua abnegazione ed al suo spirito di sacrificio si conquistò l’affetto e l’ammirazione dei più grandi artisti ed intellettuali del suo tempo, primi fra tutti il pittore Salvador Dalì ed il poeta Pablo Neruda.

    Ma ciò che lo rende unico e degno di essere ricordato non solo per gli splendidi versi e per la passione per il teatro è la sua straordinaria umanità. Federico, infatti, sognava un avvenire migliore per la Spagna, e per questo si sforzava di trovare dei modi per favorire l’evoluzione culturale e sociale dei suoi connazionali.

    Tuttavia viveva in tempi cupi e terribili, e una dittatura sanguinaria trasformò il suo sogno in incubo, stroncandone la giovane vita a soli 38 anni per l’unica colpa di aver desiderato la libertà per sé e per la sua amata terra.
    Federico García Lorca nacque il 5 giugno 1898 a Fuente Vaqueros (Andalusia, Spagna).
    Il futuro autore di “Romancero gitano” era il primo dei cinque figli di Federico Garcìa Rodrìguez, ricco proprietario terriero, e di Vicenta Lorca Romero, maestra, sposata dal padre in seconde nozze dopo essere rimasto vedovo.
    All’età di due anni Federico, bambino di salute cagionevole, fu colpito da una forma di paralisi che lo lasciò claudicante per tutta la vita.

    Nonostante le frequenti malattie, il futuro poeta visse un’infanzia serena. Era un bambino allegro, anche se timido e pauroso; trascorreva le giornate a contatto con la natura, oppure ascoltando le storie che gli raccontavano le domestiche, che tanto impressionavano la sua sensibilità. Inoltre, Federico era dotato di una straordinaria memoria, e già in tenera età dimostrò una spiccata passione per le rappresentazioni teatrali e per la musica; approfondì quest’ultima disciplina grazie alle lezioni della madre e della zia Isabel, chitarrista e cantante.
    All’età di nove anni Federico fu mandato ad Almeria, dove si stabilì presso l’abitazione di Antonio Rodrìguez Espinosa, maestro di formazione liberale che tanta influenza ebbe nella sua formazione giovanile. Tuttavia, ben presto una grave infezione alla gola lo costrinse a tornare a casa.

    Nel 1909 si trasferì assieme alla famiglia a Granada, dove frequentò il Collegio del Sacro Cuore.

    Nel 1915 si iscrisse alla facoltà di Lettere e Filosofia e, per compiacere il padre, a quella di Giurisprudenza. Tuttavia, in quel periodo più che dallo studio era attratto dalla musica, che apprendeva grazie alle lezioni del maestro e compositore Antonio Segura.

    Nel corso degli anni universitari il poeta, insofferente all’ambiente accademico e alle sue rigidità, trascorse molto tempo anche nella biblioteca dell’ateneo, leggendo i classici della letteratura; inoltre, amava passeggiare nei vicoli dell’Albaicín, il quartiere arabo di Granada, arrivando fino agli imponenti giardini dell’Alhambra.

    Ben presto, cominciò a manifestare la sua spiccata propensione per la vita sociale. Entrò a far parte di un cenacolo di giovani artisti che si riunivano nel cosiddetto “Riconcillo” del Cafè Alameda, dove strinse amicizia con alcuni tra gli intellettuali più promettenti del capoluogo andaluso, tra i quali il poeta Miguel Pizarro. Inoltre, conobbe Francisco Soriano, che divenne suo intimo amico e, con i suoi modi alla Oscar Wilde, ebbe molta influenza su di lui; José María Guarnido, suo futuro biografo, e José Fernández Montesinos, suo futuro cognato e sindaco di Granada.

    Nel giugno del 1916 e nella primavera-estate del 1917 Garcìa Lorca partecipò ad un’escursione didattica organizzata dal professor Martín Domínguez Berrueta. Lo scopo di tale viaggio, nel corso del quale Federico conobbe il poeta Antonio Machado, era quello di riscoprire i tesori archeologici e le bellezze naturali dell’Andalusia e della Castiglia. Tali esperienze ispirarono al giovane la sua prima opera in prosa, “Impressioni e paesaggi” (Impresiones y paisajes, 1918), con copertina dipinta dall’amico pittore Ismael de la Serna. L’opera era dedicata al suo maestro di musica, Antonio Segura, che nel frattempo era morto, spegnendo per sempre anche la volontà di Garcìa Lorca di iniziare una carriera in ambito musicale.
    Nel 1919 Federico si trasferì a Madrid per proseguire gli studi. Si stabilì presso la famosa Residencìa de Estudiantes, importante centro culturale e culla di avanguardie, dove strinse amicizia con il cineasta Luis Buñuel e col pittore Salvador Dalí.

    Il 1920 fu l’anno del debutto dell’autore andaluso come drammaturgo. Dietro invito di Gregorio Martínez Sierra, Direttore del Teatro Eslava, García Lorca scrisse e mise in scena la sua prima opera teatrale, “Il maleficio della farfalla” (El maleficio de la mariposa), con marionette disegnate dal pittore uruguaiano Rafael Barradas e l’attrice Catalina Bàrcena nel ruolo della protagonista. Il debutto si rivelò però un fiasco, e la commedia restò in scena soltanto una sera.
    Nonostante tale delusione questo periodo, per Garcìa Lorca, fu fruttuoso anche grazie all’amicizia con Manuel de Falla, che viveva con la sorella María del Carmen in una villetta dell’Alta Antequerela; Federico lo andava a trovare spesso, e il maestro lo fece riappassionare alla musica, facendogli comprendere il suo stretto legame con la poesia.

    Nel giro di un anno, García Lorca seppe ribaltare l’insuccesso della sua opera teatrale pubblicando la sua prima raccolta di versi, “Libro di poesie ” (Libro de poemas, 1921); inoltre, il poeta collaborò con la rivista “Indice”, dove uscirono le sue poesie “El jardín de las morenas”, “Suite de los espejos” e “Noche”, e iniziò a scrivere alcune poesie di “Canciones”.
    Seguì, per il poeta, un periodo spensierato e ricco di soddisfazioni. Nel 1922 partecipò alla “Fiesta del cante jondo”, organizzata a Granada dall’amico de Falla; per l’occasione, scrisse il “Poema del cante jondo”, che recitò durante la Fiesta.

    Nel gennaio successivo, sempre con l’aiuto del de Falla allestì anche, nella sua casa di Granada, una “Fiesta para los niños”, nel cui nutrito programma teatrale-musicale figurava anche una farsa per burattini, poi andata perduta; tale avvenimento avrebbe dovuto essere il primo di una serie di eventi volti al recupero del teatro dei burattini.

    Nel 1923 per Garcìa Lorca arrivò anche la laurea in Giurisprudenza.
    La serenità del poeta, tuttavia, fu scalfita dalle preoccupazioni per il turbolento clima politico che si creò in quegli anni in Spagna con la presa del potere da parte di Miguel Primo de Rivera che, grazie all’appoggio del re Alfonso XIII, instaurò una dittatura militare.

    Cominciò, così, un periodo di crisi ed inquietudine per il poeta, aggravato anche dalle sofferenze che gli provocava il rapporto con Salvador Dalì, con il quale Federico aveva instaurato un legame particolarmente intenso, ma tormentato e intriso di incomprensioni.

    Garcìa Lorca trovò consolazione ai suoi tumulti interiori grazie alla sua produzione poetica.
    Nel 1925 scrisse alcuni “dialoghi”, due dei quali, in seguito, confluirono nel “Poema del cante jondo” (1931); in alcuni di essi, soprattutto nella “Passeggiata di Buster Keaton”, erano evidenti l’influenza del surrealismo e del cinema. L’anno successivo terminò la stupenda “Ode a Salvador Dalì”; inoltre, presentò all’Università di Granada la conferenza “L’immagine poetica in don Luis de Góngora”.

    Nel 1927 uscì la sua raccolta di poesie “Canciones” e venne rappresentata al teatro Fontalba di Madrid l’opera teatrale “Mariana Pineda”, con fondali disegnati da Dalí; stavolta, il successo fu travolgente.
    L’affermazione definitiva, per Garcìa Lorca, arrivò nel 1928 con la raccolta di poesie “Romancero gitano”, che ottenne vasti consensi da parte del pubblico; tuttavia, tale opera gli creò anche profonde amarezze, in quanto gli procurò l’accusa di essere un poeta tradizionalista e folkloristico; al coro dei detrattori si unirono perfino gli amici Dalì e Buñuel.
    Sempre nel 1928 uscì il primo numero di “Gallo”, una rivista letteraria fondata da Garcìa Lorca, che però chiuse i battenti dopo solo due numeri.

    Nel 1929 il poeta si imbarcò per New York, dove si iscrisse alla Columbia University. Il giovane rimase fortemente impressionato dalla città statunitense, che con la sua musica jazz, i suoi grattacieli e le sue periferie era così diversa dai paesaggi caldi dell’Andalusia. Da tutto questo magma di impressioni il poeta trasse ispirazione per la raccolta di poesie “Poeta a New York” (Poeta en Nueva York), che uscì postuma nel 1940.
    Nel 1930 Federico fu a Cuba, dove tenne un giro di conferenze, tra le quali “Teoria e gioco del duende” e “Come canta una città da novembre a novembre”. Durante tale soggiorno conobbe, tra gli altri, Nicolàs Guillén che, in seguito, in occasione della guerra civile spagnola combatté a fianco delle forze repubblicane.

    In questo periodo, lavorò anche alle opere teatrali “Pubblico” (El público) e “Aspettiamo cinque anni” (Asì que pasen cinco años).

    Garcìa Lorca tornò in Spagna alla fine del 1930, assistendo alla rappresentazione, a Granada, della sua opera teatrale “La calzolaia ammirevole” (La zapatera prodigiosa).

    In questi tempi tumultuosi per la storia spagnola il poeta ebbe modo di partecipare, da attento spettatore, agli eventi che stavano sconvolgendo la vita politica del suo paese. In quel periodo, il generale Primo de Rivera era stato costretto a lasciare il potere ed era stata proclamata la Repubblica, ma il clima si era fatto sempre più teso a causa dell’avanzata delle forze conservatrici, che diventavano sempre più forti e insofferenti rispetto all’instaurazione del regime democratico. Pur turbato dagli eventi, Garcìa Lorca continuò a comporre i suoi meravigliosi versi.
    Nel 1931, dopo averci lavorato per dieci anni, pubblicò “Il poema del cante jondo”, sul tipico canto andaluso del quale ancora si discute sulle ascendenze arabe e gitane.

    In questo periodo, l’impegno sociale dell’autore si delineò in modo più preciso, soprattutto attraverso la creazione di un teatro ambulante e gratuito, “La Barraca”, la cui attivitá era finalizzata allo sviluppo culturale della Spagna. Alla realizzazione del progetto contribuì in modo decisivo anche Fernando de los Ríos, Ministro dell’Istruzione della Repubblica spagnola nonché amico del poeta. Le rappresentazioni del teatro ambulante, che iniziarono nel 1932, incontrarono però l’ostilità degli estremisti di destra, che da quel momento individuarono in Garcìa Lorca un nemico da abbattere.

    Ancora inconsapevole del pericolo, nel frattempo l’autore scrisse la pièce “Nozze di sangue” (Bodas de sangre), che venne rappresentata nel 1933 al teatro Beatrìz di Madrid, ottenendo un clamoroso successo; nello stesso anno, uscì in Messico la sua “Oda a Walt Whitman”. Sempre nel 1933 Garcìa Lorca partì per il Sudamerica, dove visitò l’Argentina e il Brasile; trascorse un periodo positivo, dividenosi tra conferenze, rappresentazioni teatrali e letture di poesie, accolte con grande favore da parte del pubblico.

    Il 1934 fu segnato da altri viaggi nel Sudamerica e dal consolidamento di numerose e importanti amicizie, tra le quali quella con il grande poeta Pablo Neruda, incontrato a marzo durante un nuovo soggiorno a Buenos Aires. Tuttavia, fu anche l’anno della morte di un suo amico, il grande torero Ignacio Sánchez Mejías, che Federico ricordò negli struggenti versi del poema “Llanto por Ignacio Sánchez Mejías”. Mentre scriveva tale componimento Garcìa Lorca stava lavorando ad altri due libri, il “Diván del Tamarit”, indagine sulle forme araboandaluse messe in circolazione in quegli anni da alcuni arabisti granadini, e i “Sonetti dell’amore oscuro”, indagine sulle forme dell’amore omosessuale, che sempre più chiaramente il poeta aveva lasciato emergere come suo.

    Nel frattempo, in Spagna la tensione politica era diventata incandescente. Dopo una rivolta di minatori nelle Asturie il poeta scrisse “La casa de Bernarda Alba” (1935) che sembrava riprodurre il clima di sangue di quei tempi.
    Sempre nel 1935 il poeta partecipò, in occasione della pubblicazione a Madrid di “Residencia en la tierra”, ad una manifestazione in onore di Pablo Neruda. Nel dicembre ci fu poi la prima di “Doña Rosita”.

    Nel 1936, poco prima dello scoppio della guerra civile, Garcìa Lorca redasse e firmò, insieme a Rafael Alberti ed altri 300 intellettuali spagnoli, un manifesto d’appoggio al Frente Popular, che apparve sul giornale comunista Mundo Obrero il 15 febbraio, un giorno prima delle elezioni vinte dalla sinistra.

    Malauguratamente, nonostante la sconfitta alle urne l’opposizione non si arrese.

    La situazione era sempre più tesa, pertanto il 16 luglio il poeta lasciò Madrid per rifugiarsi a Granada nella vecchia casa paterna, sperando di mettersi al sicuro. Tuttavia, il 17 luglio 1936 scoppiò l’insurrezione militare contro il governo della Repubblica: fu l’inizio della guerra civile spagnola.

    Granada cadde in mano ai ribelli, guidati dal generale Miguel Campins. José Fernández Montesinos, sindaco di Granada e amico e cognato di Garcìa Lorca, venne arrestato e fucilato. Il 22 luglio la resistenza dei repubblicani nel vecchio quartiere dell’Albaicín venne stroncata con un bombardamento. Seguì un’ulteriore repressione, con arresti e fucilazioni di tutte le persone note come elementi di sinistra, perpetrate non solo dai militari, ma anche dal governo civile del comandante Valdés, da falangisti, poliziotti e dalle “squadracce nere”.

    Garcìa Lorca era indeciso sul da farsi. Finì per nascondersi presso alcuni suoi amici falangisti, i Rosales. Tuttavia, il suo nome era ormai nella lista nera di Valdés e il 16 agosto, in assenza degli influenti padroni di casa, venne arrestato. A nulla valsero i tentativi dei Rosales di liberarlo e scagionarlo dalle ridicole accuse di essere una spia al servizio dell’URSS. Perfino l’anziano e universalmente stimato Manuel de Falla si recò al Governatorato civile per intercedere a suo favore, ricevendo in risposta delle minacce.

    Federico García Lorca venne fucilato il 19 agosto 1936 a Viznar, a pochi passi da una fontana conosciuta come la Fontana delle Lacrime, insieme ad un maestro elementare e a due “banderillos”. Sulla sua morte, Pablo Neruda scrisse:
    L’assassinio di Federico fu per me l’avvenimento più doloroso di un lungo combattimento. La Spagna è sempre stata un campo di gladiatori; una terra con molto sangue. L’arena, con il suo sacrificio e la sua crudele eleganza, ripete l’antica lotta mortale fra l’ombra e la luce“.

    Federica Foca’

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