Terremoto: Un Nuovo Mondo con i Giovani

Più informazioni su

    C’era una volta un gruppo di amici di circa venti anni che si dedicava a mantenere intatta la bellezza della Terra e della Natura. Si impegnavano con amore e con passione a salvaguardare la flora, la fauna e a rendere ricco e fiorente l’ambiente del bosco e della campagna.

    Silvio, Alessio, Lorenzo, Alessia, Enrico, Chiara e tanti altri avevano un altro obiettivo: la formazione e la cura di ragazzi più piccoli a loro affidati; erano boyscout.

    Avvenne un giorno che una grande calamità colpisse il territorio dove risiedevano: un terremoto. In quell’occasione agirono in conformità con i valori da tutti loro perseguiti: l’amicizia, il servizio, la cortesia, l’impegno.

    Il sisma colpì paesi ed abitazioni e fece piombare nel disagio individui, famiglie e interi paesi. Il terrore, la paura, il panico furono i sentimenti immediati che ciascuno di loro provò al verificarsi di un evento improvviso e imprevedibile ma, passati i primi momenti di incredulità e di disorientamento, i ragazzi presero contatto tra loro e organizzarono le azioni da porre in essere. Molti, al momento del sisma, si trovavano fuori casa per motivi di studio o di uscite scout, ma tutti fecero ritorno al più presto al paese e presso i propri congiunti.

    Il primo impegno fu quello di occuparsi del nucleo familiare: fratelli, sorelle, genitori, nonni, persone inferme che avevano bisogno di un conforto e di una buona parola. Poi si diedero ad organizzare le loro forze.

    Per chi aveva la casa inagibile, andava aiutato nel trasferimento di cose e persone, chi aveva provato un grosso trauma, andava consolato facendo sentire il sentimento di amicizia e di disponibilità che sempre muove chi ha a cuore la sorte degli altri.

    Individualmente, cercarono di non pensare ai paesi distrutti, alle case crollate, al pericolo costante di ulteriori scosse e sussulti.

    Con il passare dei giorni, altre necessità e incombenze si presentavano cioè come aiutare al meglio le Associazioni Umanitarie e le Forze Militari e Civili accorse per organizzare i soccorsi.

    Nessuno si tirava indietro, ligi ai principi e agli intenti dello scoutismo fissati già dal 1947 dal generale inglese Robert Baden Powell quali la buona azione quotidiana e l’attenzione costante verso gli altri.

    In tutto questo sconvolgimento, sorsero spontanee nei ragazzi alcune domande: “Dio ci ha abbandonato?” – “Perché permette avvenimenti tanto tremendi?” – “E, se non ci ha abbandonato, non può darsi che sia un Dio sbadato?”

    Così ragionavano i ragazzi durante una serata in cui si erano riuniti per il consueto incontro settimanale nella sede del Palazzo Vescovile di uno dei paesi colpiti dal terremoto.

    Dopo aver dato sfogo a tutta la gamma degli stati d’animo provati durante il periodo caldo del sisma, qualcuno domandò agli altri in quale modo e se, avesse avvertito un cambiamento in se stesso.

    Alessio ammise di sentirsi più responsabile verso la comunità e verso la propria famiglia.

    Enrico confidò di aver ripreso rapporti cordiali con amici prima allontanati.

    Alessia, colpita dall’entità del lavoro di aiuto e di solidarietà dimostrato dalle Forze di volontariato e statali per prestare aiuto e soccorso e dal grande desiderio di ripartire dell’intera comunità, aveva deciso di fare domanda per essere assunta in uno dei Corpi intervenuti sul territorio.

    Tanti confessarono di aver avuto, grazie ai recenti avvenimenti, l’opportunità di riflettere profondamente. Chi sentiva aumentato dentro di sé un sentimento di empatia; chi, grazie ad un processo di risveglio, aveva preso più coscienza di se stesso e dei valori ai quali aveva deciso di conformarsi per le scelte di vita future; infine, alcuni avevano sentito emergere dentro di sé degli ideali dimenticati.

    Ad uno dei moderatori presenti quella sera, era venuto alla mente il grande filosofo, politico e scrittore romano Lucio Anneo Seneca. In una sua lettera al nipote Lucilio egli aveva affrontato, circa 2000 anni prima, l’argomento terremoto esprimendo riflessioni e consigli che sono ancora validi per i ragazzi e per l’umanità di oggi.

    In: ‘Ricerche sulla Natura’ Seneca aveva affermato che: ‘Nulla di immobile ha creato la natura. Chi si finge che tutto sia eterno, non pensa che perfino l’elemento su cui dimoriamo è instabile.

    ‘L’unico nostro pericolo, non c’è dubbio, è la terra che trema, che all’improvviso si spalanca e inghiotta ciò che vi sta sopra. Ma solo per gli stolti il timore è senza rimedio.Se non volete avere alcun timore, fate conto che sia tutto da temere.

    ‘Siamo piccoli esseri vani e deboli, facili ad andare in rovina senza grandi sforzi. Non fa alcuna differenza che mi recida una sola pietra o mi schiacci un’intera montagna; che mi venga addosso il peso di una sola casa o che sia il mondo intero a seppellire la mia persona.

    ‘Tutto è soggetto allo stesso destino e ciò che non si è ancora verificato, è tuttora mobile.

    ‘Sbagliamo se crediamo che vi sia qualche parte della terra libera e immune da questo pericolo: tutti sono soggetti alla stessa legge, nulla di immobile ha creato la natura.

    ‘La verità è che tutto è spaventoso, specie ciò la cui rarità accresce le nostre paure. I fenomeni usuali ci impressionano meno; maggiore è lo spavento che proviene da un fatto insolito. Per cui siamo allarmati da certi fenomeni come se fossero strani, mentre non sono strani ma inconsueti.

    ‘Per quale causa ciò accada, è degno di essere scrutato. Il fine è: conoscere la Natura. Caro Lucilio, l’animo si rafforza con i buoni studi e con la meditazione sulla Natura.

    ‘Dunque, se vogliamo essere felici, se non vogliamo vivere nel timore né degli uomini né degli eventi, se vogliamo vivere sereni e gareggiare in felicità con gli dei, bisogna tenere la nostra anima già pronta. Con grande coraggio, dobbiamo sfidare la morte, sia che ci assalga con impeto spaventoso e immane sia con una fine usuale e comune.

    ‘Né ciò che sarà mi appartiene, né ciò che fu: io sono sospeso a un attimo del tempo che fugge ed è già gran cosa che abbia avuto una sia pur breve durata’.

    “Pensate ancora che Dio sia sbadato?”domandò a questo punto il moderatore al gruppo di ragazzi riuniti quella sera al Palazzo Vescovile, e continuò:

    “Lo scrittore Antoine de Saint-Exupery ritiene che:‘L’ordine per l’ordine castra l’uomo del suo potere essenziale, che è di trasformare il mondo e se stesso. La vita crea l’ordine, ma l’ordine non crea la vita’.

    “Dove il terremoto sembra un evento di disordine nel fluire regolare della vita” sottolineò il moderatore, “esso ha il compito e la possibilità di trasformare l’uomo, di fargli aprire gli occhi sul mondo e su se stesso e, per quanto riguarda la sua natura di abitante di un tempo e di un luogo provvisori, può far riflettere la frase della poetessa Alda Merini: ‘Devo liberarmi del tempo e vivere il presente, giacché non esiste altro tempo che questo magnifico istante’.

    Ecco dunque la possibilità di costruire un Mondo nuovo e un Uomo nuovo. Un uomo che non ha paura degli eventi che sfuggono alle sue previsioni e al suo controllo. Un uomo che è padrone di se stesso, che vive in armonia con la Natura, una Natura di cui conosce la capacità di dare la vita e di toglierla, un uomo che non ha paura della morte perché si immagina vivo e morto nello stesso tempo, un tempo che in realtà non esiste perché si concentra in un attimo in cui passato e futuro si fondono per dare vita a un magnifico presente.

    Maria Rosaria Fortini

    Più informazioni su