Al pronto soccorso medici sotto stress: più facili errori

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    Il sovraccarico di lavoro, la pressione dei pazienti, la comunicazione con i loro familiari, la paura di commettere errori con il rischio di denunce, i turni di guardia pesanti. Tutti fattori causa di stress psico-fisico per medici e operatori sanitari dell’area di emergenza-urgenza, una tensione che non ha equivalenti in nessun’altra categoria di lavoratori del comparto sanitario. I camici bianchi più a rischio stress, infatti, sono proprio i medici di pronto soccorso. Per dare consistenza e fornire elementi certi di analisi su questo fenomeno, è stata promossa dall’Emergency Medicine and Care Academy (AcEmc) un’indagine per analizzare le possibili forme di disagio e malessere psicologico derivanti dall’attività professionale di medici e infermieri dei pronto soccorso italiani. I risultati saranno presentati sabato al Policlinico Gemelli di Roma, durante il convegno ‘Lo stress lavoro – correlato degli operatori sanitari dell’emergenzà. «È stato stimato che nelle ore di punta – spiega in una nota Nicolò Gentiloni Silveri, direttore del Dipartimento di emergenza e accettazione del Gemelli – mentre un medico di reparto visita un paziente durante il giro visite, un medico di pronto soccorso ne ha già presi in consegna 7 e di questi ne tiene in trattamento la metà. I medici rischiano di ‘bruciarsì e di contrarre quella che è chiamata ‘burnout’, una sindrome depressiva che produce un lento logoramento psicofisico dovuto alla mancanza di energie e di capacità per sostenere e scaricare lo stress accumulato. Ma soprattutto, il burnout può generare disamore per un’attività che invece è di grande interesse e gratifica il medico che l’ha scelta, se svolta in condizioni di maggiore serenità». «L’indagine che abbiamo promosso – spiega Ivo Casagranda, presidente AcEmc – ha rilevato quali sono, dal punto di vista dei professionisti, le principali fonti di sofferenza e quali sono oggi gli strumenti utilizzati per fronteggiarla».

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