ANGI: coronavirus, approfondimento sulle misure economiche in vista del “Decreto Aprile”

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È in corso, presso il Consiglio dei Ministri, i tavoli del MEF e nel dibattito in Parlamento, la questione relativa al decreto aprile e alle somme che serviranno per finanziare il riavvio dell’economia nella fase 2.

Sembra che il decreto liquidità stia effettivamente prendendo forma, si stanno ampliando le forme di agevolazione, anche per le PMI, soprattutto per quanto riguarda il pagamento delle bollette che potrebbe essere ritardato o ridotto nell’ammontare.

Si sta inoltre pensando a delle misure di maggior favore per quanto concerne il pagamento delle locazioni e di commutare in forme di finanziamento a fondo perduto i prestiti che erano stati previsti per le imprese, e di allargare queste misure anche alle partite IVA.

Il governo chiuderà a breve queste modifiche, e le misure più importanti andranno ad incidere sulla cassa integrazione, che sarà resa quasi generalizzata, e sull’aumento dell’una tantum agli autonomi, che passa da 600 a 800 euro. Si vorrebbero estendere inoltre le tutele anche a colf, badanti, stagionali e lavoratori discontinui.

Il movimento 5 stelle propone con la Ministra Catalfo di puntare ad un reddito di emergenza vero e proprio, che richiederebbe almeno 3 miliardi, mentre nel PD si continua a preferire l’idea di correttivi più mirati per evitare di dover ridurre la platea dell’una tantum agli autonomi.

La grande voce del decreto aprile sarà quella destinata a finanziare le garanzie statali sui prestiti avviate dal decreto di liquidità: qui la garanzia si trasforma in indebitamento solo quando viene esercitata, però c’è bisogno di molte risorse per l’emissione dei titoli di stato, come evidenziato dal Ministero dell’Economia.

Un ulteriore tema che si sta incardinando è il discorso degli aiuti a fondo perduto, sollevato dal Ministro dello sviluppo economico Patuanelli.

Sempre del Decreto aprile, importante è anche la tematica riguardante le regioni e gli enti locali, in quanto a causa delle crescenti spese per tamponare l’emergenza, la crisi ha cominciato a prosciugare le loro entrate. Sul tavolo potrebbe arrivare un fondo di 5 miliardi diviso tra comuni, province, città metropolitane e regioni. I comuni però, puntano più in alto, le prime stime infatti parlano di una riduzione di entrate di oltre 3 miliardi, nel frattempo il blocco si è allungato e i sindaci calcolano ora un fabbisogno di almeno 5 miliardi destinato a crescere di un ulteriore 40-60% con una caduta dell’economia ancora più profonda.

Inoltre per i comuni, potrebbero esserci minori entrate, in quanto c’è nell’aria anche un’idea di sospensione dei contribuiti locali che potrebbe arrivare fino al 30 novembre.

Per completare il quadro ci sono le misure per la famiglia, fondi per sanità e protezione civile, misure annunciate per il settore turistico, tutto ciò potrebbe costare altri 8-10 miliardi.

Importante come più volte sottolineato l’appello dell’ANGI – Associazione Nazionale Giovani innovatori, la necessità di nuove misure di sostegno per le imprese e le startup, così come di nuovi fondi per la ricerca e il rilancio degli investimenti sul fronte innovazione tecnologica.

Il sole 24ore ha conteggiato un totale di 68,5 miliardi di euro soltanto per far fronte a questi interventi predisposti dal decreto aprile.

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