ARABIA SAUDITA: EMERGENZA VIRUS MERS

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    FotoIl virus Mers, acronimo di Middle East respiratory syndrome coronavirus (sindrome respiratoria da coronavirus del Medio Oriente), ha provocato fino ad oggi, dagli ultimi aggiornamenti del Ministero della Salute di Riad, la morte di 139 persone in Arabia Saudita, 13 dei quali negli ultimi due giorni (Ansa).

    In Italia la conferma del primo caso è stata data il 31 maggio 2013 dall’Istituto superiore di sanità (Dipartimento di Malattie infettive, parassitarie e immunomediate). Si trattava di un uomo di 45 anni, rientrato in Italia il 25 maggio dopo un soggiorno in Giordania di 40 giorni e che al ricovero presentava febbre alta, tosse e segni di insufficienza respiratoria. Questo porta a ritenere, anche per gli ultimi sviluppi, che il Mers abbia una forte connotazione geografica. Non è un caso, infatti, che nel suo nome porti la dicitura Middle East.

    Il 13 febbraio 2013, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) dichiarava che il rischio di trasmissione del virus era molto basso, ma l’entità della diffusione verificatasi negli ultimi tempi l’ha costretta a convocare per “martedì 13 maggio a Ginevra una riunione d’emergenza (Ansa)”.

    I primi casi si sono registrati ad aprile 2012 in un ospedale di Amman, in Giordania, dove muore un uomo di 60 anni colpito da una polmonite e una insufficienza renale acuti. Dal sequenziamento del genoma virale estrapolato dall’espettorato del personale sanitario, che era stato colpito da una forma influenzale che presentava una sintomatologia simile alla Sars, emerse la consapevolezza di trovarsi difronte ad un nuovo ceppo di coronavirus mai identificato prima nell’uomo. In seguito si segnalarono altri casi tra gli abitanti di alcuni paesi asiatici, europei e statunitensi.

    Il problema, afferma il dott. Anthony S. Fauci del National Insitute of Health a Bethesda nel Maryland, è quello che si riscontra in tanti nuovi virus ossia la possibilità di mutare nel passaggio da individuo a individuo, che rende estremamente difficile la formulazione di un vaccino.

    Dalle ultime ricerche sembrerebbe che il virus sia stato trasmesso all’uomo da cammelli presenti in Arabia Saudita e nei Paesi Arabi, paesi i cui abitanti vivono in stretto contatto con loro e dai quali bevono il loro latte. La presenza di Mers nei cammelli è stata confermata successivamente anche dall’Istituto Nazionale di Salute Pubblica e Ambiente (RIVM) dal Ministero della Salute e dal Centro Medico Erasmus, nei Paesi Bassi.

    I campioni per le ricerche sono stati prelevati da cammelli che non mostravano alcun segno di malattia. A novembre del 2013 il Consiglio Supremo della Salute del Qatar invitava chiunque fosse affetto da malattie cardiache, renali, respiratorie, carenze immunitarie e diabete e agli anziani di evitare di entrare in contatto con questi animali e di praticare una buona igiene lavandosi spesso le mani.

    Sui sintomi ci sono ancora poche informazioni ma nei casi che confermano la presenza del Mers i pazienti manifestano febbre, tosse e difficoltà respiratorie anche gravi. Non esistono attualmente delle cure specifiche e l’unica forma di trattamento per alleviare disturbi respiratori è quello fornito in ricovero ospedaliero.

    Il virus è trasmesso per contatto prolungato e in particolare sembra essere favorito dagli ambienti sanitari come gli ospedali, come era avvenuto anche per la Sars. Gli epidemiologi sostengono che il virus più vicino alla Mers è quello che provoca la Sars, un virus dei pipistrelli che è mutato ed è passato agli esseri umani, provocando un’epidemia nel 2003. Inoltre persone che hanno avuto la Sars hanno dimostrato di avere nel sangue gli anticorpi attivi anche per la Mers. Nel caso della Mers l’Oms ha confermato che il contagio avviene per contatto prolungato con persone infette.

     (Elena Martinelli)

     

     

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