Arriva il casco che fotografa il cervello

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     Arriva il casco che fotografa il cervello –

    Realizzato da ricercatori del Sir Peter Mansfield Imaging Centre, University of Nottingham e del Wellcome Centre for Human Neuroimaging, UCL, un nuovo tipo di scanner cerebrale  che si può indossare come un elmetto permettendo al paziente di muoversi naturalmente mentre viene scannerizzato.

    Nell’articolo pubblicato su Nature di questa settimana i neuroscienziati spiegano che possono misurare l’attività cerebrale di un paziente mentre  beve una tazza di tè, gioca a ping pong o è impegnato in qualsiasi altro movimento.

    A dimostrare che si tratta non solo di un dispositivo magnetoencefalografico (MEG) indossabile  ed ultraleggero, ma che è anche più sensibile e preciso degli altri sistemi oggi disponibili.

    New brain scanner. (Credit: Wellcome)

    Le cellule nervose lavorano e comunicano producendo correnti elettriche che generano leggeri campi magnetici che vengono rilevati esternamente da strumenti altamente sensibili. I ricercatori misurano questi campi elettromagnetici con la magnetoencefalografia per fare una mappa funzionale del cervello e individuare con precisione quale parte del cervello è in quel momento attivata quando il paziente è impegnato in un determinato esercizio, come parlare o camminare.

    Per fare tutto questo fino ad oggi venivano usate macchine molto  grandi, che servivano a mantenere i sensori che misurano il campo magnetico cerebrale ad una temperatura di -269 ° C, mentre i pazienti dovevano rimanere completamente immobili per non compromettere le immagini. Il risultato è che molte categorie di pazienti, difficilmente venivano sottoposti a questo genere di diagnostica.

    Questi problemi sono stati superati dal nuovo dispositivo portatile miniaturizzando la tecnologia e inserendo nuovi sensori quantistici molto leggeri che operano a temperatura ambiente direttamente sul cuoio capelluto e che sono stati montati in un prototipo di elmetto “costruito” con una stampante 3D.

    E’ naturale che mettendo i sensori il più vicino possibile al cervello aumenta la loro capacità di captarne i segnali. Ma c’è un problema: con questi sensori  per misurare correttamente i campi elettromagnetici del cervello, occorre ridurre di un fattore 50mila il campo magnetico terrestre.

    Per risolvere questo problema i ricercatori hanno sviluppato una speciale bobina che aiuta a ridurre il campo magnetico terrestre intorno allo scanner, progettata per essere messa su entrambi i lati del soggetto e vicino alle pareti della stanza per non rendere claustrofobico l’ambiente. “Questo dispositivo – spiega Gareth Barnes, Wellcome Trust Centre for Human Neuroimaging – ha le potenzialità di rivoluzionare la diagnostica per immagini. Il nostro scanner può essere indossato come un elmetto lasciando del tutto libero di muoversi il paziente e questo vuol dire che con questa tecnica possiamo diagnosticare bambini molto piccoli, anche epilettici,  o pazienti con disturbi neurodegenerativi e del movimento. Questo ci aiuterà, inoltre,  anche a capire meglio lo sviluppo cerebrale nei bambini e come gestire i disordini neurologici” .

    Rita Lena

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