Arriva “Safefood” contro le frodi alimentari

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    Un  dispositivo laser portatile per lo screening rapido e affidabile della qualità del cibo che finisce sulle nostre tavole realizzato da Enea con la collaborazione di sei gruppi industriali nell’ambito del progetto SAL@CQO, finanziato con 3 milioni di euro dal Ministero dello Sviluppo Economico.

    Enea, stanziando un milione di euro con il progetto Techea, sta lavorando, nei laboratori di Frascati, a due prototipi: uno destinato alle attività ispettive di organi di controllo come i NAS dei Carabinieri e l’altro per i controlli di qualità nell’ industria alimentare.

    “Attualmente – spiega Luca Fiorani del laboratorio ENEA “Diagnostiche e metrologia” e responsabile del progetto Techea – non esistono in commercio strumenti con queste caratteristiche.

    I controlli antifrode vengono fatti in laboratorio con analisi costose, lunghe e complesse che richiedono personale specializzato. Stiamo lavorando per rendere i nostri dispositivi laser strumenti alla portata di chi deve garantire qualità e sicurezza degli alimenti, dalle imprese, alla grande distribuzione fino agli organi ufficiali di controllo”.

    La tecnologia alla base dei due apparecchi antifrode si chiama spettroscopia laser fotoacustica. Tecnicamente si ‘spara’ sul campione da analizzare  un fascio laser a infrarosso.

    Il campione si riscalda, si espande e genera un’onda di pressione, una sorta di  eco, che viene ascoltata come suono attraverso un microfono. In questo modo  sarà possibile analizzare qualsiasi sostanza, senza che le sue molecole vengano alterate, e ottenere immediatamente i risultati per capire se si è di fronte a una frode alimentare.

    Questa tecnologia è stata fino ad ora  testata su alimenti di grande consumo come pesce, bibite e succhi di frutta, latte in polvere, olio d’oliva e vino. Ad esempio, nel caso del pesce, sia fresco che in scatola, il laser ha individuato la presenza di istamina, una molecola tossica che si forma quando il pescato è vecchio o conservato male.

    Dato che questa sostanza non viene distrutta durante la cottura, l’unico modo per tutelare la salute dei consumatori è di bloccare la merce prima che raggiunga la vendita.

    Nel latte in polvere è, invece,  in grado di rilevare la contaminazione da melammina, una sostanza usata per produrre la plastica ma capace di simulare il contenuto di proteine causando gravi danni renali nei neonati, mentre negli agrumi riesce a scovare infezioni da patogeno.

    Rita Lena

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