Bolle d’acqua. Alternativa alle bottiglie di plastica

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    “Produciamo sempre più plastica usa e getta, molta più del necessario e riciclarla non basta. L’80% dell’inquinamento marino è fatto di plastica. Quest’invasione sta rapidamente trasformando i nostri mari nella più grande discarica del mondo.  Non lasciare che tutta questa plastica soffochi i nostri mari: uccide la fauna marina, contamina la catena alimentare e persiste nell’ambiente per centinaia di anni. 
    Nel Mediterraneo, residui di plastica sono stati trovati nello stomaco di pesci, uccelli marini, tartarughe e cetacei. Bisogna cambiare rotta e il momento per farlo è adesso”.

    Con queste parole il sito di Green Peace lancia l’allarme sui rischi dovuti alla plastica. In effetti questo allarmismo sembra essere giustificato dal fatto che dal 1950 al 2009 la produzione di plastica è aumentata da 5,5 milioni a 100 milioni di tonnellate. Nel 2007 sono stati venduti più di 200 miliardi di litri d’acqua in bottiglia, principalmente in Europa e nel Nord America. Gli Stati Uniti sono il primo paese per consumo con 49,4 miliardi di bottiglie. L’Italia, che secondo il Censis è il primo paese europeo per consumo di minerale, nel 2015 il 65 per cento delle bottiglie era di plastica e il consumo pro capite era 208 litri, in proporzione più alto di quello degli americani.

    Se si considera che tra 5 e 13 milioni di tonnellate finisce ogni anno negli oceani, dove già si trovano 110 milioni di tonnellate di plastica. Secondo uno studio del 2015 si parla di più o meno 8 milioni l’anno e si prospetta che nel 2050 nei mari ci sarà più plastica che pesci.

    Ma sembra giungere una buona notizia che sembrerebbe risolvere in parte il problema delle plastiche, sicuramente per quel che concerne le bottiglie di plastica, poiché sembra essere stata scoperta una soluzione semplice quanto geniale: la creazione Ooho fatta di pillole d’acqua. Consiste in delle vere e proprie bolle d’acqua racchiuse in un involucro gelatinoso.Si tratta di una doppia membrana gelatinosa (costituita da alginato di sodio e cloruro di calcio) che può contenere fino a 250 ml di acqua. La si può letteralmente ingoiare, oppure si può bucare la membrana e bere il liquido che c’è all’interno.

    La creazione è stata firmata da una startup londinese la SkippingRocks Lab, compiuto da ingegneri dell’Imperial College London e da un team del Royal College of Art. Se si pensa che l’energia necessaria a produrre una bottiglia di plastica, il basso tasso di riciclo e l’impatto ambientale del materiale post-utilizzo. Secondo un articolo del 2009, stando a quanto sostiene la rivista Environmental Research Letters, per fabbricare una bottiglia di polietilene tereftalato (più noto con la sigla PET), riempirla, trasportare e tenerla al fresco serve un’energia pari a circa duemila volte quella necessaria per ottenere la stessa quantità d’acqua da un rubinetto collegato all’acquedotto. Considerato quanto scritto poc’anzi portandolo a raffronto con la nuovissima Ooho che si compone di semplice gelatina, quella che si usata in cucina, infatti la bolla d’acqua si ottiene grazie al processo di gelificazione che consiste nel trasformare una sostanza liquida in un gel attraverso l’aggiunta di un agente gelificante. Quindi la bolla d’acqua in gelatina risulta essere completamente biodegradabile nel giro di pochi mesi e facile da trasportare con un notevole risparmio d’energia. Certo una buona notizia per l’ambiente già così duramente provato dalle varie sostanze non eco compatibili.

    Inoltre all’interno di questa capsula commestibile è possibile introdurre qualsiasi liquido, dall’acqua alle bibite, dai liquori ai cosmetici. Un processo per nulla oneroso dal momento che il costo di produzione di ogni singola bolla è di soli 2 centesimi. Ooho potrebbe giungere già sul mercato entro un anno. Nel frattempo la startup ha avviato una campagna di crowdfunding per raccogliere i fondi necessari ad avviare la produzione commerciale, raccolta che ha già superato le 700mila sterline. Possiamo sperare che siamo forse giunti alla soluzione di un problema serio ed annoso: quello delle plastiche e dell’impatto ambientale che ne deriva.

    Emiliano Salvatore

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