Cinema come terapia nella cura psichiatrica

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    Il solitario Spider protagonista dell’omonima pellicola di David Cronenberg, o il visionario Telkovsky interpretato da Roman Polansky nel suo ‘Inquilino del terzo piano’ (1976). Sono alcune delle pellicole dove emergono casi estremi di psicosi, che Matteo Balestrieri, direttore clinica psichiatrica università di Udine, intervenuto a Roma al convegno ‘Psicoterapia, psicofarmacoterapia, trattamenti integrati’, usa nel lavoro quotidiano con i suoi pazienti. Ma che spesso non manca di far vedere anche nelle ore di formazione all’università. «Il cinema non è un trattamento della malattia – afferma lo psichiatra – ma da diversi anni offre ottimi spunti all’interno della terapia. Oltre a ‘Spider’ o ‘L’inquilino del terzo piano’, un altro film che faccio vedere spesso è ‘The Hours’ (2002), in cui le protagoniste vivono momenti depressivi, pensano al suicidio e investono il tempo in hobby. Questi ‘flash’ – sottolinea Balestrieri – diventano nella terapia con il paziente spunti sui quali la persona si apre. Dove il soggetto commenta le scelte dei protagonisti e come si sarebbe comportato lui stesso. E così si attiva una discussione». Secondo Balestrieri: «È importante aiutare con un mezzo assai efficace come il cinema lo sviluppo di pensieri nei pazienti. In molte pellicole – spiega – dove la storia è incentrata su un soggetto psicotico, lo specialista ha la possibilità di far vedere al paziente, grazie ai prodigi tecnologici del mezzo, il mondo ‘distortò visto da chi soffre di questo tipo di patologie» «Così – suggerisce l’esperto – si ha uno strumento molto efficace per coinvolgere chi spesso ha problemi anche nel comunicare la grave difficoltà che sta vivendo. E ci si possono osservare ottimi miglioramenti da parte dei pazienti che si appassionano alle storie e ai volti del grande schermo».

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