Giulio Regeni e quel corpo trovato in un fosso. Cosa è successo realmente?

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    FOTO GIULIO REGENI

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    Una storia che inizia il 25 gennaio scorso quando si persero le tracce di Giulio Regeni, 28 anni, ricercatore tra i più brillanti di Cambridge. Si era recato al Cairo per un dottorato di ricerca sull’economia locale che sarebbe poi diventata la sua tesi. Forse proprio per questo le autorità locali lo tenevano sotto controllo. Forse avrebbe scoperto qualcosa di scomodo. Forse faceva parte di un gruppo di attivisti. Per una ragione o per l’altra sta di fatto che quegli studi non sono mai stati portati a termine dal ragazzo che ha poi trovato la morte in un fosso.

    Quel 25 gennaio, come racconta un amico, Amr Assad, Giulio doveva recarsi ad una festa di compleanno al ristorante di Gad in Bab el Luk, ma prima, appresa la notizia di una convocazione di protesta, si dirige verso Giza. Da fonti locali si evince che un ragazzo straniero viene fermato da funzionari di polizia. Una persona che si dice fosse in contatto con attivisti di orientamenti diversi, quindi considerata una categoria allarmante per il nuovo Egitto. Viene così portato in commissariato e poi… la storia la conosciamo.

    L’autopsia parla di segni di bruciature di sigaretta, ferite da coltello e torture su tutto il corpo. Ematomi e colpi alla testa, uno di questi forse rivelatosi fatale.

    Giuseppe Acconcia, ricercatore dell’Università di Londra parla della paura che Giulio provasse in quelle settimane tanto che aveva chiesto di firmare i suoi articoli, pubblicati sul Manifesto, con uno pseudonimo. “Non era un attivista ma uno studioso che si occupava del movimento operaio egiziano e delle rivendicazioni sindacali”.

    Il direttore dell’Amministrazione generale delle indagini di Giza aveva parlato di un incidente stradale smentendo in tal senso che Regeni “fosse stato raggiunto da colpi di arma da fuoco o fosse stato accoltellato”. Ma, i segni profondi sul suo corpo  dicono altro e le conferme arrivano poco dopo. Giulio Regeni è stato ucciso.

    Il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi in una conversazione telefonica con il premier Matteo Renzi, esprime il proprio cordoglio riferendo altresì di aver ordinato al Ministero dell’Interno e alla Procura Generale di “perseguire ogni sforzo per togliere ogni ambiguità” e “svelare tutte le circostanze” della morte di Giulio Regeni. Questo quanto annuncia l’agenzia Mena. L’Italia “troverà una cooperazione costruttiva da parte delle autorità egiziane.

    Intervenuto anche il Ministro dell’Interno Alfano che nella trasmissione Agorà dice “Noi abbiamo un solo obiettivo: la verità. Stanno partendo squadre di investigatori italiani per collaborare con la polizia egiziana e sono convinto che Al Sisi non si sottrarrà alla collaborazione e che i buoni rapporti con l’Egitto siano un fluidificante che aiutino nella ricerca della verità”. “Tutte le procedure saranno attivate”, prosegue, “perché la giustizia sia severa con i responsabili”.

    Nel frattempo la Procura di Roma apre le indagini contro ignoti. L’agenzia di stampa ufficiale Mena riferendosi all’ambasciatore italiano al Cairo Maurizio Massari afferma: “Il Ministero degli Affari Esteri ha convocato l’ambasciatore italiano nel quadro degli sviluppi della morte del giovane italiano”. Il magistrato ha affidato la delega per i primi accertamenti preliminari alla polizia giudiziaria.

    I genitori di Giulio si sono recati al Cairo presso l’ospedale italiano dove si trova il corpo del figlio, in attesa di essere riportato nel paese d’origine a Fiumicello, in provincia di Udine.

    Silvia Roberto

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