GREENPEACE​: LIBERATO IL BANDITO SALVATORE BARBERA

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    Dopo quasi 80 giorni di allontanamento dalla città di Roma, arriva oggi la notizia che il bando, per due anni, di Salvatore Barbera è stato revocato dalla Questura di Roma. Greenpeace protestava contro questo provvedimento sin dal 6 dicembre scorso, giorno della sua emanazione. Più di diecimila persone, a partire da metà gennaio, si sono “autodenunciate” come “banditi del clima”, in sostegno a Barbera, caricando la propria foto sul sito di Greenpeace.

    Dall’atto di notifica si evince che la Questura ha revocato il bando il 2 febbraio non appena è venuta a conoscenza delle motivazioni a sostegno del ricorso al TAR presentato nell’interesse di Salvatore Barbera dagli avvocati di Greenpeace. Peccato che la notifica della revoca sia giunta a Salvatore Barbera, a Pistoia, solo questa mattina, con oltre venti giorni di ritardo.

    “La decisione della Questura di Roma di revocare il bando ne conferma l’assoluta insostenibilità giuridica – ha dichiarato Giuseppe Onufrio, Direttore Esecutivo di Greenpeace Italia. L’attivismo di Greenpeace, pacifico e nonviolento, non è un crimine e questa repressione è antidemocratica e indegna di un Paese civile”.

    Ieri Greenpeace ha lanciato un video (Salvare il Pianeta non ha prezzo. Per tutto il resto c’è… [1]) per denunciare che le azioni di protesta degli attivisti dell’organizzazione vengono spesso perseguite con pene pecuniarie e limitazioni della libertà personale non commisurate alla loro condotta.

    Il provvedimento di revoca emanato dalla Questura è motivato dal fatto che Salvatore Barbera lavora a Roma. Tutto questo era stato immediatamente fatto presente da lui stesso a chi gli notificava il provvedimento lo scorso 6 dicembre; ma la Questura pretendeva che Salvatore avesse con se il contratto di lavoro. Nessun italiano gira con questo documento in tasca: la Questura non ha voluto chiederlo a Greenpeace Italia che avrebbe facilmente messo a disposizione la documentazione relativa. “Ci auguriamo per il futuro un comportamento ispirato a maggiore attenzione verso chi manifesta in modo pacifico per difendere l’ambiente”, è il commento finale di Onufrio.

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