Groenlandia, il ghiaccio si scioglie più velocemente del previsto

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    Groenlandia, il ghiaccio si scioglie più velocemente del previsto –

    Il ghiaccio in Groenlandia si scioglie sette volte più in fretta rispetto agli anni 90. Un centinaio di scienziati specializzati in ghiacci polari di 50 istituzioni scientifiche internazionali, hanno calcolato che dal 1992, la Groenlandia ha perso 3.800 miliardi di tonnellate di ghiaccio, abbastanza per alzare il livello dei mari di più di un centimetro.

    Il ritmo in cui la Groenlandia perde il ghiaccio è salito da 33 miliardi di tonnellate l’anno del 1992, a 254 miliardi di tonnellate negli ultimi dieci anni. Un’accelerazione del processo di fusione del ghiaccio che, negli ultimi 30 anni, si è verificato con una velocità sette volte maggiore.

    Solo nel 2011, la massima velocità di fusione è stata pari a 335 miliardi di tonnellate l’anno, 10 volte di più rispetto al 1990.

    Questi alcuni dei dati di uno studio, pubblicato su Nature, frutto dei dati raccolti con tecniche geodetiche e geofisiche, nell’ambito della cooperazione internazionale IMBIE, Ice Sheet Mass Balance Intercomparison, www.imbie.org, sostenuta dall’ESA (European Space Agency) e dalla NASA (National Aeronautics and Space Administration).

    L’immagine creata dall’analisi dei dati è quella di una regione, la Groenlandia, fortemente penalizzata dal riscaldamento globale che causa gravi variazioni del volume dei ghiacci. “ Si tratta – spiega Giorgio Spada, docente di Fisica della Terra presso l’Università di Urbino Carlo Bo – di una eccezionale variazione, pari al limite estremo delle proiezioni dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) per fine secolo, che esporrà milioni di persone al rischio di inondazioni”.

    Se continuerà questa tendenza, all’aumento del livello dei mari su scala globale, si aggiungerà quello dei ghiacci alpini e antartici e l’aumento del volume delle acque degli oceani dovuto al riscaldamento globale.

    Un rischio per le popolazioni costiere e delle isole: è stato calcolato che saranno 400 milioni le persone che, entro la fine del secolo, dovranno affrontare le conseguenze delle continue inondazioni.

    Intanto è notizia di pochi giorni fa che il più grande ghiacciaio della Marmolada, sulle Dolomiti, è destinato a sparire entro 25-30 anni. Secondo modelli 3D elaborati da ricercatori dell’Ismar-Cnr in dieci anni il ghiacciaio ha subito una riduzione del volume del 30% e del 22% dell’area.

    Ma spostandosi di poco dalla Groenlandia si arriva in Antartico dove fa sempre più caldo e la perdita di ghiaccio segue la tendenza di un fenomeno che glaciologi definiscono “amplificazione artica”.

    Gli ultimi sei anni sono stati da record: i più caldi in assoluto nella storia del Polo Nord con gravi conseguenze per l’ecosistema e per gli animali che hanno sempre più difficoltà ad alimentarsi.

    La pioggia, infatti, cadendo sempre più di frequente, quando arriva al suolo, si ghiaccia formando una lastra che copre la vegetazione sottostante e impedisce agli animali di raggiungerla e, financo, di sentirne l’odore.

    A conferma di quanto sta succedendo nelle latitudini più settentrionali a causa del cambiamento del clima, arriva un film durato 50 anni, la più lunga registrazione fatta dalle camere dei satelliti della Nasa a partire dal 1972, che mostra ghiacci in movimento continuo, feriti da crepe e profonde spaccature.

    Il video in timelapse fa vedere come la maggior parte dei ghiacciai in Alaska e quelli canadesi dello Yukon si sono ritirati e, solo in alcuni punti, aumentati.

    Sempre in Alaska si può vedere che il ghiacciaio Columbia dagli anni 80 è arretrato di venti chilometri, mentre il ghiacciaio Hubbard, l’unico che sembrava resistere e che negli ultimi decenni era cresciuto di 5 chilometri, nelle ultime riprese mostra crepe e rotture profonde.

    C’è poi il fenomeno della formazione di laghi da acqua di fusione, in Groenlandia sono aumentati del 27% in 20 anni, raggiungendo latitudini insospettabili, accelerando a loro volta la fusione della calotta.

    Anche in Antartide le camere di Sentinel-1 del programma Copernicus dell’Esa hanno rivelato l’esistenza di grandi laghi, ma non in superficie, bensì sotto il ghiaccio. Le acque di questi laghi nascosti rimangono liquide anche in inverno contribuendo alla destabilizzazione del ghiaccio e alla sua fusione.

    Rita Lena

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