Isis. Timore di una possibile riorganizzazione del Califfato nel Sud-Est Asiatico

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    Mentre le forze curde sostenute dagli Stati Uniti conquistano il primo quartiere di Raqqa, Mashlad, in Siria bombardando pesantemente l’intera città dove, secondo le stime dell’Onu, vivono 200 mila civili e si stima siano asserragliati circa 2500 miliziani dell’Isis,a Marawi, città dell’isola meridionale di Mindanao nelle Filippine, continua la battaglia tra i membri del gruppo radicale islamista Maute e l’esercito filippino.

    Il gruppo mautita, che ha giurato fedeltà all’Isis e si è alleatocon Isnilon Hapilon leader del gruppo Abu Sayyaf proclamato “emiro” per i sud-est asiatico proprio dall’Isis, è di recente costituzione nel panorama di Mindanao.

    Il conflitto, iniziato il 23 maggio con l’occupazione di diverse zone della città da parte di guerriglieri indonesiani e malesi, ma anche, come sostiene l’esercito filippino, indiani, sauditi e marocchini, è espressione, secondo il presidente Rodrigo Duterte,di unachiara volontà di creare nel sud-est asiatico un governatoratodell’Isis.

    Questo timore del capo del governo filippino, condiviso anche dai governi di Indonesia, Malesia e Singapore, è reso verosimile proprio dagli eventi che stanno riguardando l’arretramento dell’Isis a Raqqa, la città che a giugno del 2014 ha assistito alla proclamazione del Califfato con Abū Bakr al-Baghdādī come Califfo.

    Presidente Filippine Rodrigo Duterte

    Presidente Filippine Rodrigo Duterte

    Ogni offensiva terrestre a Raqqa è sostenuta dai bombardamenti della coalizione Usa con l’obiettivo di costringere sia i miliziani sia i civili ad abbandonare il territorio.

    La progressiva penetrazione dell’Isis prima a Mosul,capitale dell’Isis in Iraq, nell’ottobre 2016 e ora a Raqqa, capitale dell’Isis in Siria, è uno dei motivi dei crescenti attacchi terroristici rivendicati dallo Stato Islamico in Occidente. E si concentrano contro l’Inghilterra perché è uno dei paesi della coalizione che bombarda massivamente le loro postazioni.

    Se è vero che stiamo assistendo a un crescendo di attentati in Occidente questi sono sicuramente meno distruttivie utilizzano mezzi meno sofisticati rispetto a quelli passati. E questo è indice di indebolimento crescente. Come scrive Alessandro Orsini, direttore dell’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale della LUISS in un post su facebook di lunedì 5 giugno 2017 “Dal momento che le organizzazioni terroristiche si basano sulla fede nella violenza, sono tutte caratterizzate dalla cultura della vendetta. Che si tratti di terroristi islamici o di terroristi che si ispirano ad altre ideologie, la logica delle organizzazioni terroristiche, nella fase morente, è la stessa”.

    (Fonti: Limes, Osservatorio Internazionale LUISS)

    Elena Martinelli

     

     

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