La città del sole a Roma presso la Stazione Tiburtina

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    «Sorge nell’alta campagna un colle, sopra il quale sta la maggior parte della città; ma arrivano i suoi giri molto spazio fuor delle radici del monte […] dentro vi sono tutte l’arti, e l’inventori loro, e li diversi modi, come s’usano in diverse regioni del mondo. »
    (Tommaso Campanella, La città del Sole, 1602)

    Uscendo dalla Stazione Tiburtina e attraversando Piazzale Tiburtino si nota un mastodontico complesso architettonico in vetro dall’aspetto moderno che si contrappone dall’edilizia degli anni trenta che tutto intorno lo circonda.

    L’intervento edilizio rientra nel programma di valorizzazione delle rimesse ATAC intrapreso dal Comune di Roma, che prevedeva la localizzazione di uffici, spazi commerciali, residenze e una biblioteca di quartiere da collocarsi nell’edificio storico. Il vuoto e lo spazio pubblico svolgono un ruolo centrale: lo spazio esterno acquista complessità e ricchezza, invita ad essere percorso e consente di ritrovare in esso l’espressione di valori collettivi ma anche la ricchezza di percorsi individuali. La piazza centrale, in asse con l’accesso al Tiburtino II e punto di snodo principale dell’intervento, è uno spazio aperto che traguarda il complesso del Verano e dal quale è possibile accedere a tutti gli altri luoghi pubblici del complesso.

    Il progetto si articola su diversi livelli con le attività commerciali e le biblioteche al piano terreno, gli uffici al primo piano e uno spazio percorribile e pubblico al disopra di essi.  Tre edifici sono sospesi sul basamento che diventa supporto dei percorsi integrando il sistema di spazi pubblici e il costruito; un edificio ponte a due livelli e gli altri due predisposti per abitazioni, diversi per tipologia e aspetto esterno: il primo è di tipo a torre per accogliere appartamenti medi e piccoli, parzialmente rivestito di “brise soleil” ovvero di frangisole vetrati orizzontali mente il secondo per appartamenti a due livelli mostra una pelle di pannelli in alluminio.

    Nella “Città del sole” vi sono tre edifici sospesi sopra l’area pubblica: uno ad uso uffici e gli altri due per uso residenziale. Gli edifici residenziali opposti tra loro in termini di tipologia e di rivestimento esterno. Il primo è una torre contenente appartamenti di piccole e medie dimensioni, parzialmente chiusa con un “brise soleil” orizzontale in vetro. Il secondo edificio ‘villa’ contiene appartamenti duplex di lusso ed è rivestito con pannelli in alluminio che garantiscono un’ombreggiatura dinamica, per un involucro in continua evoluzione.

    A via della Lega Lombarda 1, tra la stazione Tiburtina e piazzale delle Province, è l’area dove sorge un complesso denominato “Città del sole”con una superficie complessiva di 17.300 mq con una spesa di 35.437.709 euro. Tale complesso architettonico sarebbe dovuto essere un sistema di “ville urbane”, con un apparato innovativo concepito per essere auto sufficiente e con strutture pubbliche come: le piazze, i giardini e le strade all’interno del lotto, ma anche una biblioteca.

    L’idea alla base dell’intervento di riqualificazione è stata quella di sostituire un deposito Atac con un complesso di edifici ad uso residenziale e di uffici integralmente sostenibile, con la massima efficienza energetica, la corretta gestione del ciclo delle acque, la riduzione delle emissioni inquinanti, l’eliminazione dei fattori di rischio per gli utenti e la qualità ambientale degli spazi interni. Il tutto tra giardini e fontane.

    Il grande progetto edilizio del quartiere Tiburtino II della “città del sole” sembra essere diventato una utopia proprio come l’omonima città descritta dal frate domenicanoTommasoCampanellache la scrisse rifacendosi alla “Repubblica” di Platone.

    A tutt’oggi non sembra avere preso piede questo grande progetto all’interno del quale, si trovano rovine romane emerse durante gli scavi e che, secondo quanto promesso, sarebbero dovute essere visibili al pubblico, I reperti consistono in un mosaico, un altare, un colombario con stucchi dipinti, sarcofagi, epigrafi, una grande vasca. Una area archeologica nel centro del quartiere densamente popolato a due passi da piazza Bologna. Tutto questo rimane ignorato, la biblioteca non è ancora aperta e i negozi sono chiusi e le vie al suo interno sono tutt’altro che paradisiache. Si vedono ruderi romani coperti alla meglio: il tutto più che una città del sole sembra una spettrale regno delle tenebre!

    Emiliano Salvatore

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