L’Etna sta scivolando lentamente in mare

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    L’Etna sta scivolando lentamente in mare –

    A scoprirlo un gruppo internazionale di ricercatori tedeschi del Geomar Helmholtz Centre for Ocean Research, Kiel Germania e della Kiel University Germania;  e italiani,  A. Bonforte, G. Puglisi e F. Gugliemino dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Catania che nel corso di una campagna esplorativa durata due anni, hanno scoperto che l’Etna sta lentamente scivolando nel mar Jonio verso la scarpata ibleo-maltese, un grande dirupo formato da un imponente sistema di  faglie sismogenetiche.

    Faglie  che corrono sotto il mar Jonio al largo delle coste siciliane  allungandosi per centinaia di chilometri producendo nel fondale marino una scarpata profonda tremila metri.

    Come descritto nello studio pubblicato su Science Advance, a bordo di una  nave oceanografica , a 12 chilometri al largo di Catania,  gli scienziati  hanno calato in mare  una stazione geodetica  e  monitorato i fondali utilizzando cinque sensori tedeschi forniti dalla Geomar.

    I sensori sono stati posizionati a largo dalla costa catanese a 1000 metri di profondità a cavallo di una faglia scoperta nell’entroterra e che si sospettava proseguisse in mare. Lì sono stati rilevati movimenti e deformazioni del piede sottomarino dell’Etna.

    “Abbiamo misurato – ha spiegato Bonforte – nei due anni di misurazioni uno spostamento di 4 centimetri. Due centimetri l’anno. Questo spostamento lo abbiamo monitorato nell’arco di otto  giorni nel mese di maggio 2017”.

    E’ la prima volta che è stato possibile fare  misure  di ciò che accade nella parte sommersa del fianco sudorientale  del vulcano, misure  che hanno confermato quanto si sospettava da 20 anni sui movimenti della parete meridionale dell’Etna, da rilevamenti fatti in superficie con il GPS e tecniche geodetiche.

    La deformazione del fondo marino è stata registrata  su entrambi i lati del bordo meridionale sommerso  dell’Etna.

    Secondo Bonforte e colleghi questi spostamenti non sarebbero causati dalla risalita del magma verso il cratere, ma dalla gravità che destabilizza tutto l’edificio vulcanico.

    Quanto osservato, dicono gli scienziati, è più preoccupante di quanto si pensasse e potrebbe essere un’avvisaglia  di un catastrofico collasso, con conseguente tsunami,  del piede sommerso dell’Etna e quindi del fianco più critico, se non di tutto il monte.

    Il crollo potrebbe avvenire in un futuro non troppo lontano oppure lontanissimo. Nessuno lo può sapere. Per questo è necessario proseguire la campagna di misure anche in altri posti, sempre in mare,  ma per ora i fondi sono finiti e occorre trovare nuovi finanziamenti, ha detto Bonforte.

    Rita Lena

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