Lo smog danneggia i monumenti

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    Lo smog danneggia i monumenti e a Roma a correre maggiori rischi sono le chiese di S. Marco, S. Martino ai Monti, S. Tommaso in Parione, S. Filippo Neri e S. Cecilia in Trastevere, situate nel centro della città nei pressi del fiume Tevere. Lo rileva uno studio condotto dall’Ispra e dall’Iscr (Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro), che ha analizzato 77 monumenti capitolini sottoposti ad un lento e progressivo deterioramento a causa dell’ambiente circostante. Corrono maggiori rischi queste 5 chiese perchè «oltre ad avere già una situazione critica relativa allo stato di conservazione si trovano vicino al Tevere e l’umidità del fiume amplifica gli effetti negativi dello smog» spiega all’Adnkronos, Patrizia Bonanni ricercatrice Ispra. L’erosione calcolata sui monumenti di Roma è compresa tra 5,7 e 6,3 micron (un millesimo di millimetro)/anno, anche se ci vogliono 1000 anni per avere un riduzione di spessore che va dai 5 ai 6 millimetri; in particolare, nelle zone in cui è collocato il maggiore numero di monumenti (centro storico), la perdita di materiale è invece compresa in un intervallo più piccolo di 6 – 6,2 micron/anno quindi risulta essere al di sotto dell«’acceptable deterioration rate» (valore accettabile di erosione) che, per un materiale calcareo, secondo quanto stabilito in sede europea, risulta pari a una perdita di 8 micron/anno. L’effetto osservato è frutto di una sinergia di più fattori: la composizione e la natura dei materiali dei monumenti, le caratteristiche topografiche, le condizioni meteorologiche e meteoclimatiche. Poichè nessun fattore agisce singolarmente. I risultati del calcolo dell’erosione sono stati successivamente correlati ai dati relativi allo stato di conservazione dei beni. Questo metodo ha consentito di valutare non solo quali siano attualmente i monumenti maggiormente esposti all’aggressione territoriale ma anche quelli potenzialmente soggetti ad un rischio di degrado (rischio individuale) più elevato a causa dello stato di conservazione più precario. Il rischio individuale è stato calcolato per quei beni architettonici romani per i quali erano disponibili informazioni sul loro stato di conservazione. Per i monumenti a rischio, spiega Bonanni, «è necessario intervenire con una manutenzione preventiva, anche perchè il restauro è comunque un intervento invasivo. Invece, occorre ‘pulirlì periodicamente ed evitare che le polveri sottili si depositano per lunghi periodi sui monumenti».

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