Napo-egiziani a Roma, come arricchire a spese dell’Inps

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    L’ispirazione è certamente stata fornita dai nostri connazionali campani più sfortunati, dritti da morire per necessità e con una marcia in più da attivare alla bisogna, per superare in astuzia tutti gli altri, Stato compreso.

    In questo caso, però, non ci riferiamo ai nostri simpatici, geniali napoletani, se non altro nostro connazionali per nascita, bensì a cittadini egiziani e, ad uno in particolare che, a quanto pare, in materia d’inventiva, non sfigura certo con i nostri ultra-astuti compatrioti.

    Napo-egiziani a Roma, come arricchire a spese dell'Inps.

    Napo-egiziani a Roma, come arricchire a spese dell’Inps.

    Il napo-egiziano, così ribattezzato dagli abitanti del popoloso quartiere di Torvergata, a Roma, dove vive, residente in Italia da molti anni, di religione musulmana, cittadino italiano per dovuta legale acquisizione del titolo, cosa s’inventa per sbarcare il lunario a spese dei suoi nuovi connazionali?

    Fan di pellicole cinematografiche o di fatti eclatanti di cronaca giudiziaria datati, deve aver visto il film di De Sica con la Loren o essersi ispirato alla eclatante vicenda della nota contrabbandiera di sigarette napoletana (Titina “a carabiniera”, alias Concetta Muccardi) che, al tempo, per evitare il carcere, si faceva trovare ogni nove mesi incinta.

    Ma nel caso di specie, la nostra volpe egiziana ha tratto uno spunto, peraltro legale, solo dall’escamotage gravidanza e lo ha riconvertito in tal modo.

    Di religione musulmana, sposato quindi legalmente con tre mogli arabe, informatosi con largo anticipo sull’introduzione della normativa sul “bonus bebè”, cosa s’inventa la nostra volpe araba? Decide con buon anticipo di ingravidare a turno ciascuna delle tre mogli, fatte venire per la bisogna in Italia e, con ciascuna di esse, mette al mondo quattro bambini, per un totale, allo score-pallottoliere della natalità, di ben 12 figli.

    Di Isee (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) naturalmente più basso (anche se, mormorano persone che lo conoscono bene, sarebbe in patria proprietario di diverse case, cosa che lo escluderebbe dal beneficio, se l’Inps lo scoprisse), il Lawrence d’Egitto si mette, novello Paperoni dei Paperoni, alla calcolatrice e conteggia con soddisfazione la somma di 1.920 euro mensili a bebè (160 e. x 12 figli ogni mese), che per tre anni, moltiplicato 12 mesi, dà una non irrilevante somma totale pari a 69mila 120 euro, bonificati graziosamente a domicilio dallo Stato italiano, in particolare dal nostro dissestato ente previdenziale Inps, sul suo rinfrancato conto bancario.

    Quanti di questi dritti ci sono in Italia, viene spontaneo chiedersi?

    L’Inps è a conoscenza di questi marchingegni?

    La caccia alla volpe è aperta, anche se mancano, come al solito, cani addestrati per tale compito.

    Poveri i nostri soldi!

    L’immortale Totò, commentando alla sua usuale sarcastica maniera il fatto narrato, esclamerebbe salacemente: “E poi dicono che uno si butta su Grillo”!

    Pier Francesco Corso

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