Natale di Roma 2771 (Anno MMDCCLXXI Ab Urbe Condida) foto

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    “Auguro alla mia città meno buche, meno nervosismo e più teatri”.con queste parole augurali  di Gigi Proietti, vincitore del premio cultore di Roma per il 2018, si può dire che si  aprono i festeggiamenti per le celebrazioni del 2771esimo Natale di Roma.

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    Per tutto il lungo week end di celebrazioni, voluto dalla sindaca Virginia Raggi, l’associazione di rievocazione storica ha offerto spettacoli e iniziative didattico-culturali, tra cui il grande corteo partito dal Circo Massimo con 1.500 figuranti in costume arrivati per l’occasione da tredici diverse nazioni del mondo.

    Grazie all’opera di questi figuranti ha potuto rivivere la celebrazione di Roma antica con i suoi cerimoniali religiosi, combattimenti gladiatori e trionfi. Grazie all’opera esperta di vari gruppi storici provenienti da tutto il mondo, si è potuto celebrare degnamente il Natale di Roma che ha appena compiuto 2771 anni dalla sua fondazione. L’Urbe è sentita nel mondo come una patria comune a molti popoli ed è per questo che in tanti sono giunti in questi giorni a celebrarla.  La storia della città di Roma si confonde con la leggenda essa è nata grazie alla sua posizione geografica che la pone sul colle Palatino che sovrasta il fiume Tevere.

    Alcuni storici famosi come Tito Livio, Plutarco, Cassio Dione ci descrivono il racconto della fondazione di Roma. La storia della nascita dell’Urbe narra che il 21 aprile dell’anno 753 a.C. due fratelli, Romolo e Remo, fossero in disaccordo perché uno volesse fondare una città sul Palatino, mentre l’altro la voleva fondare sull’Aventino: alla fine, consultando gli oracoli ed interpretando il volo degli uccelli, prevalse la volontà di Romolo che fondò la città sul Palatino e le diede il suo nome. Plutarco da una dettagliata immagine del rituale di fondazione che prevedeva di scavare una fossa consacrata agli dei dove deporre primizie, quindi da quel momento la fossa era purificata, perciò venne chiamata Mundus, cioè monda, pura. Dal Mundus Romolo tracciò con l’aratro il solco primigenio di Roma, la c.d. Roma quadrata, per via della forma del Palatino.

    I romani facevano partire la misurazione del tempo da questo evento Ab Urbe condida, cioè dalla fondazione di Roma.

    Il “Dies Natalis Romae”, come lo chiamavano i latini, è una data convenzionale che fu fatta partire dall’anno 753 a.C. nel giorno 21 aprile, secondo la storia narrataci da Varrone sui calcoli dell’astronomo romano Lucio Taruzio. I romani durante il periodo monarchico e repubblicano usavano date con carattere eponimo. Solo nel periodo imperiale, soprattutto sotto l’imperatore Claudio, si affermò definitivamente la data convenzionale ab Urbe Condida che noi facciamo coincidere con il 21 aprile 753 a. C.

    Come è noto, in passato, i romani datavano gli anni della città dall’inizio del regno del re in carica e poi, durante il periodo repubblicano, dal nome dei consoli, che duravano in carica solo un anno. Quindi Varrone doveva avere a disposizione una lista di consoli contenente qualche errore e chiamò l’anno in cui si insediarono i primi consoli (Bruto e Collatino) “245 ab Urbe condita” (CCXLV a.U.c.), accettando l’intervallo di 244 anni indicato da Dionigi di Alicarnasso per il totale degli anni in cui Roma fu governata dai leggendari sette re. La correttezza del calcolo di Varrone non è mai stata provata in modo scientifico ma viene ancora universalmente riconosciuta come valida ed usata per metodo di datazione. D’altra parte i romani stessi non avevano idea di quando fosse stata fondata Roma.

    Durante questa celebrazione del Natale di Roma quest’anno si è celebrato l’imperatore Adriano.  Il 21 aprile  il rito religioso nel Foro Romano nella Casa delle Vestali dove l’imperatore Adriano ne prende parte.

    Dopo nel circo massimo ha avuto luogo la rappresentazione storica e leggendaria della fondazione dell’Urbe con il tracciamento del solco primigenio.

    La rievocazione dello scontro tra gli Orazi ed i Curiazi e a seguire la cerimonia religiosa dei Prililia antica cerimonia religiosa romana di purificazione. Che a partire dal 121 si iniziò a festeggiare nella stessa data anche il giorno della fondazione di Roma, ovvero la festività di Romaia. L’intera descrizione del cerimoniale la troviamo in  Ovidio che ce la descrive nei Fasti . E a seguire una dimostrazione di abilità equestre con combattimento gladiatorio.

    Allo spettacolo hanno preso parte anche i Canis Pugnax, un tipo di Molosso che dagli antichi romani venne utilizzato e diffuso in tutta Europa. Questo molosso venne usato come cane da guardia per gli accampamenti, come cane ausiliario delle legioni che entrava in azione affianco dei soldati e anche come cane da combattimento nei giochi del circo nell’arena.

    Il 22 aprile ha visto la suggestiva partenza del corteo storico che ha attraversato il Circo Massimo, il Teatro di Marcello, Piazza Venezia, via dei Fori Imperiali, il Colosseo, via di San Gregorio e ritornando al Circo Massimo. Il corteo, quindi,  ha ripercorso il tracciato del pomerio di Roma, la cosiddetta “Roma quadrata” fondata da Romolo,  descrittaci  dalle fonti antiche di Plutarco e Dionigi d’Alicarnasso.

    La rappresentazione scenografica è proseguita con combattimenti gladiatori e la ricostruzione della battaglia di Caledonia condotta da Agricola. La scenografia storica ha seguito la storia narrataci da Tacito nell’opera “Giulio Agricola”. Particolarmente bella è stata la ricostruzione scenografica della battaglia con uno scenario suggestivo come il Circo Massimo.

    Infatti Tacito nel suo libro Agricola, ci dice che nell’83 il governatore di Braitagna Gneo Giulio Agricola mosse guerra alle tribù del Forth, ma i Caledoni attaccarono nella notte l’accampamento della IX Hispana. Agricola riuscì però a respingerli con la cavalleria, dopo di che avanzò ancora più a nord con le sue truppe. Nell’83 o nell’84 l’esercito romano si scontrò nella battaglia del Monte Graupio contro un forte esercito di Caledoni, guidati da Calgaco. Le truppe di Agricola misero in fuga i nemici che persero circa 10.000 uomini, mentre i Romani appena 360 ( Tacito , Agricola , 29)

    La rappresentazione si conclude con l’imperatore Adriano, che decide di pacificare la Caledonia e di costruire un vallo difensivo. L’episodio è stato tratto dall’Historia Augusta.

    Emiliano Salvatore

     

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