Novembre ‘Mese della gotta’: in 8 piazze e 20 centri commerciali test e consigli

Più informazioni su

    Novembre ‘Mese della gotta’, la seconda malattia reumatica più diffusa dopo l’artrosi, che colpisce circa 1 milione di italiani con numeri in crescita. Per informare sulla patologia, la Società italiana di reumatologia (Sir) e la Società italiana di medicina generale (Simg) lanciano una campagna che coinvolge 8 piazze e 20 centri commerciali in tutta la Penisola. Chi lo vorrà potrà scoprire quanto è a rischio, attraverso un mini-questionario ad hoc, test della pressione e dell’acido urico del sangue. In base ai risultati, gli esperti offriranno consigli su misura. I dati verranno poi registrati sulla ‘Pagella della salute – Come 6’, che i cittadini potranno consegnare al proprio medico di fiducia. Per informazioni sulla malattia e sulle iniziative di novembre, è attivo il sito Internet www.lagotta.it. La gotta, avvertono i medici, è una malattia in costante crescita. Secondo i dati di una recente indagine statunitense, occupa il secondo posto fra le malattie reumatiche più frequenti. I gottosi sono soprattutto uomini, ma si osserva un’aumentata incidenza femminile della patologia dopo la menopausa e tra le donne più giovani che fanno uso di diuretici per mantenere la linea. Sempre secondo le stime, a fronte di 1 milione di malati, nel nostro Paese sarebbero circa 5 milioni le persone che presentano livelli di acido urico elevato, quindi a rischio di ammalarsi di gotta. «La Società italiana di reumatologia ritiene opportuno portare avanti una campagna di informazione e prevenzione della gotta, poichè questa malattia reumatica in Italia è sottovalutata e sottodiagnosticata – afferma Giovanni Minisola, presidente Sir e primario della Divisione di reumatologia dell’ospedale San Camillo di Roma – L’aumento della gotta nei Paesi ad alto tenore di vita, come l’Italia, è da mettere in relazione a inappropriati stili di vita. Eppure si tratta di una malattia reumatica prevenibile, o quanto meno controllabile purchè si tengano nella norma i valori dell’uricemia».

    Tra i fattori di rischio ci sono il sovrappeso, l’alimentazione sbilanciata e ipercalorica, lo stile di vita poco o per nulla salutare, l’allungamento della vita media e gli effetti indesiderati di alcuni medicinali. Per esempio l’acido acetilsalicilico a basse dosi o appunto i diuretici, questi ultimi sotto accusa per l’aumento dei casi di gotta fra le giovani donne che li assumono come ‘dimagrantì. «La gotta, oltre a causare episodi articolari molto dolorosi, può interessare il rene, risultando quindi una condizione clinica potenzialmente invalidante e pericolosa», aggiunge Minisola. Obiettivo della terapia, dopo aver risolto l’attacco acuto, è mantenere i livelli di acido urico nel sangue al di sotto di 6 milligrammi/decilitro. Ciò consente di evitare i dolorosi attacchi acuti e prevenire i danni articolari e renali. Nell’approccio al paziente affetto da gotta, un ruolo di primo piano spetta anche al medico di medicina generale. «È una malattia da cure primarie – conferma Claudio Cricelli, presidente Simg – Solo quando c’è una complicazione clinica importante si chiede l’aiuto dello specialista, anche perchè sia la profilassi che la terapia della gotta si basano su pochissimi farmaci e su pochi principi sanitari e di igiene».

    Per aiutare la prevenzione della gotta, dunque, il medico di famiglia deve impegnarsi nel promuovere l’adozione di stili di vita sani, a partire da una corretta alimentazione. Accanto ai classici alimenti ricchi di purine (frattaglie, crostacei, insaccati, cacciagione e carni soprattutto di manzo, maiale e agnello), materia prima per la formazione di acido urico, per gli esperti vale la pena ricordare come anche nel nostro Paese stia aumentando soprattutto fra i giovani il consumo di birra (fonte primaria di purine) e di bevande dolcificate con fruttosio. Questo zucchero, precisano gli specialisti, può ridurre la capacità dei reni di eliminare l’acido urico. Inoltre, anche in Italia sta prendendo piede la moda delle diete iperproteiche, che possono di diventare un fattore di rischio per l’iperuricemia.

    Più informazioni su